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C'è un angolo di Provenza in Piemonte

A Oleggio, nel Parco naturale del Ticino, è stata piantata la facelia, laddove i terreni erano incolti. Una decisione che ha colorato di viola intere porzioni di territorio e che ha riportato le api e altri insetti impollinatori nella zona, un vero toccasana per la biodiversità. 

  • Emanuela Celona
  • Ottobre 2021
  • Lunedì, 11 Ottobre 2021
Api su facelia  | p.g.c. F. Ranza Api su facelia | p.g.c. F. Ranza

Facciamo tutti il tifo per un mondo migliore. Ed è forse per questo motivo che ha attirato la nostra attenzione una storia recente, nata nel Comune di Oleggio, nella vallata del Ticino, all'interno del Parco naturale del Ticino e del Lago Maggiore. Un'area di ampi spazi in cui capita che i canaletti di irrigazione vengano diserbati senza troppa attenzione alla vegetazione e dove la diffusione di monocolture non permette, da anni, la possibilità di avere alternanza di fioriture, con grave danno per gli insetti impollinatori.

"Avere anche questa porzione di terreni ai margini delle aree coltivate soggetta a trattamenti chimici non la rende disponibile alla bottinatura degli impollinatori che, oltre a morire per i diserbanti, muoiono di fame", ci spiega Francesco Ranza, apicoltore locale che avrà il merito di 'pennellare di viola' ampie porzioni di questa vallata. Il viola – o forse sarebbe meglio dire, il blu – è il colore della facelia, pianta che Francesco e gli amici di Aspromiele (Associazione di produttori melliferi del Piemonte) hanno proposto al Comune di Oleggio di piantare sulle desolate corsie irrigue, ma anche su terreni in stato di abbandono, per un'azione immediata di riforestazione e semina: "La facelia è un'essenza floreale di interesse per le api, per gli altri insetti impollinatori, per tutto l'ecosistema ed è anche una delle colture a più elevato potenziale nettarifero. Oltretutto, in condizioni ottimali, garantisce una fioritura di circa un mese: per questo è da questa pianta che è partita l'idea', prosegue l'apicoltore.

Il risultato di una buona scelta

Il tavolo di discussione in Comune non si fa attendere e mette tutti d'accordo: la Coldiretti, il Parco del Ticino, il Consorzio irriguo (Est Sesia) e il Comune stesso che trova subito una ex cava disponibile all'esperimento e dove vengono piantati, per cominciare, 200 tigli. "L'idea di mettere a disposizione dei terreni comunali per seminati ci è sembrata la strada giusta per scongiurarne l'abbandono e al contempo abbellire il paesaggio. A distanza di due anni, il riscontro della popolazione sul progetto di riforestazione è decisamente positivo", aggiunge Giuseppe Bellissimo, assessore all'Agricoltura del Comune novarese.
"Dopo aver trovato e riconvertito altre aree di proprietà comunale, spesso oggetto di lasciti e donazioni gestite da agricoltori locali, la vera sfida è stata convincere anche i privati a riconvertire terreni incolti di proprietà", continua l'assessore. Dell'idea si comincia a parlare in paese e, nel giro di poco tempo, un numero consistente di possidenti decide di mettere a disposizione il proprio terreno per riportare le api a Oleggio.

"I privati che hanno aderito sono spesso agricoltori che non conoscevano la facelia, ma c'è anche qualche romantico, semplicemente appassionato di natura. Ciò che li ha convinti è stata comunque l'utilità di questa pianta che è in grado di arricchire il terreno ed essere, al tempo stesso, un'ottima foraggera per la rotazione delle colture. Oltretutto i terreni coltivati a facelia rientrano nel piano PAC (Politica Agricola Comune che impegna circa il 39% del bilancio dell'Unione europea, ndr) e quindi possono ricevere sovvenzioni", aggiunge il nostro apicoltore.

La forza di un buon esempio

Oggi sono quasi 10 gli ettari seminati con un mix a scopo apistico (senape, trifogli, lupinella, grano saraceno) e naturalmente facelia: terreni di proprietà comunale, di agricoltori e di privati cittadini. Ettari che potrebbero aumentare in modo esponenziale in ogni dove, se il progetto fosse replicato anche in altri Comuni: "Ci riempie di orgoglio il fatto che altri Comuni in giro per l'Italia - dalla Lombardia, alla Campania, al Trentino - siano venuti a conoscenza del progetto e ci abbiano chiamati per saperne di più, afferma l'assessore. Spesso sono molti i terreni in possesso delle Ammnistrazioni comunali lasciati incolti, e la loro semina potrebbe diventare anche un'occasione per un ragionato censimento. Questa riconversione dei terreni, quindi, non fa bene solo alle api... e ai bombi, perché sono tornati anche questi importanti impollinatori (!) ma pure a un rinnovamento della biodiversità vibile fin da occhio nudo". "Gli impollinatori sono fondamentali per il nostro ecosistema e tutto sommato non si tratta di inventare niente di nuovo, ma semplicemente di ritornare un po' al passato, con più prati stabili e meno monocolture come, ad esempio, il mais. Del resto se guardiamo, ad esempio, al Nord Europa... non hanno le flower belts? Corridoi fioriti vocati a garantire, in qualsiasi stagione, le riserve di nutrimento per gli impollinatori: perché non farlo anche qui da noi?", aggiunge Francesco Ranza.

Un angolo di Provenza in Piemonte

Ed è quindi in questo angolo di Piemonte, all'interno del Parco naturale del Ticino e in un Comune particolarmente attento alla tutela degli ecosistemi che ha preso vita un progetto 'nuovo', utile all'ambiente e a chi ci vive, replicabile altrove e che è riuscito ad agganciare le nuove generazioni: "L'Istitutio agrario Bonfantini è una delle scuole in prima fila per verificare i risultati raggiunti del progetto, migliorarli e collaborare insieme con Aspromilele anche in ragione di quelle misure che sarà necessario adottare in risposta alla crisi climatica in atto. Gelate tardive, periodi prolungati di maltempo e successivi periodi di grande siccità sono, infatti, condizioni estreme che non permettono alle piante di secernere il nettare fondamentale per la sopravvivenza dei pronubi, pedine imprescindibili per tutto l'ecosistema, e a questa, come ad altre conseguenze, dovremo porre rimedio", spiega l'assessore.

E se queste distese di facelia divenissero anche una risorsa turistica? "Effettivamente è capitato che qualcuno l'abbia confusa con la lavanda e sia corso qui, questa estate, per scattare un selfie: il colore può trarre in inganno e il colpo d'occhio è notevole. Ma quando abbiamo specificato che si trattava di facelia, raccontando il senso del progetto, i commenti sono stati ancora più entusiati!", racconta il nostro apicoltore. Perchè questo è un 'angolo di Provenza', molto, molto speciale: spettacolare alla vista ma soprattutto per la biodiversità che vuole incentivare.

 

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