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Una Giornata per salvare le zone umide

Le zone umide sono un patrimonio di biodiversità e, anche quest'anno, il 2 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale che le celebra. Il World wetlands day è infatti una ricorrenza istituita nel 1997 che ricorda la firma della Convenzione che tutela quelle di interesse internazionale. 

  • Alessandro Paolini
  • Gennaio 2020
  • Martedì, 21 Gennaio 2020
Tarabusino giovane -  Foto di Matteo Ferrarese Tarabusino giovane - Foto di Matteo Ferrarese

Esattamente 49 anni fa in Iran, a Ramsar, un'amena città turistica adagiata sulle rive del Mar Caspio, veniva siglato da alcuni Paesi di tutto il mondo (il cui numero è arrivato oggi a 171) quello che è considerato il primo vero trattatointernazionale per la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali, su impulso di diverse organizzazioni internazionali tra cui la FAO, l'UNESCO e il WWF.

L'accordo nacque con lo scopo principale di difendere gli habitat primari per la vita degli uccelli acquatici (che percorrono rotte migratorie attraverso stati e continenti per raggiungere i siti di nidificazione, sosta e svernamento) ma ha avuto in realtà un impatto più ampio riconoscendo - per la prima volta in modo ufficiale - la funzione ecologica svolta dalle zone umide come regolatrici del ciclo idrico e habitat di flora e fauna caratteristiche, il loro grande valore economico, culturale, scientifico e ricreativo, e ha stabilito i criteri base per individuarle, con l'obiettivo della loro tutela a livello internazionale.

Cosa sono le zone umide e perché sono importanti

Con il termine di zone umide si intende una varietà di ambienti di difficile definizione univoca. Ne esistono varie classificazioni, tra cui quella data dalla Convenzione di Ramsar, che le definisce "aree di prati umidi, paludi, torbiere o aree inondate, sia naturali che artificiali, sia dolci che salmastre o salate, comprese le aree di acqua di mare la profondità delle quali a marea bassa non superi i sei metri".

Rappresentano uno degli ecosistemi più importanti sulla Terra. Si tratta di aree particolarmente ricche di biodiversità animale e vegetale che presentano una serie di caratteristiche "virtuose": contribuiscono a mantenere in equilibrio ecologico il territorio, migliorano la qualità delle acque "filtrando" le sostanze inquinanti (come i fertilizzanti), svolgono una funzione di "cuscinetto" in caso di inondazioni o alluvioni (l'allagamento di aree non antropizzate permette di limitare i danni a persone e cose), rappresentano una riserva idrica e hanno un valore paesaggistico, culturale e turistico.

Ogni anno la Giornata mondiale delle zone umide affronta e approfondisce un tema specifico: quello scelto per l'edizione 2020 è proprio "zone umide e biodiversità", a sottolineare l'importante ruolo ecosistemico svolto da queste aree.

Un sistema fragile che dobbiamo proteggere

Le aree umide sono ecosistemi fragili, dalla bassa resilienza. Ciò significa che se vanno in crisi, in seguito a perturbazioni naturali o indotte dall'uomo, necessitano di tempi lunghissimi per riprendersi e difficilmente recuperano completamente le caratteristiche perse. E' stato calcolato che negli ultimi 50 anni si sono perse circa il 50% delle zone umide a livello planetario. Il 90% di questi ambienti sono scomparsi nell'ultimo secolo nella sola Europa. Secondo la Commissione europea, fra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori: in Francia (67%), Italia (66%), Grecia (63%), Germania (57%) e Olanda (55%). Con esse sono scomparse specie animali e vegetali peculiari, indissolubilmente legate a questi habitat. Inoltre nuove aree umide di una certa complessità ambientale non riescono più a formarsi in modo spontaneo. Tutto questo determina una necessità: salvaguardare le zone ancora esistenti, un compito reso più difficile da fattori come l'abbandono delle attività agricole tradizionali e l'azione dei cambiamenti climatici, che stanno alterando l'equilibrio ecologico creatosi nel corso di millenni. Un effetto su tutti: la sostituzione in questi territori della flora e fauna autoctona con specie invasive alloctone.

Che cosa si fa in Europa e in Italia per salvare le zone umide?

Importanti misure di protezione delle zone umide sono contenute in varie normative internazionali, nazionali e regionali. Tra le prime occorre almeno citare le direttive europee comunemente conosciute come "Direttiva uccelli" - che ha istituito le Zone di Protezione Speciale (ZPS) che comprendono numerose aree umide (in Piemonte ve ne sono 51) - e la "Direttiva Habitat" che si propone di conservare gli habitat naturali per proteggere la biodiversità e a tal fine a creato la rete ecologica europea denominata "Natura 2000".

Le zone umide sono inoltre tra gli ambienti tutelati dalla "Direttiva Quadro sulle Acque" del 2000 che impone ai Paesi membri dell'Unione Europea di prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque e migliorarne lo stato assicurandone anche un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.

Le aree umide, insieme alle barriere coralline e alle foreste tropicali, sono gli ecosistemi con la più elevata biodiversità al mondo. Si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali presenti nel nostro Pianeta e il 40% della biodiversità, considerando anche le specie vegetali. Questo vale in particolare per gli uccelli: a livello mondiale, su 9.895 specie esistenti, 878 (pari al 9%) sono strettamente legate alle zone umide. In Italia la percentuale di uccelli acquatici presenti in queste zone umide è ancora più alta: 192 specie (31%) su 621, la maggior parte delle quali migratrici.

L'Italia è tra i Paesi che hanno ratificato la Convenzione di Ramsar, in base alla quale sono state identificate sul territorio nazionale 50 zone umide considerate di "importanza internazionale" nessuna delle quali si trova però in Piemonte.

Il WWF italiano nel 2018 ha lanciato il progetto "One Million ponds" con cui, prendendo spunto dalla campagna omonima realizzata nel Regno Unito e grazie al coinvolgimento di soci e volontari, ha censito 1957 piccole zone umide, di cui 200 a rischio per il loro cattivo stato ecologico, su cui intervenire subito con azioni di tutela e riqualificazione, e 850 in buono stato, ma da valorizzare.

La situazione nella nostra regione

Alcune delle aree protette del Piemonte e dei siti della Rete Natura 2000 sono stati istituiti proprio con l'obiettivo di tutelare zone umide ritenute di interesse conservazionistico.

Nel 2009 la Regione Piemonte ha approvato una delibera (n. 64-11892 del 28 luglio 2009) con cui ha assegnato alle Direzioni Agricoltura e Ambiente, con il supporto di Arpa Piemonte, l'incarico di organizzare un censimento delle zone umide presenti sul territorio regionale, di predisporre una cartografia e una banca dati specifiche.E' stata inoltre realizzata la pubblicazione "Le zone umide del Piemonte" che riporta i dati e le cartografie (liberamente consultabili e scaricabili dal sito internet regionale). Tutte queste informazioni aiutano a migliorare il livello di conoscenza del patrimonio piemontese e si rivolgono sia ai tecnici impegnati in attività di analisi, valutazione e pianificazione territoriale ma anche ai semplici cittadini e permettono una più efficace azione di tutela e salvaguardia.

La classificazione adottata in Piemonte individua zone naturali o seminaturali (sorgenti, risorgive o fontanili, acque correnti, zone perifluviali, laghi, stagni e paludi, torbiere, acquitrini e pozze, boschi umidi) e zone artificiali (risaie, invasi e acque correnti artificiali, laghi di cava).

Dai dati disponibili risulta che in Piemonte le zone umide più diffuse sono le risaie (circa 1300 kmq) e gli ambienti lacustri (i più grandi sono il Lago Maggiore e il Lago d'Orta).

Le esperienze dei Parchi naturali di Stupinigi e del Lago di Candia

Il PSR (Programma di Sviluppo Rurale) è uno strumento di programmazione comunitaria che permette alle singole regioni di finanziare interventi nel settore agricolo- forestale regionale. Nell'ambito del PSR 2014-2020 della Regione Piemonte (bando 4.4.3 "Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità"), è stato realizzato un programma di intervento all'interno del SIC Parco naturale di Stupinigi, mirato al recupero funzionale ed al restauro naturalistico di cinque zone umide preesistenti. Il ripristino delle originarie condizioni di accumulo idrico ha permesso di ricreare habitat favorevoli alla sopravvivenza e riproduzione del gambero di fiume, allo svernamento e alla sosta degli anatidi di passo, alla riproduzione di rettili, pesci e anfibi. Tra questi ultimi nel Parco è stata rilevata la presenza delle rane dalmatina, esculenta e di Lessona, del rospo comune e di quello smeraldino, della raganella, dei tritoni comune e crestato.

Il Parco Naturale del Lago di Candia è un'area tutelata e protetta, istituita nel 1995 e gestita dalla Città Metropolitana. Si tratta di un'importante area umida che, nonostante sia inserita all'interno di un contesto agricolo fortemente attivo, vede la presenza di molte specie di interesse naturalistico, anche rare.

"E' essenziale divulgare e far conoscere queste zone al fine di difenderne la biodiversità" spiega Marta Rollandin, referente per la divulgazione scientifica dell'Associazione "Vivere i Parchi" che svolge attività didattiche e divulgative per il Parco. "Tra i mammiferi presenti a Candia si possono citare piccoli carnivori come la martora e alcune specie di pipistrelli come la nottola minore. Invidiabile il numero di specie di avifauna, sia di passo che nidificanti: il cannareccione, il tarabuso e il tarabusino e gli aironi rossi e tutti gli ardeidi nidificanti nella garzaia sulle sponde del lago come gli aironi cenerini, le nitticore e gli aironi guardabuoi.

Tra le specie di maggior interesse floristico vi è l'Utricularia vulgaris, specie rara e tutelata da una legge regionale, la n.32 dell'82,  una pianta carnivora che tramite delle vesciche cattura piccoli animali dei quali si nutre. Anche in quest'area sono ormai numerose le specie alloctone invasive: tra le più dannose il fiore di loto e il gambero rosso della Louisiana"

Per approfondimenti:

Sito ufficiale della Giornata mondiale delle zone umide ("World wetlands day")

Video "Zone umide - Ambienti da proteggere" di Marco Tessaro – LIPU 2019

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