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Il Viale dei Roveri della Mandria

A seguito dell'evento della scorsa estate, delle 74 farnie del "Viale dei Roveri" ne rimangono ancora in piedi 27, sebbene parzialmente danneggiate. La scommessa sarà mantenere l'alto livello di biodiversità, peculiarità del viale. 

  • Antonio Tacchino, Lorenzo Camoriano e Andrea Ebone
  • Ottobre 2022
  • Venerdì, 4 Novembre 2022
Viale dei Roveri, prima e dopo il disastro dell'estate 2022 | Foto archivio Parco La Mandria Viale dei Roveri, prima e dopo il disastro dell'estate 2022 | Foto archivio Parco La Mandria

Il Viale dei Roveri fu segnalato dall'Ente parco nel 2015 e censito nello stesso anno, ai fini dell'inserimento nell'elenco nazionale degli alberi monumentali (L. 10/2013 art. 7): se ne occuparano oltre ai tecnici dell'Ente, anche la Regione Piemonte e IPLA.

Il viale all'ingresso del parco era costituito da un doppio filare e si estendeva su una lunghezza di circa 600 m, suddiviso in 2 tronconi. Alcuni di questi alberi, di cui circa un terzo con diametri compresi tra 100 e 140 centimetri, raggiungevano e superavano i due secoli di vita, quindi l'inizio della loro esistenza si può far risalire addirittura al periodo di occupazione napoleonica. Per questo motivo, e rappresentando un raccordo tra il Borgo Castello e La Reggia, il viale costituiva un elemento dal valore storico-culturale e paesaggistico indiscutibile.

Nel tempo il lento ma inesorabile deperimento di molte di queste piante annose, accompagnato da un progressivo decadimento strutturale dovuto all'azione di funghi agenti di carie (Laetiporus sulphureus, Grifola frondosa, Fistulina hepatica, Ganoderma sp. e Armillaria sp.), favorito anche da pregressi interventi non sempre rispettosi della fisiologia e meccanica degli alberi, hanno reso rischioso il transito di veicoli e pedoni.

Per preservare le piante da ulteriori interventi di potatura o di abbattimento l'Ente parco nel 2013 vietò il passaggio sul viale attuandone di fatto una "musealizzazione", ma realizzando nel contempo una doppia viabilità̀ alternativa che consente su un lato il passaggio dei veicoli autorizzati e sul lato opposto la fruizione da parte di pedoni e ciclisti. Per accrescere la stabilità degli esemplari più̀ precari posizionati in prossimità̀ di incroci e con proiezioni di caduta potenzialmente pericolose per il pubblico, erano stati effettuati consolidamenti in quota a ancoraggi a terra mediante la posa di cavi dinamici e statici e pali di sostegno.

La biodiversità del viale

L'importanza di questo viale non era solo legato all'età, alla storia o al paesaggio ma aveva anche un ruolo fondamentale nella conservazione di alcuni importanti organismi, in particolare quelli saproxilici ovvero legati alla presenza di legno morto.

In particolare era stata rilevata la presenza di una popolazione stabile di Osmoderma eremita, coleottero scarabeide in forte contrazione sull'intero territorio europeo a causa della riduzione di vecchi alberi senescenti (querce, salici, pioppi, frassini), e per questo tutelato come specie a protezione prioritaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), con obbligo di conservazione rigorosa dei siti che lo ospitano al fine di permettere il completamento del suo lungo ciclo vitale. La larva trascorre infatti un periodo di 3-5 anni all'interno del tronco di grossi alberi cavitati, durante la quale si comporta da xilofago; una volta divenuto adulto l'Osmoderma fuoriesce all'inizio della stagione estiva per la riproduzione, nutrendosi di polline e nettare, e ricominciare così il suo ciclo biologico

Sulle farnie del viale era stata inoltre rilevata un'interessante relazione che legava il ciclo larvale del più grosso coleottero della nostra fauna, il Cerambice delle querce Cerambix cerdo, con uno dei più piccoli fra i nostri mammiferi: il Pipistrello nano. I fori ellittici delle gallerie prodotte dalla larva del Cerambice, da cui fuoriescono dopo un ciclo di 3-4 anni gli insetti adulti, venivano utilizzati come rifugio di svernamento dal chirottero.
Anche il Cerambice delle querce è specie protetta a livello europeo dalla Direttiva Habitat. Sempre da indagini condotte sulle sole farnie del viale è stato rilevato un numero di specie di funghi, muschi, invertebrati, anfibi, uccelli e mammiferi superiore a quello presente su un ettaro di bosco di robinia, specie esotica diffusa dall'uomo in Europa agli inizi del '600.

Tale ricchezza in biodiversità è direttamente influenzata dalla presenza di microhabitat che si creano grazie all'aumento delle dimensioni e ai processi di decomposizione del legno nelle piante annose : cavità lungo il tronco, distacco della corteccia, dendrotelmi (piccole cavità alla base del fusto ove ristagna per un certo periodo acqua piovana), fori di picchi, formazione di micro suoli tra le inserzioni delle branche più grosse ecc.

Un patrimonio dal valore inestimabile

Il valore dell'importanza delle querce secolari del viale è anche legato alla scomparsa di piante vetuste in bosco a causa del secolare sfruttamento delle nostre foreste. Oggi molto spesso le piante più maestose e imponenti le troviamo in giardini storici, orti botanici, viali urbani. Pertanto diventa fondamentale la salvaguardia e valorizzazione delle piante secolari anche in contesti antropizzati e in contesti agricoli (per es salici vetusti mantenuti con la tecnica della capitozza tura)

A ogni modo, a fronte di disastri di tale portata, è necessario non arrendersi e fare in modo che anche le generazioni future possano un giorno godere di un bene così straordinario. Occorre pertanto prevedere il ripristino naturalistico del viale, anche con la messa a dimora di nuove piante di specie quercine; tra queste si potrebbe pensare non solo alla farnia, ma anche al cerro, specie con caratteristiche analoghe alle altre grandi querce per forma e portamento, ma più plastica dal punto di vista ecologico e perciò in grado di accrescersi anche in condizioni di maggiore stress idrico, dettato dall'aumento delle temperature e da minori apporti idrici.

 

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