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Animali nel circo, innocenti prigionieri degli uomini

Il circo è un atto poetico, a prescindere. Forse dovremmo partire da questo assunto, prima ancora di interrogarci su quanto sia opportuno, o meno, impiegarvi gli animali a fine artistico.

  • Emanuela Celona
  • Marzo 2019
  • Venerdì, 8 Marzo 2019
 (Foto Pixabay) (Foto Pixabay)

Diciamolo subito: il circo contemporaneo può, ancora, prevedere l'uso di animali non esotici, negli spettacoli. Il nouveau cirque è stato rivoluzionario, portando cambiamenti significativi nell'ambito circense ma, contrariamente a quanto si pensi, non ha abolito gli animali. Piuttosto ha portato a nuove estetiche e nuovi modi di lavorare con gli animali che hanno un forte legame e devono molto al circo classico. Bisognerebbe però domandarsi se, ad esempio, sia opportuno continuare a impiegare i cavalli (certamente animali meno esotici degli elefanti) in attività circensi. Oppure, detto in altre parole, se esistono motivi scientifici in grado di dimostrare che la vita degli animali – tutti gli animali - sia incompatibile con le attività circensi.

Quello che sappiamo è che fin dai primi tempi storici conosciuti, gli esseri umani hanno usato le bestie, soprattutto quelle meno comuni, provenienti da zone poco conosciute, come simboli e oggetti di divertimento. Avete presente i leoni negli anfiteatri romani? L'attenzione dell'uomo verso le effettive conseguenze delle proprie azioni per gli altri viventi non era un argomento molto diffuso e solo pochissimi sono noti per aver diffuso idee di una diversa visione degli animali.

Il benessere degli animali, dove lo mettiamo?

Tra gli artefici di questa nuova visione, vanno annoverati gli studi di Iossa e Harris che hanno posto le basi delle scelte legislative che in molti Paesi hanno portato alla progressiva dismissione degli animali esotici nei circhi. Lo ha ricordato sottolineato Enrico Moriconi, Garante per i Diritti degli animali - una figura che solo negli ultimi anni è stata prevista in alcune istituzioni, assemblee regionali e cittadine, tra cui il Consiglio regionale del Piemonte – intervenuta nel convegno 'Il circo senza animali, il circo il circo del futuro' tenutosi lo scorso 6 marzo nella sede consigliare di Palazzo Lascaris.

Un ufficio, quello del Garante, che è la naturale evoluzione della sensibilità della società verso le condizioni di mantenimento a vario titolo degli animali, tale da relazionarsi con le pubbliche amministrazioni e con i cittadini per la tutela del diritto degli animali ad avere condizioni di vita rispettose del loro benessere, in sintonia con quanto previsto delle leggi in materia, e da qui deriva l'attenzione posta (anche) sulle realtà circensi.

L'etologia applicata al circo

Non è cosi abituale calarsi 'nei panni' dell'animale, altro essere vivente, il cui stato di benessere è comunque una interpretazione del pensiero umano. "Quando la sensibilità verso gli altri esseri è cresciuta nella società è stato inevitabile che ci si interrogasse sulle conseguenze vissute dagli animali utilizzati nei circhi. Accanto alla posizione ideale individuale, le ricerche hanno sviluppato un metodo tecnico scientifico - l'etologia - per comprendere le ricadute per gli animali nei circhi", ha spiegato il Garante.
Gli studi etologici dimostrano che gli animali impiegati nel circo hanno dei problemi in tutte le fasi circensi. A partire dall'attendamento, situazione in cui gli spazi sono spesso piccoli e stressanti rispetto ai normali, ampi spazi naturali, fino ad arrivare alla fase di trasporto, dove spazi angusti e temperature non idonee sono spesso all'ordine del giorno.

Non si deve dimenticare la fase di addestramento, durante la quale gli animali imparano ritualità 'atipiche', senza però perdere abitudini etologiche innate, scritte nel proprio DNA. Ed è proprio in questa fase che sorge la fatidica domanda: in che modo si addestra un animale da circo? Se può essere accettato il cosiddetto 'rinforzo positivo' per 'educare' un cane o un gatto ai bisogni primari – comportamenti comunque naturali – quanto è 'naturale' che un elefante impari a stare su una gamba sola? Probabilmente un 'rinforzo positivo' non basta.
Ulteriori stress che si aggiungono, dunque, e incidono sul benessere animale già provato da rumori, luci e quant'altro.

I comportamenti stereotipati

Chi si ricorda la pantera nera del Parco Michelotti di Torino, o chi ha avuto modo di osservare un felino in gabbia, non può dimenticare il modo nervoso in cui si muovono, su è giù, dietro le sbarre.
Ogni volta che un animale subisce una condizione di stress, causata dall'impossibilità di esercitare comportamenti innati propri della specie, manifesta comportamenti stereotipati.
Al maltrattamento degli animali, di cui tali comportamenti sono la dimostrazione, spesso seguono condanne, comminate anche nel mondo circense.
E' il caso del Circo Victor che si è visto sequestrare degli animali nel 2012 e che nel 2014, soltanto due anni dopo, ha subito più condanne: quella del Tribunale ordinario di Tivoli, in modo particolare, lo ha sanzionato perché "deteneva animali, pitoni, anaconda, un leone marino, quattro alligatori, istrici africani, alcuni esemplari di rapaci e altri volatili in gabbie e in altre strutture inadeguate e incompatibili rispetto alle caratteristiche etologiche delle singole specie e tali da produrre alle bestie gravi sofferenze". Stessa sorte è toccata al Circo Medrano e al Circo Martin Arzachena: sentenze che hanno aperto quelle fatidiche "porte solitamente chiuse, quando si parla di animali: che sia un circo o un macello", ha affermato il Garante piemontese.

Nuovo circo, nuove regole

Se in Italia - all'indomani di una legge nazionale che prevede la progressiva dismissione degli animali nei circhi - si resta in attesa di un suo regolamento di applicazione e, contestualmente, diventa sempre più necessaria e urgente una riforma del settore dello spettacolo che preveda la dismissione degli animali e la riconversione delle tradizionali attività circensi secondo forme di spettacolo che valorizzino espressioni artistiche umane, molte nazioni stanno legiferando per trasformare lo spettacolo circense indirizzandosi verso l'impiego di soli artisti.

L'Europa, dal canto suo, prova a dotarsi di nuovi parametri che indirizzano verso materiali circensi da contenere in un solo furgone per ogni spettacolo, con l'obblighi per cui quest'ultimo - per i suoi due terzi – debba svolgersi in spazi pubblici.
L'uso degli animali, soprattutto se grandi ed esotici diventa, quindi, sempre più improponibile, anche da un punto di vista regolamentare. Questo non significa non dare futuro all'arte circense, ma prevederne uno senza animali, avendo la sensibilità di considerare il benessere di una tigre importante quanto quello di un cane: dove si pone, infatti, il discrimine per cui non è opportuno ammaestrare l'una, mentre l'altro sì?

Ed eccoci tornati al punto di partenza: il circo è un atto poetico. Fatto di un'arte senza confini, perchè annovera artisti italiani che si sono formati all'estero, e viceversa. Una filiera complessa, composta da centri di documentazione, riviste, circuiti, circoli, programmazione, compagnie, piani formativi, scuole. Perché ridurre la sua anima alla presenza (o assenza) di animali?
Il circo è molto di più, e quando riusciremo a chiamarlo, 'semplicemente circo!', allora e soltanto allora, avremo raggiunto il circo contemporaneo, quello del futuro.

 

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