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I laghi di Conca Cialancia

Alla scoperta dei tredici specchi d’acqua del Pinerolese tra leggende, tradizioni, rododendri e miniere di talco

  • Aldo Molino
  • giugno 2010
  • Domenica, 13 Giugno 2010

Prima della televisione, al tempo in cui la coabitazione tra uomini e animali d'inverno era spesso una necessità e la stalla luogo di ritrovo, la veglia, "la vija", era l'occasione dove venivano raccontate e tramandate le antiche storie. Una di queste leggende conosciute in Val Germanasca, narra di un pastore che per amore di una bella ragazza attraversò a cavallo di un caprone le gelide acque del Lago dell'uomo e, non pago dell'impresa, non resistette alla tentazione di ripeterla. La seconda traversata finì tragicamente e caprone e pastore si inabissarono. Una roccia che si scorge nelle gelide e limpide acque del lago viene indicata come il ricordo degli sventurati. Il lago è uno dei tredici che si trovano nell'omonima conca lacustre sul versante di Prali della Punta Cialancia. Dalla cima della montagna, che con i suoi 2855 metri è la più elevata del Parco provinciale, lo sguardo spazia sulla giogaia di montagne che videro nel 1689 l'epico rimpatrio dei Valdesi dall'esilio ginevrino, guidati dal pastore Henry Arnaud. La vetta si può raggiungere da Ghigo utilizzando la seggiovia o lungo la mulattiera dei 13 laghi, e da qui al valico che si apre tra Cialancia e Punta Fournà. È la porta di servizio all'area protetta Provinciale, perché l'accesso, diciamo così principale, alla Conca Cialancia è rappresentato dalla lunga strada militare che parte dal Ponte Germanasca, a 757 metri, raggiungibile da Pinerolo percorrendo la Val Chisone e deviando a sinistra per Perosa Argentina. Un interminabile percorso lungo oltre 25 km, dei quali solo i primi 5 asfaltati e il resto uno stretto e polveroso sterrato. La strada, superato il Lago Lauzoun, raggiunge i 2447 metri sotto il Passo della Cialancia, nella conca che ospita due piccoli ma deliziosi laghetti. La rotabile è un capolavoro di ingegneria che si integra perfettamente nel paesaggio. Un'opera mai ultimata: secondo il progetto elaborato nel 1938 dal Genio Militare di Torino, essa doveva raggiungere, superando il Passo Cialancia, la zona dei "13 laghi" dove era prevista l'installazione di una batteria di cannoni all'aperto. In seguito agli elevati costi in preventivo, anche per superare il difficile ghiaione detritico nella parte più in quota, il completamento del tracciato venne sempre rimandato e poi del tutto abbandonato quando, a seguito della guerra con la Francia del giugno 1940 e alla successiva occupazione da parte degli italiani del Queyras, l'opera perse interesse. Il cannone che ancora si trova presso il Lago Ramella fu trasportato in loco seguendo invece altri percorsi. Con l'istituzione del parco la strada è chiusa al traffico nel tratto terminale. Il Parco provinciale di Conca Cialancia è stato istituito nel 2004 su un'estensione di 974,5 ettari. Situato nel territorio comunale di Perrero in Val Germanasca, comprende l'alto Vallone di Faetto. Nel suo perimetro si trovano il Vallone della Balma, la Conca Cialancia e il Lago del Lauzoun. "Chalancho", nell'occitano alpino parlato in Val Germanasca, significa Valanga. Il toponimo è utilizzato in quei luoghi solcati dai canaloni, percorsi d'inverno dalle slavine. Perrero, che si distende ai piedi del promontorio dove un tempo sorgeva il castello, è il centro più importante della valle. Oggi il comune è molto più esteso che in passato, perché ha conglobato numerosi villaggi un tempo autonomi e oggi pressoché disabitati, come Gran Faetto, Riclaretto, Maniglia. A San Martino si trova la più antica chiesa cattolica della valle, da cui l'altro nome "Val San Martin" con cui la valle è conosciuta. All'inizio del '700 Perrero per pochi anni fu capoluogo della "Serenissima Repubblica della Val San Martino, Pomaretto, Inverso Pinasca e Chianaviere", detta anche "La Repubblica del Sale". Poi, durante l'occupazione napoleonica, fu il centro amministrativo dell'intera Valle Germanasca. Valle conosciuta anche per le sue miniere di talco, la "peiro douso", che tra Ottocento e Novecento rappresentarono una importante fonte di reddito per i valligiani. Delle molte gallerie di un tempo, esauritisi i filoni principali, non resta attiva che quella di Rodoretto. L'Ecomuseo Scopriminiera propone un appassionante viaggio nel sottosuolo alla ricerca delle tracce degli antichi minatori. Ai margini dell'area protetta, nei pressi di Rocca Bianca, sono ancora parzialmente attivi alcuni siti di cava (marmo) e si possono osservare i resti degli edifici di altre miniere, dei loro sistemi di trasporto (il "courdun") e delle gallerie. Dal punto di vista naturalistico l'area protetta vera e propria rappresenta il tipico ambiente di media-alta montagna. Le zone più pianeggianti sono colonizzate dall'ontano montano, che si accompagna a specie erbacee come il geranio selvatico, la viola biflora, il veratro bianco, l'acetosella e l'alchemilla volgare. Più a monte si sviluppa invece il saliceto subalpino, insieme a specie pioniere come le sassifraghe, la genziana bavarica, l'androsace alpina e il ranuncolo dei ghiacciai. Per quanto riguarda la fauna sono presenti, tra gli ungulati, il camoscio, il capriolo e lo stambecco, insieme a marmotte e lepri alpine. Tra le specie nidificanti il gheppio, il gracchio alpino, la coturnice, il gallo forcello e la pernice bianca. È presente anche un endemismo delle Alpi Cozie: la salamandra alpina. Quest'anfibio ha saputo adattarsi alla vita in quota partorendo, a differenza degli altri anfibi, piccoli già completamente sviluppati. Il periodo migliore per la visita è tra la metà di giugno e i primi di luglio, quando i rododendri che circondano la conca sono in piena fioritura, regalando un colpo d'occhio spettacolare. La carrozzabile è percorribile sino al Lago Lauzoun, da dove prosegue chiusa al traffico privato. L'omonima area di sosta è comunque un bel posto, con una fresca fontana, il lago, l'alpeggio ancora funzionante e il punto di inizio dei principali sentieri, alcuni già segnalati, altri in via di realizzazione. Non lontano dal lago, lungo il sentiero che scende all'Alpe Cialancia, si trova uno chalet-rifugio, ottimo ricovero di fortuna. Nei pressi dei Laghi alti, dove sono i ruderi di una casermetta, è prevista invece la realizzazione di un bivacco. La salita alla Punta Cialancia non è particolarmente impegnativa e richiede circa 3 ore di cammino. Giunti nei pressi della Conca, in prossimità della curva a gomito, si lascia la strada per imboccare un sentiero che sale dal basso e percorre nel primo tratto il ghiaione in sinistra orografica del valloncello che scende dal passo. Giunti in prossimità di questo, si prende la mulattiera ex militare che sale verso sinistra e che transita a pochi metri dalla vetta. Dal Lago Lauzoun, tornando indietro lungo la strada, pochi metri sotto la stessa dove inizia il sentiero che conduce verso Laz Arà, un grosso masso rimanda all'antica tradizione alpina di scolpire la roccia.

Informazioni www.parks.it/parco.conca.cialancia/index.html

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