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S.O.S. biodiversità

Venduto sul mercato a un prezzo di 620 € al chilo, l'avorio grezzo è la principale fonte di arricchimento dei contrabbandieri di specie animali selvatiche e la principale causa di morte dei 30mila elefanti uccisi, dal 2011 a oggi. Per contrastare questo fiorente mercato illegale, grave minaccia per la biodiversità del Pianeta, l'Unione europea ha deciso di inasprire i controlli. 

  • Redazione
  • Novembre 2016
  • Lunedì, 21 Novembre 2016
S.O.S. biodiversità

Avete mai sentito parlare dei pangolini? Sono i mammiferi più richiesti nel mercato illegale di specie esotiche, assieme a elefanti e rinoceronti, arrivati quasi all'estinzione.
Ed è per contrastare questo commercio - ovvero il quarto mercato criminale più redditizio in Europa - che la commissione Ambiente del Parlamento europeo ha votato, lo scorso ottobre, un piano d'azione proposto da Catherine Bearde per inasprire i controlli volti a stroncarlo. 

L'impresa è ardua. Il traffico illegale di piante e animali selvatici conta infatti su un fatturato che va dagli 8 e ai 20 milioni di euro l'anno. Cifre importanti ma facili da raggiungere con l'avorio grezzo che ha un prezzo sul mercato di 620 € al chilo e con corna di rinoceronte vendute anche a 40mila euro al chilo.  Da questi interessi discendono gli oltre 1.000 i rinoceronti uccisi nel 2015 e 30mila elefanti braccati dal 2011 a oggi. Ciò che interessa ai bracconieri è l'avorio impiegato soprattutto nella medicina tradizionale cinese e nella fabbricazione di suppellettili d'arredamento.
Anche i grandi primati non se la passano meglio: in media, ogni anno vengono sterminati 2.972 esemplari per l'utilizzo della loro carne mentre delle tigri - rimaste solo più in 3.500 esemplari (dati 2014) rispetto alle 100mila di un secolo fa - vengono commercializzate soprattutto le ossa (per uso medico), i denti, gli artgli e il pellame.

Il contrabbando di animali e piante selvatici rappresenta una grave minaccia per la biodiversità mettendo a rischio la sopravvivenza di numerosi specie animali (elefanti, rinoceronti, tigri, rettili, squali) e vegetali (legname tropicale, coralli, orchidee). L'equilibrio dei vari ecosistemi è minacciato sia dai rischi costituiti dalla riduzione del numero di esemplari autoctoni che dall'inserimento di specie aliene.

Negli ultimi anni, questo commercio illegale ha raggiunto livelli senza precedenti, a causa della domanda sempre crescente di animali esotici o prodotti correlati.
La criminalità organizzata ha scoperto il redditizio budget del traffico illecito di piante o animali: il rischio di essere scoperti fino a oggi era basso e il guadagno molto alto. I proventi di questa attività vengono utilizzati anche per il finanziamento di alcuni gruppi terroristici. In più, si tratta di un terreno particolarmente scivoloso a livello legale in quanto tali prodotti riescono a essere venduti nel mercato ufficiale attraverso documentazioni fraudolente che rendono il consumatore non consapevole della provenienza illecita.

L'Unione Europea rappresenta sia un importante mercato di destinazione per fauna e vegetali selvatici, sia uno spazio di transito di queste merci che, per alcune specie, anche un luogo di partenza del contrabbando (ad esempio per il commercio delle anguille cieche).

"Ogni Stato deve assumersi la responsabilità di intensificare i controlli per combattere questo commercio illegale e distruttivo che minaccia la biodiversità del nostro pianeta", ha spiegato Catherine Bearder in un comunicato. Il piano d'azione - continua la relatrice Bearder - ha tre priorità: la prima è combattere il contrabbando, la seconda riguarda l'attuazione e l'applicazione delle norme in tutti gli Stati membri e la terza concerne il rafforzamento della cooperazione tra paesi d'origine, di transito e di arrivo degli animali, delle piante e dei prodotti a essi correlati.

Per saperne di più

Consulta il percoso legislativo del piano d'azione europeo sull'inasprimento dei controlli del traffico illegale di specie selvatiche

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