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Una cerva sprovveduta

                                                     

  • Testo e video di Bruno Usseglio
  • Gennaio 2024
Mercoledì, 31 Gennaio 2024

L'Odissea narra le avventure di Ulisse, ma a ben vedere, anche in questo poema troviamo - quà e là - dei cervi. Una prima apparizione riguarda una cerva, presentata come sprovveduta e avventata in quanto "messi a cuccia nella tana di un forte leone i cerbiatti nati da poco, lattanti, cerca le balze e le valli erbose pascendo, ed egli entra poi nel suo covo e dà a quei due un'orribile morte". Non v'è dubbio che in questa metafora, Ulisse, eroe e protagonista, è rappresentato dal leone, mentre i cervidi incarnano i suoi avversari di cui ha facilmente ragione.

Proseguendo il suo viaggio, Ulisse giunge via mare sull'isola di Eea. Una volta sbarcato, sale solitario su un'altura per prendere conoscenza dei luoghi in cui è approdato, poi, di ritorno verso la nave, fa un incontro: "Camminando ero già vicino alla nave veloce a virare, quand'ecco un dio ebbe pena di me che ero solo, e spinse sul mio stesso cammino un gran cervo con alte corna. Al fiume scendeva, dal pascolo della foresta, per bere. Lo tormentava la furia del sole". Ai fini narrativi l'eroe non può incontrare un animale esile e piccolo. Il cervo, infatti, è descritto come grande e dotato di alte corna. Queste sue peculiarità aumentano le capacità e le virtù di Ulisse.

Dopo averlo colpito con una lancia, "legai i piedi dell'enorme bestia e portandola in collo mi diressi alla nave nera appoggiandomi all'asta, perché sulla spalla non poteva portarla con l'altra mano: era una bestia assai grande".

E quella sera tutto l'equipaggio ebbe da mangiare.

Verso la fine del poema, quando Ulisse fa ritorno a Itaca, viene citata nuovamente una cerva che lascia incautamente i suoi piccoli incustoditi nella tana di un leone. La loro fine è identica a quella descritta in precedenza. Parallelamente, nella storia dell'eroe greco, lo stesso destino è riservato a tutti coloro che hanno osato sfidare Ulisse in casa sua. In questo modo l'autore dell'Odissea sembra chiudere il cerchio del simbolismo faunistico creato attorno all'eroe terminando da dove era partito: un leone e una cerva, e non ci sono dubbi a quale animale viene accostato il protagonista.

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