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I tesori del fiume sono racchiusi in un libro

Le lamprede di mare e il proteo, un animaletto dalla pelle rosata che raggiunge massimo i 30 centimetri, sono le emergenze naturalistiche di maggiore spicco descritte da Marco Colombo, autore del volume 'I tesori del fiume'. Ma il viaggio nella biodiversità acquatica in cui ci immerge il volume è di una eleganza e una bellezza davvero sorprendenti

  • Redazione
  • Marzo 2017
  • Venerdì, 24 Marzo 2017
I tesori del fiume sono racchiusi in un libro

Un'ode alla biodiversità delle acque dolci. Attraverso racconti di campo, dati scientifici e immagini inedite, il volume 'I tesori del fiume' di Marco Colombo esplora gli ambienti tra i più preziosi e minacciati d'Italia, dalle sorgenti d'alta quota alle lagune costiere, passando per ruscelli, fiumi e grandi laghi. «Cinque anni di lavoro spesi su fiumi, laghi, paludi e risorgive al fine di ritrarne bellezza e biodiversità», racconta l'autore.

Granchi, gamberi, spugne, larve di insetti nascosti tra la vegetazione del fondo; mitologiche lamprede che compiono migrazioni di centinaia di chilometri per accoppiarsi e poi morire; una grande varietà di pesci autoctoni e rarefatti; rospi e tritoni durante il periodo riproduttivo, l'elusivo proteo delle grotte sotterranee, bisce che catturano prede di grandi dimensioni; limicoli impegnati nelle loro frenetiche attività nel fango, mammiferi all'abbeverata. E poi, i problemi di conservazione, dall'inquinamento all'alterazione degli argini, dall'introduzione di specie alloctone alla pesca eccessiva, e alcuni progetti per salvare il salvabile, come la reintroduzione della trota marmorata e dello storione cobice.

«Per realizzare le immagini, ci sono volute ore di sessioni nel ghiaccio d'alta quota, nel fango dei grandi laghi oscuri, e nella corrente impetuosa dei corsi d'acqua più grandi del nostro Paese», spiega Colombo. Il mio approccio di tipo sistemico mi ha poi portato a fotografare sia sott'acqua che fuori; dopo lunghe ricerche e in appostamento; sulle montagne e nelle foci. Tra i soggetti del libro primeggiano gli animali, in particolare pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, nonché uno stuolo di piccoli invertebrati che vivono tra la vegetazione o nascosti sul fondale».

I capitoli ricalcano gli ambienti dulcacquicoli italiani: laghetti ghiacciati in alta quota, pozze e corsi d'acqua sotterranei, ruscelli e torrenti, grandi fiumi e laghi, lagune costiere, paludi e risorgive.
E così, sfogliando le pagine, si possono incontrare lupi a caccia all'alba sulla riva del fiume, cervi all'abbeverata, uccelli acquatici, ma anche rospi e tritoni dai ventri colorati nelle pozze torbide, bisce d'acqua intente a catturare pesci, granchi e gamberi di grandi dimensioni, carpe e anguille; un capitolo parla dei danni delle specie alloctone, quelle introdotte da altri Paesi (come la nutria, il pesce siluro, il persico sole e la medusa cinese), mentre l'ultimo è legato a immagini di reportage su cementificazione, bracconaggio e inquinamento, nonché progetti di conservazione delle specie minacciate.

«Due sono però, a mio parere, le emergenze naturalistiche di maggiore spicco, racconta Marco Colombo. La prima è la documentazione fotografica di tutto il ciclo vitale delle lamprede di mare (Petromyzon marinus): animali mitologici imparentati con i pesci, hanno un corpo allungato e una bocca a forma di ventosa con la quale, nel fiume, scavano un nido spostando fino a 10 kg di ciottoli. A questo punto si accoppiano nella corrente impetuosa, depongono le uova e muoiono... alla schiusa le larve si infossano nel fango del fiume, filtrando l'acqua per alcuni anni, per poi metamorfosare divenendo piccole lamprede simili agli adulti che scendono arrivando fino al mare, dove utilizzano la bocca a ventosa per attaccarsi a balenottere e grossi pesci per succhiarne il sangue! Raggiunta la maturità sessuale risalgono il fiume in cui sono nate per riprodursi e il ciclo ricomincia. Questa specie è molto rara ed estinta in quasi tutta l'Italia, infatti per ritrarre tutti i comportamenti ho impiegato tre anni.
Il secondo elemento di spicco è una serie di immagini del proteo (Proteus anguinus), realizzate in immersione con le bombole all'interno di un lago posto sul fondo una grotta, raggiungibile solo calandosi in corda in un pozzo verticale di 40 metri. Questo anfibio, ritenuto un tempo un piccolo drago, ha delle caratteristiche straordinarie: bianco, cieco e allungato, può rigenerare gli arti, respira attraverso le branchie anche da adulto (tritoni e salamandre di norma invece lo fanno solo da larve), può vivere fino a 100 anni e digiunare per 8 anni di fila... trovarmi al cospetto di questo capolavoro evolutivo è stato davvero emozionante».

Il volume, edito da Pubblinova Negri ha la prefazione di Alex Mustard, famoso fotografo subacqueo.
Informazioni sul sito www.calosoma.it

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