Il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra), sulle montagne del Piemonte, conduce un'esistenza abbastanza tranquilla: i predatori in grado di abbattere un esemplare adulto, quali il lupo e la lince, scarseggiano, mentre solo saltuariamente malattie contagiose quali la cheratocongiuntivite, patologia causata da batteri che portano alla perdita della vista, mietono vittime tra gli esemplari di questa specie.
Le due principali cause di morte del camoscio sono invece il freddo pungente e la penuria di cibo. L'inverno si abbatte con veemenza sulle Alpi, mettendo in seria difficoltà gli animali che vivono in alta quota: la neve impedisce loro di muoversi agilmente, rendendo più complicata la ricerca di nutrimento. Per questo motivo, nella stagione fredda, i camosci tendono a scendere verso valle, nella speranza di trovare ciuffi d'erba non ancora ricoperti dal manto nevoso.
L'esemplare qui ritratto, per portare in superficie lo scarso foraggio rimasto sepolto dal bianco, è stato costretto a scavare a lungo con gli zoccoli, disperdendo energie preziose. Per sopravvivere alla morsa del gelo dovrà sfruttare al meglio ogni caloria che riuscirà a immagazzinare, contando anche su un po' di fortuna e su temperature non troppo rigide.
Piemonte Parchi
La stagione più dura per il camoscio alpino
Lo sguardo di un camoscio alpino immerso nella neve inaugura la nuova serie di scatti d'autore che pubblicheremo nella rubrica 'Photostory', nata per raccontare e descrivere come nasce una fotografia, e cosa ci sta dietro.
Ci accompagnerà in questo viaggio il fotografo Luca Giordano che, ogni mese, ci regalerà uno scatto per mostrarci il suo modo di raccontare la Natura per immagini
- testo e foto di Luca Giordano
- Gennaio 2017
- Martedì, 28 Febbraio 2017
