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BambApp, come ti monitoro il bamboo in Piemonte

Il crescente interesse per la coltivazione dei bamboo esotici desta un atteggiamento cautelativo di numerosi enti pubblici deputati alla gestione della biodiversità, perché sarebbero almeno dodici le specie considerate a livello globale come invasive, alcune di queste, in fase di studio, coltivate in Piemonte.
Da qui l'interesse per il progetto BambApp: una Applicazione per dispositivi mobili in grado di ridefinire i gradi di diffusione e l'eventuale invasività della pianta in Piemonte e Valle d'Aosta

  • Loredana Matonti
  • Gennaio 2018
  • Lunedì, 15 Gennaio 2018
Panda gigante e bambù Foto tratta da https//:bambappweebly.com Panda gigante e bambù Foto tratta da https//:bambappweebly.com

Quando si parla di bamboo non può non venire in mente la tenera immagine del panda gigante, icona del WWF e di molte specie in pericolo,  in cerca di teneri e prelibati germogli. Ma il panda non è l'unico a essersi innamorato del bamboo, a quanto si può constatare dal crescente interesse delle aziende vivaistiche per questo vegetale.

A dire il vero, bisogna chiarire che sono ben 1662 le specie di bamboo esistenti, appartenenti a 121 generi, tutti della famiglia della Poaceae, sottofamiglia Bambusoideae, con aspetto e dimensioni molto differenti.
Alcune specie (es. Dendrocalamus gigantheus) raggiungono dimensioni ragguardevoli (fino a 40 m di altezza e oltre 40 cm di diametro), altre, comunemente denominate 'bamboo nani' (es. Pleioblastus pygmaeus), non superano il metro di altezza.

L'areale di distribuzione naturale si colloca nella fascia tropicale e subtropicale di Asia, Africa e Sud America, approssimativamente tra il 46° parallelo Nord e il 47° parallelo Sud (Canavan et al., 2016). Non esistono specie autoctone europee, ma certo esistono numerose specie coltivate e naturalizzate in Europa.

Da sempre i bamboo sono impiegati in Oriente per gli scopi più disparati (mobili, componenti di arredo, pannelli e parquet, edilizia, ponteggi, combustibili, filati, oggettistica, strumenti musicali, cosmesi, medicina, alimentazione). Da alcuni sono definiti il nuovo "oro verde", tanto che, recentemente, stanno conquistando anche il mercato occidentale.
La qualità del legno di alcune specie giganti è addirittura migliore rispetto a quella di altri legni considerati pregiati come rovere e noce e viene utilizzato per l'arredamento e per costruzioni ecologiche robuste, ma raffinate ed eleganti. Persino i germogli di alcune specie (per molti il "cibo del futuro") come Phyillostachys edulis (detto "moso"), rappresentano un prelibato e benefico alimento per i suoi principi nutritivi, con un sapore che ricorda vagamente i carciofi.

I bamboo sono anche eco-sostenibili poiché possiedono sostanze naturali antibatteriche e antimicotiche che bloccano lo sviluppo di dannosi parassiti e quindi non richiedono neppure l'utilizzo di pesticidi.
Tutte queste caratteristiche rendono così i suoi derivati perfettamente in linea con le esigenze della nostra società, sempre più rivolta verso un'alimentazione sana e biologica e verso l'uso di prodotti ecologici e rinnovabili.

Una pianta dalle rare fioriture

I bamboo sono anche famosi per le loro rare fioritureche si fanno attendere dai 3 ai 120 anni a seconda della specie, e che solitamente sono seguite dalla morte di tutti i culmi. Fioriture che sorprendono ancor oggi i botanici poiché in molte specie, dette monocarpiche, sono 'massive' (fenomeno noto con il termine di 'mast-seeding'). Tali individui sembra comunichino fra loro come faremmo noi con i nostri cellulari e, rispondendo a un misterioso ordine impartito, fioriscono tutti assieme, all'unisono, a volte in tutto il mondo. Un fenomeno ancora poco compreso e che non cessa mai di stupire.

Più "normali" invece le cosiddette specie policarpiche, caratterizzate da fioritura 'sporadica', ossia che possono fiorire più volte durante il ciclo di vita della pianta e i cui intervalli di fioritura non sono costanti come per le specie monocarpiche, ma legati probabilmente a fattori ambientali piuttosto che a fattori genetici. Infine, anche se poco frequenti, esistono anche alcune specie di bamboo (es. appartenenti al genere Schizostachyums) a fioritura 'annuale', ovvero che fioriscono regolarmente tutti gli anni al pari di una qualsiasi altra specie perennante.

La loro versatilità di impiego e il valore ornamentale hanno favorito fin da tempi storici l'introduzione intenzionale di numerose specie anche al di fuori del loro areale originario (232 secondo Canavan et al., 2016) e molte specie adatte ai climi temperati sono arrivate anche in Europa e in Italia.
Proprio il crescente interesse alla coltivazione dei bamboo esotici ha destato negli ultimi anni un atteggiamento cautelativo da parte di numerosi enti pubblici deputati alla gestione dell'ambiente e della biodiversità (Enti parco, Regioni, ARPA, ecc.), anche perché, sempre lo studio scientifico di cui sopra, ha evidenziato che 12 specie di bamboo, tra cui molte specie del genere Phyllostachys coltivate in Piemonte (es. Phyillostachys aurea, P. edulis, P. nigra, P. flexuosa e P. bambusoides), risultano invasive in svariati stati extra-europei ed europei. Da qui l'interesse che ha portato al progetto BambApp.

Perché studiare i bamboo in Piemonte e Valle d'Aosta?

Il gruppo di lavoro sulle specie vegetali esotiche - coordinato dal settore Biodiversità e aree naturali della Direzione Ambiente della Regione Piemonte, si occupa della redazione e del periodico aggiornamento delle Black List regionalidelle specie vegetali esotiche e invasive e, nell'ultimo aggiornamento del 12/6/2017, sono state inserite due specie di bamboo: Phyllostachys aurea e Pseudosasa japonica.

Le specie presenti in Piemonte e Valle d'Aosta sono monocarpiche, e pertanto, come già spiegato precedentemente, tutti gli individui fioriscono contemporaneamente con intervalli di molti anni tra una fioritura e l'altra, per cui è probabile che la loro diffusione sul territorio piemontese sia principalmente legata alla loro capacità di propagazione per via vegetativa.
Bisogna infatti considerare che le canne di bamboo che noi possiamo osservare nei campi sono dei cloni; il vero organismo vegetale è sottoterra. Il bambuseto è come un "super-organismo", ogni canna è una protrusione della rete di rizomi sotterranei, per cui la possibilità che una specie di bamboo divenga invasiva deriva più dalle modalità di propagazione vegetativa per rizoma radicale.
Gli esperti per questo distinguono i bamboo con un apparato radicale pachimorfo (apparati corti e tozzi, molto vicini fra loro e con sviluppo concentrico uniforme, es. Fargesia), mai invasive, e quelle con un apparato radicale leptomorfo (apparati con crescita orizzontale molto veloce, es. Phyllostachis, Pseudosasa, ecc.) che invece possono divenire localmente invasive.

Il progetto BambApp

Con un seminario realizzato dal gruppo di ricerca ecologia e gestione dei sistemi agropastorali del DISAFA (dipartimento di Scienze agrarie,forestali e alimentari) dell'Università di Torino, lo scorso 14 dicembre, è stato avviato il Progetto "BambApp" che ha l'obiettivo di monitorare e cartografare le specie di bamboo presenti in Piemonte e Valle d'Aosta mediante le segnalazioni di rilevatori volontari che si avvalgono dell'applicazione per smartphone "iNaturalist".

Il progetto ha come capofila l'Ente di gestione delle Aree protette del Po torinese ed è realizzato con il contributo della Fondazione C.R.T.
Vi partecipano in qualità di responsabile scientifico, il DISAFA e in qualità di partner il settore Biodiversità e Aree Naturali della Regione Piemonte, ma anche aziende agricole e vivaistiche come l'Azienda Agricola Moso, il Vivaio Purpurea (con il gruppo Puntaverde) e l'Asproflor (Associazione produttori florovivaisti italiani).

Michele Lonati del DISAFA, uno dei fautori del progetto, spiega: "Il coinvolgimento dei vivaisti è di fondamentale importanza, sia perché non si vuole avere un atteggiamento impositorio ma di dialogo con chi produce un reddito con tali piante, sia per ponderare le ricadute economiche che eventuali azioni naturalistiche possono avere. I vivaisti, inoltre, ci sono di aiuto anche per il riconoscimento di molte specie e per meglio comprendere la complessità dei fenomeni di crescita e moltiplicazione delle stesse, grazie alla loro oramai consolidata esperienza".

Poiché gli enti parco svolgono un ruolo fondamentale di monitoraggio e di salvaguardia del territorio sono staticoinvolti e informati anche i tecnici e i guardiaparco delle aree protette più interessate alla diffusione di queste specie; grazie alla loro capillare vigilanza e conoscenza del territorio potranno apportare un importante contributo al progetto.

Ma la novità di questa iniziativa è la sua aderenza alla citizen science, letteralmente 'scienza dei cittadini', che auspica una partecipazione allargata ai progetti scientifici anche da parte dei non esperti. Proprio chiunque, quindi, può partecipare e contribuire alla ricerca.

Non sono necessarie competenze botaniche specifiche, in quanto basta installare su uno smartphone con localizzatore GPS e macchina fotografica incorporata, o su un tablet, l'App in questione e unirsi al progetto BambApp (istruzioni dettagliate scaricabili dal sito), registrarsi (via e-mail) e immettere tutti i popolamenti di bamboo naturalizzati che si è in grado di individuare.
Ciò permetterà di cartografare con precisione il popolamento utilizzando il localizzatore GPS ed evitare i doppioni perché si ha la possibilità di verificare in tempo reale se il popolamento è già stato immesso da un altro utente (in caso di doppione, farà̀ fede la data di creazione dell'osservazione).

Ciascun rilevatore dovrà semplicemente individuare in campo i popolamenti di bamboo naturalizzati, registrarne la posizione mediante il localizzatore GPS dello smartphone, scattare alcune fotografie e raccogliere due campioni da consegnare ai responsabili di progetto seguendo le norme stabilite dal protocollo. Come ad esempio non confondersi con l'Arundo donax, sempre una Poacea, ma appartenente alla sottofamiglia delle Arundinaee (anziché Bambusoidee) specie esotica invasiva, i cui robusti fusti cilindrici si potrebbero scambiare erroneamente per dei bamboo.
Inoltre bisogna evitare di rilevare popolamenti "non naturalizzati", ovvero confinati all'interno di 'strutture antropiche' predisposte per bloccare l'espansione dei rizomi (muri perimetrali, cordoli di aiuole, guaine di contenimento, ecc.).

La determinazione scientifica delle specie cartografate sarà curata dai partner del progetto mediante riconoscimento diretto (con foto e campioni di erbario per le specie di facile determinazione) oppure mediante identificazione genetica (DNA barcoding).
I dati raccolti permetteranno di valutare la diffusione in Piemonte e Valle d'Aosta delle diverse specie di bamboo e la loro eventuale tendenza a colonizzare habitat naturali o semi-naturali. Inoltre i risultati del progetto costituiranno un utile supporto per il gruppo di lavoro sulle specie vegetali esotiche della Regione Piemonte allo scopo di correggere o aggiornare le "black list" regionali.

Lo zelo dei più efficienti sarà premiato: i tre rilevatori che entro il 15 ottobre 2018 matureranno più segnalazioni, e quindi punteggio, secondo le norme stabilite dal protocollo di adesione al progetto, riceveranno in premio un GPS portatile. I premi saranno consegnati durante il convegno di chiusura del progetto (gennaio 2019). Al termine, i risultati di determinazione saranno condivisi con i rilevatori che ne faranno richiesta e che potranno quindi scoprire a quale specie di bamboo corrispondono i popolamenti osservati.
Comunque tutti coloro che avranno inserito almeno 5 punti validi, saranno inseriti nel progetto come collaboratori attivi e riceveranno un attestato ufficiale di partecipazione.

"Ciò permetterà di capire quali specie si sono naturalizzate da noi e se fra esse qualcuna possa avere carattere di invasività, anche se locale. Dati importanti soprattutto se ciò avvenisse all'interno dei S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario) che sono i nostri "gioielli" naturalistici e come tali da preservare da ogni tipo di minaccia", conclude Lonati.

Come partecipare al progetto BambApp

Per maggiori informazioni sul progetto e per le modalità di partecipazione, si invita a consultare il sito internet https://bambapp.weebly.com o la pagina facebook BambApp.

E' prevista un'ulteriore presentazione del progetto, aperta agli interessati, presso l'Orto Botanico di Torino il 17 gennaio 2018 alle ore 16.30 con la presenza di alcuni rappresentanti dei partner del progetto.

Bibliografia
Canavan, S., Richardson, D. M., Visser, V., Le Roux, J. J., Vorontsova, M. S., & Wilson, J. R. (2016). The global distribution of bamboos: assessing correlates of introduction and invasion. AoB PLANTS 9: plw078; doi:10.1093/aobpla/plw078.
Per saperne di più sulle piante esotiche invasive, consulta lo speciale di Piemonte Parchi
Sitografia
https://bambapp.weebly.com/

 

 

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