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La natura raccontata da immagini che hanno girato il mondo

Ancora pochi giorni per assaporare tutta la natura (e non solo) esposta a Torino, nella mostra Word Press Photo

  • Emanuela Celona
  • Novembre 2018
  • Martedì, 13 Novembre 2018
Aquila di mare testabianca tra i bidoni della spazzatura di un supermercato di Dutch Harbor, a Unalaska, Stati Uniti Foto di Corey Arnold | World Press Photo Aquila di mare testabianca tra i bidoni della spazzatura di un supermercato di Dutch Harbor, a Unalaska, Stati Uniti Foto di Corey Arnold | World Press Photo

 

C'è molta natura in Worl Presso Photo, mostra fotografica allestita nella suggestiva cornice della ex Borsa valori di Torino (in via Nino Costa 8) fino al prossimo 18 novembre.

Una natura che è sempre più a rischio di estinzione, come testimonia uno degli scatti di Thomas P. Peschak, dove una fotografia storica che ritrae una colonia di pinguini africani nella fine degli anni Novanta dell'Ottocento – quando contava più di 100mila pinguini - contrastata fortemente con il numero in netto calo osservato nel 2017 nello stesso luogo, sull'Isola di Halifax, in Namibia. Oggi, il pinguino africano è una specie a rischio di scomparire. Sono diminuiti anche gli esemplari di pinguini saltarocce che lo stesso autore ferma in un'immagine di salto acrobatico sulla costa frastagliata dell'Isola di Marion e che oggi sono considerati tra le specie vulnerabili.

Stessa sorte del rinoceronte bianco cacciato per le peculiarità del suo corno che, ridotto in polvere, è molto richiesto soprattutto in Vietnam e Cina, per le presunte proprietà medicinali, mentre altrove è usato come droga ricreativa: dai 20mila ai 50mila euro il suo prezzo al chilogrammo.
La foto, anche questa di Thomas P. Peschak ritrae un giovane esemplare, sedato e bendato, in procinto di essere rilasciato nell'ambiente naturale del Delta dell'Okavango, in Botswana, dopo il trasferimento dal Sudafrica deciso come misura protettiva contro il bracconaggio. Il Botswana si è impegnato a salvare i rinoceronti provenienti dalle zone maggiormente colpite dal bracconaggio in Sudafrica, ripristinandone la popolazione nelle proprie riserve naturali.

Anche l'aquila di mare testabianca è una specie, già a rischio di estinzione: si è diffusa nuovamente in modo massiccio grazie a tutti gli sforzi congiunti volti alla sua salvaguardia. Nella foto di Corey Arnold si ciba di avanzi di carne tra i bidoni della spazzatura di un supermercato di Dutch Harbor, a Unalaska, Stati Uniti, dove su 5mila abitanti si contano oggi 500 aquile. Ogni anno in questi luoghi vengono scaricate circa 350mila tonnellate di pesce ma gli uccelli, attirati dai pescherecci, si nutrono anche di rifiuti e hanno familiarizzato con l'uomo, tanto da arrivare a strappare le borse della spesa da incauti pedoni.

Anche le Isole Galapagos potrebbero patire gli effetti dei cambiamenti climatici

I rischi che corre la diversità animale (e non solo) del nostro pianeta è raccontata anche attraverso le quattro grandi correnti oceaniche che convergono nell'arcipelago delle Galapagos: isole che ospitano almeno 7000 specie di flora e fauna. Questo ecosistema locale è fortemente sensibile alle variazioni che interessano le temperature, le precipitazioni e le correnti oceaniche, pertanto le Galapagos potrebbero essere uno dei primi luoghi a subire gli effetti dei cambiamenti climatici. Una sula di Nazca sull'isola di Wolf, i granchi Sally Lightfoot che vivono in un ambiente minacciato dall'innalzamento del livello del mare, le iguane marine e alcune testuggini a riposo, illustrano l'importante biodiversità che rischiamo di perdere, immortalata dagli scatti di Thomas P. Peschak.

Dello stesso fotografo, l'immagine di un giovane albatro dalla testa grigia ferito in seguito a un attacco di topi appartenenti a una specie invasiva che si nutre di pulcini e giovani esemplari di albatri vivi, sull'Isola di Marion, un territorio antartico sudafricano.
I topi sono arrivati sull'isola all'inizio dell'Ottocento, portati dai cacciatori di foche, e hanno convissuto con gli uccelli per quasi 200 anni. Nel 1991 il Sudafrica ha eliminato i gatti inselvatichiti dall'Isola di Marion, ma il piano successivo volto a debellare la popolazione di topi non è stato attuato. Il loro numero crescente, unitamente al calo delle risorse alimentari, ha spinto i topi, di dimensioni enormi, ad attaccare gli albatri e i petrelli.

L'invito alla riflessione sugli effetti dei cambiamenti climatici passa attraverso il volo di ibis rossi che sorvolano la pianura alluvionata nei pressi di Bom Amigo, Amapà, a testimoniare la deforestazione dell'Amazzonia brasiliana, ricominciata a ritmi sostenuti nel 2016 e fotografata in più scatti da Daniel Beltrà. Una deforestazione ripresa per soddisfare nuovi progetti nei settori del legname, minerario agricolo e dell'energia elettrica che mettono a repentaglio uno dei maggiori pozzi di assorbimento del carbonio della terra, in grado di assorbire miliardi di tonnellate di anidride carbonica ogni anno, agendo come importante regolatore del clima. Senza la foresta amazzonica, la capacità del pianeta di trattenere il carbonio risulterebbe ridotta, aggravando gli effetti del riscaldamento globale.

E' tutta colpa dell'uomo?

Cambiamenti climatici, ma non solo: la mostra accende un faro sul rapporto uomo e ambiente, ad esempio con i rifiuti che produciamo più di quanto abbiamo mai fatto in passato. Secondo una ricerca della banca mondiale, il mondo genera 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti solidi al giorno, dieci volte in più rispetto a quanto avveniva un secolo fa. La capacità delle discariche si sta esaurendo e il Forum Economico Mondiale riferisce che entro il 2050 gli oceani conterranno più plastica che pesci. Rende bene l'idea del fenomeno la foto di Kadir van Lohuizen nell'immortalare un camion di rifiuti che arriva alla discarica di Olusosun a Lagos, in Nigeria, vincitore del primo premio nella categoria Reportage.

Ma ci sono anche buone notizie e un affondo sui sentimenti arriva dalla toccante storia dell'orfanotrofio per elefanti raccontata da Ami Vitale, vincitrice del primo premio, categoria Reportage: fondato nel 2016 dalle gente del posto Reteti, nel nord del Kenya, oggi è il luogo dove cuccioli di elefante orfani e abbandonati vengono riabilitati per essere poi reintrodotti nel loro habitat naturale. L'orfanotrofio è gestito interamente dalla comunità locale, costituita prevalentemente dalla popolazione Samburu: tutti gli uomini che vi lavarono sono, o sono stati, guerrieri. Non interessati, in passato, a salvare i pachidermi che rappresentavano una minaccia per le persone e per le proprietà, oggi hanno iniziato a relazionarsi con questi animali in un modo del tutto nuovo, dimostrando che una convivenza è possibile. Chissà se potremo raccontarla, un giorno, anche per l'uomo e il lupo.

 

Per saperne di più sulla mostrahttps://www.worldpressphoto.org/ 

 

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