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Giù a capofitto nell'avventura del Mediterraneo

Un viaggio sottomarino alla scoperta della dimensione subacquea: anche così si può raccontare il Mare Mediterraneo, la sua biodiversità e i mutamenti subiti per effetto dei cambiamenti climatici. 

  • Laura Succi
  • Luglio 2019
  • Giovedì, 25 Luglio 2019
 (foto Pixabay) (foto Pixabay)

L'acqua unisce le montagne, i fiumi, il cielo e i mari: evapora dal mare e dalla terra con il calore del sole. Le piante perdono acqua attraverso la traspirazione, il vapore si condensa e forma le nuvole che vengono trasportate dal vento. Le goccioline delle nubi precipitano sotto forma di pioggia, neve o grandine. I fiumi trasportano al mare l'acqua caduta in eccesso mentre l'acqua assorbita dal terreno attraverso le falde sotterranee ritorna al mare. E il ciclo ricomincia. Un'avventura che dura anni e riporta sempre al mare, in un equilibrio prezioso e delicato.

Il Mediterraneo è il nostro mare, il mare nostrum dei Romani. Racconta Marco Battuello, ricercatore di Pelagophera, società cooperativa che opera in convenzione con il dipartimento di 'Scienze della vita e Biologia dei sistemi' dell'Università di Torino : "Nell'ultimo periodo ci occupiamo prevalentemente di plancton perché è fondamentale per l'equilibrio del Mediterraneo, così come di tutti i mari e di tutti gli oceani. E' sul plancton che si vedono bene le inesorabili trasformazioni dovute ai cambiamenti climatici. Le acque atlantiche entrano nel Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra, innescando le correnti che mettono in circolo i nutrienti; una di queste correnti passa proprio vicino a noi e raggiunge il Mar Ligure, ma c'è un problema: il riscaldamento graduale della temperatura accelerata dalle attività umane sta affievolendo l'intensità di questo motore che genera biodiversità", spiega lo studioso.

"Il Mar Ligure ospita il Santuario dei cetacei dove ce ne sono tanti per più di un motivo. Qui arriva una benefica corrente e soffia impetuoso il vento di Mistral dal Golfo del Leone: così durante l'inverno, l'acqua raggiunge temperature estremamente basse e inoltre già a breve distanza dalla costa la profondità arriva a 2000-2500 metri, condizione ideale per i capodogli e le specie che cacciano calamari a 2500 metri di profondità. C'è tanta acqua in movimento che fa risalire i nutrienti, un vero e proprio fertilizzante che si sparge nel mare", afferma Battuello.

L'importanza del plancton

Studiamo il plancton che beneficia della risalita dei nutrienti e con la sua abbondanza richiama tutti gli organismi più in alto nella rete trofica marina, in pratica tutti i pesci agli stadi larvali e giovanili che poi saranno a loro volta prede degli organismi più grossi fornendo energia e biomassa a tutti i gradini successivi.
La quantità di plancton è fondamentale anche per l'economia della pesca: una drastica riduzione della sua presenza porta a cascata a grandi perdite in termini economici e la salute del fitoplancton - l'insieme degli organismi fotosintetizzatori formato da alghe microscopiche e cianobatteri - è determinante per la produzione di ossigeno. Un impatto negativo su questi organismi vegetali può essere, infatti, addirittura paragonato al disboscamento, come la sparizione di interi ecosistemi come quelli amazzonici. Il fitoplancton è la principale fabbrica di ossigeno del nostro pianeta ed è fondamentale per la salute dei mare", conclude il ricercatore.

La biodiversità marina è cambiata

L'aumento della temperatura porta alcune specie che prima vivevano solo nei bacini orientali della Turchia o della Grecia - dove le temperature medie sono più alte - a spostarsi pian piano verso nord. Il barracuda, ad esempio, si è mosso dall'Atlantico orientale, Canarie, Azzorre e Capo Verde, fino al Mar Ligure e all'Arcipelago Toscano. Molti pesci che arrivano sulle nostre tavole come le acciughe, le sardine e i tonni non trovano più le specie di cui erano abituate a nutrirsi poiché sono state sostituite da altre, e questo crea una diminuzione degli stock ittici portando a un danno ecologico per la biodiversità ma anche per il contesto economico-commerciale.

Gli effetti dei cambiamenti climatici

Le acque marine contribuiscono a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ma non certo senza conseguenze per gli ecosistemi del mare e dei loro abitanti. L'anidride carbonica in eccesso che entra in acqua, infatti, si trasforma in acido carbonico il cui accumulo altera gli equilibri chimici delle acque, causando un fenomeno di progressiva acidificazione che è in progressione per le continue emissioni di anidride carbonica.
"Basti pensare - dice Battuello - che molte specie fitoplanctoniche come le diatomee hanno un guscio siliceo (il frustolo) che non riescono a produrre bene se l'acqua marina varia composizione chimica, anche solo di pochi decimi di grado. I mitili, cioè le cozze delle nostre spaghettate, che occupano un posto importante nell'economia del Mediterraneo, faticano a costruirsi la conchiglia di carbonato di calcio in cui vivono e recenti studi evidenziano come la produzione di bisso, cioè la fibra con la quale a un certo punto del loro ciclo biologico si attaccano alla roccia per rimanerci tutta la vita, ne risenta".

Il ruolo dei fiumi

Nel grande ciclo dell'acqua, una grande parte la fanno i fiumi e uno dei principali "fornitori" d'acqua del Mediterraneo è il Po nel quale confluisce la rete idrica del bacino padano, una fonte costante per il Mare Adriatico.

La ricercatrice di ecologia fluviale dell'Università di Torino, Francesca Bona, spiega che tutto è connesso: "Per effetto dell'aumento della temperatura c'è maggiore evaporazione e minori precipitazioni, quindi meno acqua: i sali si concentrano e le acque dolci del Po, nel tratto terminale, sono via via più dense di sale anche per la risalita dell'acqua marina verso l'interno che crea un ambiente paragonabile alla laguna. La salinità è un parametro che condiziona moltissimo gli organismi acquatici e che sta stravolgendo l'ecosistema: pochi organismi fluviali sono, infatti, in grado di vivere in queste nuove condizioni. Un altro parametro fondamentale è l'ossigeno che ha la caratteristica di sciogliersi meglio nelle acque fredde. Poco ossigeno significa pochi esseri viventi: organismi superiori come pesci e insetti, ma anche organismi microbici come batteri e alghe, non riescono più a svolgere la loro funzione di depuratori naturali non 'mangiando' più sostanza organica e non riuscendo quindi a trasformandola in sostanza minerale inorganica in grado di far ripartire il ciclo dei nutrienti. I fiumi, quindi, possono fungono da sistemi di depurazione naturali e, se la loro funzione di 'depuratori' vine compromessa, al mare giunge un insostenibile carico di sostanze inquinanti".

L'abbassamento della terra ferma

"A complicare le cose nell'ecosistema del Mediterraneo, aggiunge Bona, c'è un fenomeno che si chiama subsidenza, cioè di abbassamento della terraferma. Venezia e tante aree costiere vengono progressivamente sommerse dalle acque a causa di due fattori concomitanti: si sta alzando l'acqua del mare per effetto dello scioglimento dei ghiacci artici e contemporaneamente la terraferma si sta abbassando per lo sfruttamento intenso delle risorse idriche sotterranee che porta al collasso della terraferma verso il basso. Quello che, fino a qualche tempo fa, era un fenomeno naturale storico, oggi sta accelerando".

L'avventura del mare raccontata in un film

Così come per il mondo marino che sta sotto non ci sono confini, ma regole fisiche che lo definiscono come unità, non ci sono neppure limiti per il mondo di sopra, e lo sanno bene i popoli di mare raccontati da Joško Božanić - professore di filosofia e linguistica all'Università di Spalato (Croazia) - nel film di Nicolò Bongiorno, I leoni di Lissa. "Gente di mare! E' un'unica cultura, una cultura mediterranea, marittima e le imbarcazioni sono un'esperienza di comunicazione che va oltre i confini etnici. La lingua franca dei pescatori risuona in tutto il bacino del Mediterraneo, compresa la costa africana, e ha il suono della poesia. Nei vocaboli sono chiare le similitudini con il veneziano: Buta, Ciapa, Driza, Forza, Leva, Fora, Maina, Orza, Leva, Fonda, Volta, Liga, Salta, Aguanta, Arbora, Larga, Alza, Sera, Issa, Pasa, Tira, Torna, Vira....!", spiega il docente.

Nel suo film, Bongiorno ha immaginato una vera avventura marina, consapevole del fatto che l'ambiente significa vita: "La storia parte dalla ricerca di un relitto, ma tutta l'avventura connessa è un viaggio sottomarino alla scoperta della dimensione subacquea. Sono partito da un fatto storico raccontato in maniera fiabesca: l'esplorazione del mondo mediterraneo e delle costiere dalmate, la ricerca archeologica di un relitto che ha determinato la storia del Risorgimento d'Italia, la battaglia di Lissa. E' una vicenda triste, il comandante in capo di questa battaglia era piemontese, l'ammiraglio Carlo Pellion di Persano, nato a Vercelli nel 1806: perse la battaglia, venne individuato come capro espiatorio e fu processato. Fu il primo grande processo dell'Unità d'Italia", spiega il regista.

Il film fa parte di una trilogia narrativa sulla natura e sull'ambiente naturale: il primo film racconta l'amore di mio padre per il Cervino, una delle più belle montagne del mondo, l'alpinismo e la montagna. Ho voluto fare un tuffo in quell'ambiente per viverlo sulla mia pelle, dice ancora Bongiorno. Il secondo, I leoni di Lissa è uno slancio, un'emozione nel mondo subacqueo. Il terzo è ancora da venire e perlustrerà nuovi orizzonti: lo spazio, il sistema solare, le stelle, le galassiee luoghi ancora da immaginare".

I leoni di Lissa non è ancora in distribuzione, ha appena vinto Archeofilm Firenze 2019 e forse lo vedremo anche Torino, alla prossima edizione di Cinemambiente.

 

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