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Vita da orsi, uno sguardo sul grande mammifero bruno delle Alpi

Convivenza con l'uomo, scomparsa e ritorno sulle montagne. La trama di un romanzo, ambientato in Europa, di cui l'orso bruno (Ursus arctos) è uno dei protagonisti

  • Marta Rollandin
  • Settembre 2017
  • Lunedì, 2 Ottobre 2017
Foto Pixabay Foto Pixabay

«Gli orsi che vivono sulle Alpi sono animali dall'indole schiva, presenti a basse densità sul territorio: gli incontri casuali sono dunque assai rari. Secoli di abbattimenti mirati hanno avuto l'effetto di eliminare la maggior parte degli individui più audaci, selezionando gli animali più diffidenti». Questo è l'orso bruno raccontato da Filippo Zibordi in "Gli orsi delle Alpi, chi sono e come vivono".

L'orso bruno e l'orso bruno europeo: chi sono e dove vivono

Dalla Spagna occidentale alla Russia, dalla Scandinavia alla Slovenia, dalla Romania alla Bulgaria, sono presenti popolazioni di orso bruno, mammifero diffuso non solo in Europa, ma anche in Asia e in Nordamerica.

In particolare, in Europa, si parla di orso bruno europeo (Ursus arctos arctos), sottospecie la cui presenza si espande fino ai monti dinaro-balcanici.

Un animale considerato "senza garbo", goffo e dall'andatura incerta

Le dimensioni e il peso degli esemplari di questa specie variano in base al sesso, all'età e alla stagione. Un maschio adulto pesa dai 150 ai 300 kg (raramente). La femmina in media pesa 90 kg e può arrivare ai 160. La loro lunghezza, dalla punta del naso alla punta della coda, varia tra i 130 e i 250 cm e, al garrese, l'orso bruno europeo raggiunge i 75 – 120 cm. Da qui la convinzione che siano animali goffi ma, contrariamente a ciò che si legge in fiabe e racconti, l'orso bruno è tutt'altro che un animale impacciato.

Gli individui di questa specie nuotano abilmente, procedono al passo o al trotto e, in caso di necessità, corrono, raggiungendo i 40 km orari. Grazie ai loro artigli non retrattili, riescono ad arrampicarsi agilmente sugli alberi. Probabilmente, la fama che li ha portati a essere considerati animali poco eleganti è dovuta al tipico movimento «ambio» con il quale questi mammiferi avanzano: muovono quasi contemporaneamente gli arti posti sullo stesso lato del corpo, rendendo un po' ciondolante la loro andatura.

L'uso del territorio e preferenze di habitat

Nonostante una grande capacità di adattamento che gli permette di sfruttare ambienti diversi, l'orso ama gli habitat montani di foresta - boschi misti e di latifoglie, dai 300 ai 1400 m s.l.m.- caratterizzati da un folto sottobosco. In cerca di foreste, cespuglieti e arbusteti, il plantigrado utilizza il territorio a macchia di leopardo, percorrendo anche decine di chilometri in un giorno.

Vita e dieta da orsi

Canini affilati e molari larghi consentono all'orso di seguire una dieta onnivora e opportunista, che comprende invertebrati, mammiferi ed elementi di origine vegetale tra i quali faggiole, ghiande, rosa canina, frutti di bosco, mele, ciliegie, castagne e uva. Tra la fine del periodo estivo e novembre, l'orso può consumare anche 15 kg di cibo al giorno, in vista del periodo di semiletargo a cui si prepara.

Alla fine dell'autunno gli individui si rifugiano in cavità, smettono di bere e di mangiare. Il cuore rallenta, l'attività respiratoria cala, la temperatura corporea scende di tre gradi rispetto agli abituali 37-38 °C e le funzioni metaboliche si impigriscono. Si tratta dell'ibernazione: un semiletargo lungo circa quattro o cinque mesi nel quale gli orsi non cessano completamente le loro attività di veglia, ma mantengono al minimo le funzioni vitali.

L'orso è un animale solitario: maschi e femmine adulti non sono soliti frequentare individui della stessa specie se non in fase di corteggiamento e accoppiamento, e i giovani dopo 18-20 mesi si allontanano dal nucleo famigliare.

Tra maggio e la metà di luglio si assiste alla stagione degli amori in cui è il maschio, che si accoppia ogni anno, a compiere grandi distanze per raggiungere la femmina, la quale entra in calore una volta ogni 2-3 anni. Il tasso di riproduzione è molto basso, tenendo anche conto che, in natura, vivono in media 25-30 anni. Questo è uno dei maggiori ostacoli per il ritorno dell'orso nelle zone dalle quali è scomparso.

Storia, protezione, monitoraggio e status attuale della specie sulle Alpi

In Italia, agli inizi del Novecento, a causa dell'uomo, questa specie era del tutto, o quasi, scomparsa dalla catena alpina. Era rimasta un'unica popolazione isolata nel Trentino orientale: una ventina di individui. A cominciare dagli anni Sessanta invece, l'abbandono da parte dell'uomo della vita rurale ha permesso ad alcuni individui provenienti dalla Slovenia di riavvicinarsi al territorio italiano.

I metodi di indagine per verificare lo status e quindi la condizione attuale di questa specie comprendono non solo lo studio approfondito della biologia e del comportamento, ma anche il rilievo delle tracce dirette e indirette (avvistamenti o piste, orme, escrementi, graffi sugli alberi, peli, tane, resti di pasto, anche danni alle attività antropiche), l'utilizzo di fototrappole, la cattura degli individui e radiotracking.

La specie, già protetta dal 1939, è oggi compresa tra quelle protette ai sensi della legge n. 157 dell'11 febbraio 1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" ed è inserita tra le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa in Direttiva Habitat (1992).

Tra il 1996 e il 2004 il Parco naturale dell'Adamello Brenta ha promosso il "Life Ursus", un progetto europeo per la tutela dell'orso bruno del Brenta comprendente la reintroduzione di individui.

In seguito è nato il "Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi centro-orientali" (PACOBACE), il documento di riferimento per la gestione dell'Orso bruno, dapprima in Trentino e poi su tutta l'arco alpino.

Negli ultimi 15 anni l'arco alpino si sta lentamente ripopolando: ma sono ancora molti gli interventi da compiere per la salvaguardia di questo animale.

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