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Popillia, la principessa splendente che diventa un demonio

Originaria del Giappone, a dispetto del suo aspetto delicato è un temibile insetto invasivo da contrastare

  • Laura Succi
  • Marzo 2020
  • Mercoledì, 26 Febbraio 2020
Di Ryan Hodnett - Opera propria, CC BY-SA 4.0, Commons.wikimedia.org Di Ryan Hodnett - Opera propria, CC BY-SA 4.0, Commons.wikimedia.org

Una creatura delicata, con lunghi ciuffi di peli bianchi sui fianchi, quasi ciglia. Un vestito pieno di luce dorata, la 'principessa splendente'*: Mame-kogane, in giapponese diventa fagiolo d'oro nella nostra lingua. Vive nel nord del Giappone, come sull'Isola di Hokkaido, quieta e riservata, un piccolo popolo che lì non dà fastidio a nessuno. Ma come talvolta accade nelle fiabe - e nei manga - appena esce dal suo territorio di origine diventa un demonio. Una vera peste, un esserino grande come l'unghia mignolo – hanno un corpo tendenzialmente ovale, lungo 8-12 mm e largo 5-7 mm - crea danni enormi. La popillia, il suo nome scientifico è Popillia japonica Newman, è nella realtà un piccolo scarabeo grazioso, un maggiolino in miniatura. Fuori dal Giappone non ha competitori naturali e quindi non ha limiti.

Approda per la prima volta negli Stati Uniti nel 1916 in un vivaio del New Jersey e non avendo alcun competitore naturale si diffonde pian piano a tutti gli Stati della costa est e poi, man mano, a quelli centrali fino alle regioni più a sud del Canada. Poi negli anni Settanta alcuni esemplari adulti vengono trovati nel giardino del comandante della base dell'aeronautica militare americana delle Azzorre, nell'Isola di Terceira, forse non a caso.

Ritrovamento in Italia

"Nel 2014 arriva la notizia choc", racconta Giovanni Bosio del Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte. "E' stato trovato un focolaio sulle sponde del Ticino, tra il Piemonte e la Lombardia, nell'area tra la Malpensa e l'aeroporto militare di Cameri".

Quando la presenza della popillia è stata accertata era già diffusa su circa 80 km2 e l'esperienza americana era un moloch che non sarebbe stato facile aggirare: diceva che nonostante tutti gli sforzi – che sono stati puntualmente fatti - sarebbe stato impossibile trovare misure per eradicarla.

In questo caso italiano, la fortuna è stata quella di essere atterrata in una zona di prati permanenti su suoli molto ghiaiosi, sui quali non si può arare ma l'erba cresce di continuo perché l'acqua che arriva dal Ticino e dalle rogge che irrigano le risaie più a sud non manca: uova e larve al primo stadio richiedono un buon livello di umidità del terreno per svilupparsi per questo è importante l'irrigazione estiva.
I dati degli anni successivi parlano chiaro, anche oltre 400 larve ogni metro quadrato qualche volta, trovarne 200 è abbastanza comune, quindi facendo i conti su questa cifra, per ogni ettaro - l'ettaro corrisponde a 10.000 m2 - si arriva a 2 milioni di insetti. Se si considera che l'area si estende su oltre 1500 ettari si può facilmente capire la portata del dramma. Si pensi anche che nei nostri climi, al contrario che nelle zone più fredde del suo Giappone dove ci mette due anni (oppure in Canada), la Porpilia compie il ciclo vitale in un anno solo.

La vita di un invasore alieno

Gli individui della specie trascorrono tutta la loro vita larvale nel terreno e appena escono a vedere il cielo alla fine di maggio gli adulti sono presi dalla smania di riprodursi, i maschi si avventano sulle femmine, litigano, lottano, si ammucchiano, formano delle palle in movimento sul terreno, solo dopo iniziano a mangiare.

Non trovano molto interessanti le erbe selvatiche dei prati, tranne qualche romice, ortiche, salcerelle, convolvoli. La Reynoutria japonica piace, forse perché è originaria del Giappone come loro.

Più tardi nella stagione si spostano, volando su altri vegetali, e purtroppo la vite, il nocciolo, olmi, betulle e tigli sono tra le piante preferite; più in là nella stagione fanno festa con la soia e con i piccoli frutti, lamponi, mirtilli, more, ribes.

La preoccupazione principale sono i vigneti. "Quelli delle colline novaresi sono stati colpiti duramente, nell'ultimo anno su alcune piante abbiamo osservato anche più di mille adulti", spiega Bosio. Nella zona che comprende Ghemme e Gattinara ci sono vini DOC come il Boca, il Fara, il Ghemme e il Sizzano, nelle sere d'estate dal Monte Rosa cala una brezza fresca che favorisce la produzione di vini ottimi.

La lotta alla Popilia

Il primo intervento è stato quello di posizionare trappole di cattura. Come funzionano? Con un doppio attrattivo, grazie alla presenza del feromone femminile che seduce i maschi e di un'essenza floreale che inebria entrambi e ci cascano infallibilmente.

Nulla però è stato lasciato intentato, eccezion fatta per le strade praticate da altri con scarso successo, per esempio impiegando funghi e batteri che attaccano le larve.

Il settore Fitosanitario della Regione Piemonte, con la collaborazione dell'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del lago Maggiore e del CREA di Firenze - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - che si occupa di nuove emergenze fitosanitarie, ha fatto trattare negli anni 2016-2017 oltre mille ettari con dei piccoli vermi che vivono a spese degli insetti (tecnicamente sono nematodi entomopatogeni).
Dice Bosio: "E' stato un grosso lavoro di coordinamento: gli agricoltori hanno dovuto sfalciare i prati e irrigarli a fine maggio, poi un contoterzista ha distribuito i nematodi sui terreni ed essendo una quantità spropositata abbiamo dovuto affittare una cella frigorifera grande come un'intera stanza per poterli conservare tutti, arrivavano dalle biofabbriche, una inglese e una tedesca - e poi di nuovo irrigare. Il vermetto si chiama Heterorhabditis bacteriophora ed è quasi invisibile ad occhio nudo, si muove nel velo d'acqua del terreno e va pazzo per le larve di popillia".

Oggi è attivo un progetto Horizon dell'Unione Europea, con una quindicina di partner oltre alla Regione Piemonte, che si occupa di trovare sostanze a basso impatto ambientale per contrastare la peste. Il capofila è Svizzero, la popillia sta già raggiungendo il Canton Ticino seguendo il fiume, così si sono mossi giocando d'anticipo.

Prima della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti tentarono di sconfiggere la popillia con la lotta biologica, introducendo dall'Oriente una trentina di specie di possibili limitatori naturali. Purtroppo quella mossa non diede grossi risultati così in seguito puntarono tutto sui pesticidi pesanti, sostanze della famiglia del DDT e fosforganici, ora vietati perché riconosciuti pericolosi. Ne parla La primavera silenziosa (titolo originale: Silent Spring), scritto da Rachel Carson, biologa e zoologa statunitense, che documenta con dati scientifici e stringenti analisi che la chimica usata in modo indiscriminato per proteggere le piante in realtà è controproducente e provoca danni irreversibili agli esseri viventi. Ci sono anche cinque pagine intere dedicate alla lotta contro la popillia.

"L'uso degli insetticidi chimici non è stato risolutivo negli Stati Uniti e tanto meno potrebbe esserlo da noi che abbiamo appezzamenti di dimensioni ridotte e coltivazioni estremamente diversificate che non consentono di intervenire su larga scala", precisa Bosio. Tanto per fare un esempio concreto i proprietari dei campi di mais e dei prati non hanno interesse a intervenire perché le larve non danno grossi problemi alle loro colture, invece gli insetti adulti che sciamano provocano ingenti danni a chi ha i vigneti".

Dunque cosa ci si può aspettare dal futuro? L'area infestata aumenta a macchia d'olio a una velocità di 8 -10 km all'anno e secondo Bosio: "I problemi maggiori si verificheranno dove sono presenti, nell'arco di pochi chilometri, sia colture sensibili agli attacchi degli adulti, come vigneti, frutteti, impianti di piccoli frutti sia superfici a prato o coltivazioni di mais e soia, irrigate in estate, dove possono svilupparsi elevate popolazioni larvali. Gli adulti che a inizio estate fuoriescono da questi terreni possono poi sciamare verso le aree con le specie vegetali preferite, causando gravi danni". Inoltre la diffusione di questo insetto rende molto difficile la gestione. Per esempio nel Saluzzese pesche e susine potrebbero essere molto attrattive specialmente quando iniziano a maturare e la stessa cosa succederà nelle zone pedemontane dove ci sono impianti di piccoli frutti. I vigneti più sensibili non saranno tanto quelli delle zone più asciutte dell'Astigiano e delle Langhe ma quelli dove nei fondovalle ci sono colture irrigue perché può insediarsi lì e poi sciamare sui vigneti".

Qualche consiglio pratico per contrastarla dove possibile, soprattutto in presenza dei primi focolai di infestazione, suggerisce di raccogliere manualmente, al mattino presto quando sono poco attivi, i primi adulti facendoli cadere in un secchio con acqua e un po' di sapone liquido; intervenire con trattamenti insetticidi localizzati contro i primi adulti, proteggere le colture con rete antinsetto; trattare le piante con prodotti repellenti o fagodeterrenti (anche se non particolarmente efficaci) come il caolino e il neem.

Post Scriptum

Il fiume Ticino, la sua natura, i silenzi, i colori, sono il soggetto di Tutto l'oro che c'è, un film del 2019 di Andrea Caccia realizzato con il patrocinio dell'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del lago Maggiore mentre *La storia della principessa splendente (かぐや姫の物語 Kaguya-hime no monogatari?) è un film del 2013 diretto da Isao Takahata, tratto dall'antico racconto popolare giapponese Taketori monogatari (lett. "Il racconto di un tagliabambù") in cui una strana bambina, soprannominata appunto dai ragazzi del villaggio "Gemma di bambù", in poche settimane cresce a dismisura, riesce a camminare, a parlare e comincia ad aiutare l'anziano genitore nel suo lavoro.

Per saperne di più

Regione Piemonte - Settore Fitosanitario www.regionepiemonte.it/agri/popilia.htm

Contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/servizi-fitosanitari-pan

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