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...C’è Pis e Pis

Ai piedi della selvaggia conca delle Masche, proprio di fronte al rifugio Havis de Giorgio, le acque assorbite dalle aree carsiche situate alla base della Cima delle Saline e della Conca del Biecai, tornano alla luce con un interessante complesso di sorgenti.

  • Aldo Molino
  • Giugno 2015
  • Martedì, 9 Giugno 2015
il Pis dell'Ellero foto A.Molino il Pis dell'Ellero foto A.Molino

Se quello del Pesio, Pis,è il più noto, non meno sorprendente è quello dell'Ellero.
Il Pis, che di quel fiume è la sorgente, è più facile da osservare, essendo ben visibile anche da lontano di quello del Pesio, ma anche più scomodo di questo da raggiungere e soprattutto più volubile: i suoi periodi di attività infatti sono molto più umorali. Dopo qualche violenta precipitazione o nel periodo di maggior scioglimento delle nevi, si attiva anche in poco tempo ma altrettanto imprevedibilmente scompare. Ad alimentarlo contribuisce considerevolmente il Lago del Biecai, specchio d'acqua che si incontra più in alto traversando verso la Val Pesio e il Rifugio Garelli: si tratta di una specie di lavandino un po' intasato che si riempie delle acque primaverili per poi svuotarsi quasi del tutto nelle stagioni più secche.

Ma iniziamo dall'accesso.
L'Ellero, il "fiume" di Mondovì, è lungo una quarantina di chilometri e si getta in Tanaro dalle parti di Bastia dopo aver raccolto i tributari Maudagna, e Lurisia. Il centro più importante dell'alta valle è Roccaforte, più in su si trovano solamente alcune frazioni, Baracco, Norea, Prea località dove in ambito famigliare si parla ancora, sebbene sempre più raramente, il "kie", un idioma che mette assieme occitano, piemontese e ligure con un esito pressoché incomprensibile per chi non è del luogo.
Oltre i 900 m non ci sono più insediamenti permanenti e la valle diventa stretta, pericolosa d'inverno per via dei numerosi canaloni di valanga. Eppure la mulattiera che la risaliva, rappresentava una delle più importanti "vie del sale" tra ponente ligure e cuneese. Tratti di antico selciato, toponimi, come "Casa del sale, Cima delle Saline, ricordano ancora i commerci di un tempo. Al ripido sentiero (alcuni tratti sono ancora oggi percorribili) si è in anni recenti sostituita una carrozzabile altrettanto ripida che alterna tratti di asfalto con altri a fondo naturale davvero impietosi. In una decina di chilometri (ma con auto normali forse conviene fermarsi prima) si giunge allo spiazzo di Porta di Piano Marchisio, 1625 m oltre al quale la viabilità è preclusa.
Di fronte, poco più in basso, è la vasta conca, uno dei luoghi più ameni e paesaggisticamente interessanti del cuneese, che qualche anno fa ha rischiato di scomparire per lasciare il posto a un invaso artificiale. Il torrente, l'Ellero, vi scorre gagliardamente, raccogliendo gli innumerevoli rigagnoli che scendono dai valloni circostanti, attardandosi di tanto in tanto in qualche più tranquillo meandro. La pista lo segue alla sua sinistra tra praterie, torbiere e aree paludose che ospitano una flora, se non rarissima, perlomeno esuberante, viole, narcisi, ranuncoli centinaia di orchidee selvatiche, rododendri, primule marginate, genziane ... a chiudere l'orizzonte sono i massici del Mongioie, e quelli più prossimi della Cima delle Saline e qiella delle Masche, la montagna delle streghe.
Dopo una mezz'oretta di cammino. al termine del pianoro fa seguito un breve strappo in salita. Poi al bivio si prende a destra per risalire il dosso su cui si trova il moderno rifugio Havis de Giorgio (Mondovì) , restaurato, come ricorda una targa, con il fattivo contributo della Regione Piemonte.

L'area sorgentizia dell'Ellero è situata proprio di fronte.
Si tratta di una serie di polle che emergono dai depositi detritici ad una quota compresa tra i 1700 e i 1800 metri. Altra acqua fuoriesce da una frattura della parete a 1860 m di quota, mentre qualche centinaio di metri più a est è l'evidente ingresso della grotta del Pis, scaricatore di troppo pieno del sistema. Il Pis si attiva quando le altre sorgenti non c'è la fanno più. Il salto della cascata è di una quindicina di metri e sino a stagione avanzata scarica direttamente nel sottostante nevaio. Il pendio ripido che vi adduce, è privo di tracce agevolmente praticabili e una fitta macchia arbustiva che ricopre i blocchi rocciosi rende il procedere piuttosto faticoso e incerto. La portata complessiva delle diverse risorgive è di circa 20 l/s, ma nei periodi piena può anche superare i 2000 l/s
Una visita alle polle più agevolmente raggiungibili, cioè quelle situate più in basso, è comunque interessante. Per quanto riguarda la Grotta del Pis, le prime esplorazioni risalgono al 1906. Essa si presenta come una lunga spaccatura che termina con un sifone. Il tentativo di superalo, avvenuto nel 1994 ad opera del GSP, si è rivelato imfruttuoso per via delle dimensioni ridotte dei condotti allagati.
Nei pressi del rifugio, alcune bacheche, realizzate nell'ambito dei progetti GAL Mongioie illustrano gli aspetti carsici propri di quest'area delle Alpi Liguri e propongono un percorso di scoperta che in circa 6 ore porterebbe a vedere alcuni degli aspetti più interessanti del carsismo nell'area del Mongioie. Luoghi che ai più non dicono molto ma mitici in quello della speleologia.

 

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