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Il lupo è vivo! Viva il lupo!

I nuovi dati sulla presenza del lupo sulle Alpi presentati al convegno 'Life Wolf Alps' insieme alle buone pratiche di gestione e convivenza con il grande carnivoro.

  • Emanuela Celona
  • Gennaio 2016
  • Lunedì, 25 Gennaio 2016
Il lupo è vivo! Viva il lupo!

l lupo vive sulle nostre Alpi e in maniera stabile. Dopo la sua completa estinzione avvenuta negli anni Settanta a causa della continua persecuzione da parte dell'uomo, oggi ha ritrovato nelle nostre montagne un ambiente favorevole che ha ripopolato naturalmente, a partire dalla fine degli anni Novanta. È quanto ha spiegato Francesca Marucco, coordinatrice tecnico-scientifica del Progetto LIFE Wolfalps, in occasione del convegno "La popolazione di lupo sulle Alpi: status e gestione" organizzato a Cuneo lo scorso 22 gennaio.

«La popolazione è totalmente in espansione», ha affermato la ricercatrice: espansione verso nord, con branchi che si sono stabiliti prima sull'Appennino tosco-emiliano e ligure, e in seguito sulle Alpi. Su quelle occidentali è riapparso negli anni Novanta, prima nelle Alpi Marittime italo-francesi con individui provenienti dall'Appennino settentrionale, e poi sulle Alpi Cozie. «Nel 1996-97 sono stati documentati i primi branchi riproduttivi in Valle Pesio, Valle Stura e Valle Susa», ha spiegato la Marucco. Grazie ai dati raccolti con il "Progetto Lupo" della Regione Piemonte, nel 2012 era stata stimata la presenza di 33 branchi riproduttivi sulle Alpi occidentali italo-francesi, di cui 14 in Piemonte, tra Cuneo e Torino. Poi, la l'attività di monitoraggio, condotta in modo continuativo tra il 1999 e il 2012 con finanziamenti regionali, si è interrotta negli anni 2013/2014 per mancanza di fondi, per poi riprendere grazie al finanziamento (avvenuto a fine 2013) del progetto WolfAlps dal quale ha avuto origine un 'Network Lupo' di monitoraggio della specie che ha condotto una prima analisi sulla presenza dell'animale sull'arco alpino, con i dati raccolti nell'inverno 2014-2015. «Da questo ultimo monitoraggio è emerso che la presenza del lupo è stabile con branchi riproduttivi su gran parte del Piemonte, dove è stata stimata la presenza di 21 branchi e 4 coppie riproduttive, di cui 14 branchi e 2 coppie in provincia di Cuneo e 7 branchi e 2 coppie in provincia di Torino.

Non tutti, però, esultano per questo ritorno: gli allevatori in primis, che denunciano gravi perdite di bestiame ed economiche per attacchi da lupo, benché Arianna Menzano intervenuta al convegno e collaboratrice del Progetto WolfAlps, abbia spiegato che - da uno studio  basato sulle risposte fornite dagli allevatori – il problema maggiormente sentito dagli stessi pastori sia più pertinente ai limiti imposti all'allevamento dalla politica europea, oppure allo scarso valore commerciale che hanno i capi, o ancora all'alto importo degli affitti dei terreni destinati ad alpeggio. Gli attacchi dovuti al grande carnivoro, dunque, si aggiungerebbero a una serie di problematiche complesse, tra cui però spiccano altre cause prioritarie.
Un dato da segnalare riguarda, inoltre, gli attacchi da canidi decisamente in diminuzione nell'area cuneese nel 2001, nonostante i branchi di lupi siano in aumento. Il fenomeno è spiegabile con l'acquisizione, da parte degli allevatori, di pratiche zootecniche evolute: non vengono più tenuti animali liberi al pascolo senza sorveglianza, è aumentato l'uso di reti elettrificate per scoraggiare gli attacchi alle greggi, si sono introdotti i cani da gaurdanìa e si è presa la buona abitudine di ricoverare gli animali durante la notte. Di attacchi da canidi ce ne sono stati ma, per la maggior parte, nel caso di ovicaprini, sono avvenuti in situazioni metereologiche avverse e di scarsa visibilità, oppure nel caso di bovini, in situazioni in cui i capi di bestiame si sono isolati, ad esempio, quando le femmine vanno a partorire.

Il lupo, quindi, non sembra essere il problema principale degli allevatori e resta, comunque, una specie particolarmente protetta dalla Direttiva europea Habitat, come confermato, lo scorso anno, dal Ministero dell'Ambiente e dall'Unione zoologica italiana che hanno redatto un Piano di gestione per il lupo in Italia. «L'obiettivo del piano è il mantenimento di una sana popolazione della specie in Italia, sia sulle Alpi che sull'Appennino, e a tal fine il Piano individua una serie di azioni che dovranno essere messe in atto dalle amministrazioni nazionali e regionali volte a fronteggiare le principali necessità di gestione, ha spiegato il prof. Luigi Boitani, dell'Università di Roma. Oltre alle azioni rivolte alla gestione dei cani vaganti, alla prevenzione e alla mitigazione dei conflitti con le attività zootecniche, ci sono anche le iniziative destinate alla divulgazione e alla informazione del pubblico, della stampa e degli addetti ai lavori, al fine di combattere la continua diffusione di notizie false e tendenziose: cosa che peraltro è successo su alcuni giornali anche in occasione del convegno di Cuneo, dedicando al lupo titoli sensazionalistici su fantasiosi piani di abbattimento già pronti. È vero, esiste la possibilità di deroga alla protezione del lupo come già previsto dalla Direttiva Habitat: ma: «il Piano conferma e dettaglia le condizioni necessarie affinché si possa richiedere una deroga alla protezione e fissa il complessi iter applicativo, spiega Boitani. Ogni eventuale deroga sarà esaminata singolarmente attraverso l'esame tecnico dell'ISPRA e quello gestionale del Ministero e in ogni caso è posto un tetto massimo di deroghe potenzialmente attuabili in un anno, ben al di sotto della soglia necessaria ad assicurare lo stato di conservazione positivo della specie», conclude il professore.

Il lupo, quindi, non solo è tornato sulle nostre montagne ma ha tutte le intenzioni di restarci, uomo permettendo.

Guarda il video 'Ululato sulle Alpi', il video che riassume le problematiche e gli intenti del progetto Life Wolf Alps

 

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