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Il lupo è un animale selvatico, ricordiamocelo!

Si torna a parlare di lupo: avvistato più frequentemente nel Torinese, è invece una novità la prima coppia stabile nel Verbano Cusio Ossola. Tra entusiasti e scettici, la Regione Piemonte chiede al Governo di giungere all'approvazione del Piano nazionale di gestione e conservazione della specie, mentre diventa sempre più importante informare correttamente sul significato di questo ritorno, perchè convivere con il predatore è possibile.

  • Emanuela Celona
  • Febbraio 2018
  • Martedì, 19 Febbraio 2019
Lupo nella vegetazione (Foto D. Alpe) Lupo nella vegetazione (Foto D. Alpe)

Gli ultimi eventi lo hanno riportato agli onori della cronaca. Prima, per il ritrovamento del DNA di una lupa proveniente dalla Valle d'Aosta, su una pecora predata nei dintorni della Collina torinese; poi, per gli avvistamenti ricorrenti di alcuni esemplari di lupo tra Castelnuovo Don Bosco, Buttigliera d'Asti e Casalborgone.

L'analisi di alcune predazioni avvenute nella zona, i cui reperti sono stati analizzati dall'Istituto zooprofilattico di Torino per conto del Parco del Po torinese, partner del progetto Grandi Carnivori della Regione Piemonte – hanno confermato la presenza del predatore sui territori collinari torinesi.

E se l'Ente parco ha espresso soddisfazione "per la biodiversità dei sistemi ambientali ed ecologici dei rilievi collinari tra Torino e Asti", la notizia di questo ritorno ha creato qualche prevedibile trambusto.

Il lupo nel Torinese non è una presenza recente

In una nota stampa diffusa dalla Città metropolitana di Torino, si legge: "Nelle vallate alpine attorno alla metropoli, il predatore è stabile da più di 30 anni". E in effetti 'il ritorno del predatore è un fenomeno naturale conseguente allo spopolamento delle aree montane e al riaffermarsi di ambienti più naturali. Non è in alcun modo frutto di reintroduzioni o ripopolamenti. I branchi, costituiti mediamente da 4-5 individui, difendono un proprio territorio di circa 250 kmq entro il quale 'lupi estranei' non sono ben accetti. Questo comportamento determina due conseguenze: il numero di individui in una certa area tende a rimanere costante nel tempo e i giovani devono cercare nuovi luoghi in cui insediarsi, spingendosi verso valle. Non c'è da allarmarsi, anzi: il ritorno di un grande predatore è indice di un ambiente naturale ricco e diversificato". Il lupo mangia animali selvatici e, dove può (purtroppo) anche animali domestici, ma teme l'uomo e lo fugge perché lo considera un predatore.

Una presenza documentabile e, a giudicare dalla sequenza delle tracce e degli avvistamenti sulla Collina, probabilmente dovuta a qualche soggetto errante che ha raggiunto i territori tra Asti e le colline del Po per insediarsi qui, a partire dal 2018, approfittando dei corridoi che collegano le Valli Chisone e Pellice alle pianure del carmagnolese a sud di Torino.

I recenti avvistamenti nel Verbano-Cusio Ossola

Recente sarebbe invece la presenza del carnivoro in Valle Strona e in Bassa Ossola, dove è stata osservata la prima coppia stabile di lupo del Verbano-Cusio-Ossola. 'Il ritorno naturale della specie nella zona cade a 92 anni di distanza dall'uccisione dell'ultimo lupo all'Alpe Mazzocchero, nel Comune di Pieve Vergonte, e a dieci anni di distanza dall'arrivo della prima pioniera, la femmina F31, rimasta poi senza discendenza, si legge in un comunicato del Parco nazionale Val Grande, che continua: 'I lupi sono animali elusivi e discreti, tendono a evitare l'incontro con le persone: se capita di imbattersi in un lupo è utile segnalare l'avvistamento contattando gli agenti di Polizia provinciale, i Carabinieri forestali, i guardiaparco delle delle Aree protette dell'Ossola e del Parco Val Grande, e indicare loro, nel modo più preciso possibile, il punto esatto dell'osservazione, ma soprattutto si raccomanda di non avvicinare o disturbare gli animali'.

La convivenza possibile con il predatore

Certamente, molti sono coloro che si rallegrano per questo ritorno, ma non vale proprio tutti, a partire dagli allevatori. Le iniziative di sensibilizzazione – su tutto il territorio piemontese – non mancano oggi, come in passato: sono partiti degli incontri destinati alla popolazione locale, generalmente organizzati dagli Enti di gestione delle Aree protette dove il lupo è presente, finalizzati a fornire una corretta informazione e conoscenza della biologia e del comportamento di questa importante specie che costringe tutti a modificare le proprie abitudini, in primis i pastori che dovranno dotarsi di metodi adeguati di protezione (recinti elettrificati, pascolo sorvegliato, cani da guardanìa) per evitare possibili attacchi.

Lo ha spiegato bene Bruno Viola, pastore del Trentino e presidente dell'associazione per la Difesa del patrimonio zootecnico dai grandi predatori - intervenuto lo scorso settembre al convegno 'Tra cane e lupo: problematiche, sicurezza e prevenzione' - organizzato dai Parchi delle Alpi Cozie e affermando che 'il lupo non sceglie le pecore, ma il pastore'.
E' dello stesso avviso Luca Giunti, guardiaparco delle Aree protette delle Alpi Cozie, secondo il quale non c'è alcun rischio a frequentare i soliti boschi – i lupi non vanno a caccia di esseri umani e sono già sazi di prede selvatiche che trovano in abbondanza in natura - purché tutti siano consapevoli che la natura, quella vera, è selvaggia e non è esattamente come quella disegnata da Walt Disney (interessante, a tale proposito il suo contributo 'Se il lupo fosse vegetariano' nello nostro numero speciale 'Occhio, il lupo è tornato').

Il lupo non è un animale domestico

Animal Aid ItaliaPer questo è opportuno ricordare che il lupo è un animale selvatico, nei confronti del quale provare rispetto e un reverenziale 'timore', può risultare perfino salutare ai fini della sopravvivenza della specie, e in nome di una convivenza possibile, tra uomini e lupi.

Risulta così fondamentale la cura della comunicazione, quella destinata alla popolazione che si trova a doverci convivere con il predatore. Da qui, la disapprovazione per quella stampa che urla al terrore – senza giustificazione e motivo - per il ritorno del lupo, al pari di quei messaggi che lo dipingono un animale che non è. Un esempio?
Da qualche tempo, tra i manifesti affissi nella nostra capitale, campeggiano quelli dedicati alla campagna pubblicitaria 'Nessuno tocchi il lupo', promossa da Animal Aid Italia e dall'assessorato alla Sostenibilità ambientale della Città di Roma.

Indubbiamente nobile l'intento, ovvero 'sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni a un maggior rispetto nei confronti di un animale prezioso della nostra fauna autoctona' ma forse discutibile l'immagine della campagna (Voi cosa ne pensate? Ne discutiamo sulla nostra pagina Facebook): due lupi cecoslovacchi, fotografati in un ambiente asettico e innaturale, quasi tenuti al 'guinzaglio' da essere umani.
Un'immagine che ha destato qualche perplessità sui Social, tra persone che hanno a cuore la sorte del grande predatore, al punto da rimuovere il post che ha generato la discussione, etichettando tutti i commenti più severi - che la definivano diseducativa - come radical chic.

Che convinca o meno la campagna 'pro-lupo' promossa nella città eterna, è un peccato sospendere il dibattito di fronte a modalità diverse di comunicare il grande predatore: un aspetto sempre complesso, delicato, di sottile equilibrio e, proprio per questo, fondamentale.
Il progetto Life WolfAlps lo ha insegnato a tutti noi: coordinato dall'Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime e conclusosi lo scorso maggio dopo 5 anni di attività, si sono compiute azioni importanti per la conservazione della popolazione alpina di lupo e per assicurare una convivenza stabile tra l'animale e le attività economiche tradizionali, ed è anche per questo che - orgogliosamente - sottolineiamo che oggi LIfe WolfAlps entra nella rosa dei 15 finalisti del LIFE Awards 2019 promosso dalla Commissione europea.

Per saperne di più: scarica lo speciale di Piemonte Parchi 'Occhio, il lupo è tornato'

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