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Intervista a Jacques-Yves Cousteau

(Saint-André-de-Cubzac, 11 giugno 1910 - Parigi, 25 giugno 1997)
Esploratore, navigatore, militare e oceanografo francese, Jacques Cousteau ci dà appuntamento per l'intervista su una barca al largo della costa di Marsiglia.

  • Mariano Salvatore
  • agosto 2010
  • Mercoledì, 1 Settembre 2010

Signor Cousteau, scorrendo la sua lunga biografia ho scoperto che il suo incontro con le profondità marine è avvenuto in modo insolito...
È vero, nel 1930 entrai nell'Accademia navale con lo scopo preciso di far parte dell'aviazione di marina, ma un brutto incidente d'auto cambiò il corso degli eventi. Per riabilitare le braccia, infatti, fui spinto dai medici al nuoto. L'utilizzo di un paio di occhialetti di protezione mi permise di scoprire le meraviglie di quello che più tardi avrei battezzato "il mondo del silenzio". Fu l'inizio di un legame divenuto poi indissolubile.
La sua vita è stata ricca di emozioni: è vero che ha partecipato alla seconda guerra mondiale ed è stato persino una spia?
Durante la guerra partecipai a numerose operazioni di spionaggio. A distanza di tempo, quegli episodi hanno assunto una risonanza epica, ma allora pensavo solo a salvarmi la pelle e a rendermi utile per il mio Paese. Il mio pensiero era sempre rivolto al mare e, infatti, nel 1942, tra una missione e l'altra, misi a punto il primo erogatore per immersioni subacquee. Un'invenzione di cui sono orgoglioso perché ha rivoluzionato il modo di scendere sott'acqua.
La Calipso è stata la nave delle sue prime esplorazioni oceaniche: so che ha una storia affascinante...
La guerra era appena terminata. Ancora ufficiale di marina, fui nominato presidente delle Campagne Oceanografiche Francesi e nel 1950 ricevetti dal milionario irlandese Thomas Loel Guinness, in affitto, per il prezzo simbolico di un franco francese l'anno, un cacciamine costruito dalla Royal Navy inglese che ribattezzai "Calypso". Lo ristrutturai completamente per trasformarlo in una nave da ricerca per missioni oceanografiche. Con la Calypso esplorai le acque più interessanti del pianeta, compresi alcuni fiumi. Durante quei viaggi produssi libri e film, uno dei quali, Il mondo del silenzio, vinse il primo premio al Festival di Cannes nel 1956. Lavori che furono di grande aiuto nel rendere popolare la biologia sottomarina.
Lei è stato anche promotore di un'importante battaglia contro l'inquinamento del mare, ci può raccontare come si sono svolti i fatti?
Ricordo bene quell'episodio: fu una battaglia che fortunatamente vincemmo. Nell'ottobre del 1960, un grosso quantitativo di scorie radioattive dell'EURATOM (Comunità europea dell'energia atomica) stava per essere scaricato in mare. Decisi di organizzare una campagna d'informazione che ottenne ampio supporto popolare. Condussi migliaia di manifestanti sulla linea ferroviaria dove sarebbe transitato il treno e, seduti sulle rotaie, riuscimmo a rispedire indietro "il mortale convoglio".
In questi mesi stiamo assistendo a un disastro ambientale che si sta consumando nell'Atlantico, al largo delle coste della Florida. Qual è la sua opinione?
Sono atterrito. Ho speso la mia vita a far conoscere le bellezze sottomarine e a battermi per la tutela dei delicati ecosistemi coinvolgendo persone in tutto il mondo. L'Associazione per la protezione della vita oceanica che ho fondato nel 1974 oggi conta più di 300.000 membri. Nonostante ciò, c'è ancora chi ritiene che, in nome del dio denaro, si possa mettere a rischio la vita di milioni di esseri viventi. È sconcertante.
Prima di salutarci, una curiosità: è vero che James Cameron ha copiato una sua idea per il film Titanic?
Sì, anche se non lo ha mai ammesso. Nel documentario del 1976 Alla ricerca del Britannic ho portato sulla nave Calypso – proprio sopra il punto del relitto dove il mio team stava effettuando immersioni di ricognizione – un'anziana signora sopravvissuta all'affondamento, Sheila Macbeth Mitchell, infermiera volontaria sul Britannic, situazione che ho rivisto nel film di Cameron. Tra l'altro: la HMHS Britannic è la gemella del Titanic...

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