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Da Chianale al Lago Bleu, per fuggire sulle montagne

Cronaca - in prima persona - di una fuga dal caldo agostano con approdo nella Val Varaita, fra gastronomia ed escursioni. 

  • Raffaella Amelotti
  • Agosto 2020
  • Sabato, 29 Agosto 2020
Il Lago Bleu | Foto R. Amelotti Il Lago Bleu | Foto R. Amelotti

Alla radio passa Brunori che canta:

Te ne sei accorto, sì
che parti per scalare le montagne
e poi ti fermi al primo ristorante
e non ci pensi più

E io mi ci trovo in pieno in queste parole mentre in auto attraverso quasi tutto il Piemonte per raggiungere la Val Varaita, alla ricerca di una boccata di ossigeno e di fresco dal caldo della Pianura Padana.

E' solo una breve pausa in montagna, non programmata, colta al volo: la disponibilità di una notte proprio durante un agosto in cui le nostre montagne sono state letteralmente prese d'assalto.

L'enogastronomia

Si comincia con una cena tipica a base di ravioles, gnocchetti lunghi impastati con patate, farina e il tumin dal mel, prodotto nel piccolo borgo di Melle, poco lontano da Chianale. E' un formaggio fresco lavorato in modo artigianale facendo coagulare il latte vaccino crudo intero a temperatura ambiente. La cagliata viene poi divisa in parti abbastanza grandi, leggermente salata e lasciata a scolare nelle forme per un giorno. La maturazione è completata su canovacci di fibra naturale per un periodo che va dai 4 ai 30 giorni.

Tra una ghiottoneria e l'altra, il ristoratore mi chiede se sono lì per camminare in montagna, e al mio timido assenso illustra le tante possibilità di escursioni ma, prima fra tutte, la passeggiata al Lago Bleu. Dopo un sonno ristoratore nel morbido piumino, una gioia davvero insolita rispetto alle afose notti cittadine, e una ricca colazione, mi metto in cammino.

L'itinerario

Oltrepassato il borgo di Chianale, lascio l'auto lungo la provinciale che conduce al Colle dell'Agnello (SP 251) e mi incammino lungo la strada sterrata a sinistra che attraversa il torrente con un piccolo ponte.

Proseguo per circa 800 metri in leggera salita fino all'inizio del sentiero indicato come U21 per il Col Longet: sono a quota 1880 m s.l.m. Dopo una ripida rampa e qualche tornante, il percorso mi concede un po' di respiro alternando tratti pianeggianti a mezzacosta a brevi salite in un fitto bosco di larici.

La pendenza aumenta una volta superato il bosco e raggiunti i pascoli più alti, tra sassi e sorgenti che talvolta bagnano il tracciato (attenzione!). Il percorso principale è segnato in modo puntuale ma, purtroppo, numerose sono le scorciatoie o le varianti: l'invito è di rimanere sul sentiero indicato per contenere il deterioramento del suolo.

Sono a quota 2300 m s.l.m. quando incontro le Granges Antolina, residenze stagionali in muratura utilizzate un tempo come punto d'appoggio durante i mesi d'alpeggio.

Sono circa a metà del cammino e il panorama è davvero meraviglioso: lo sguardo spazia sui monti che contornano la valle, sui pascoli sottostanti punteggiati di mucche, sul lariceto ancora più in basso oltre che sui fiori che colorano i prati intorno a me.

Proseguendo giungo a una gola scavata da una cascata, e dopo un breve tratto quasi piano, riprendo a salire fino a un piccolo avvallamento solcato dall'emissario del Lago Nero.

Lo attraverso e proseguo il cammino che mi conduce a una conca verde da cui si diramano due deviazioni per il Lago Nero, mentre il sentiero principale, a destra, procede verso il Lago Bleu, l'agognata meta.

Mi trovo a 2540 metri sopra quel mare che tanto amo e l'acqua del lago è davvero invitante: qualcuno fa un tuffo, peccato non avere il costume da bagno... il cielo è limpido e di un azzurro abbagliante a cui in pianura non siamo abituati ad agosto.

Non mi resta che cercare un buon posto per il pranzo al sacco e per il meritato riposo, prima di scendere a valle ripercorrendo il sentiero dell'andata.

Il percorso si sviluppa su un dislivello di oltre 700 m e richiede all'incirca due ore e mezzo per salire, contando anche le soste per le fotografie!

La passeggiata richiede attenzione soprattutto in alcuni passaggi, e un'attrezzatura adeguata perché, come mi ha raccomandato l'oste, "si va pur sempre in alta montagna" e si sa che merita il dovuto rispetto.

Le riflessioni

Quest'estate ci siamo stupiti di fronte alle immagini delle code agli impianti di risalita e della fiumana di gitanti su sentieri di solito deserti: le montagne vicino a casa sono state scelte dai tanti che hanno preferito evitare spostamenti in aereo o in nave.

Il desiderio di fuggire dalla folla si scontra però con le esigenze lavorative di molti e con le condizioni climatiche per cui agosto è spesso un mese afoso. L'effetto è così l'esatto opposto di ciò che si va cercando e la concentrazione eccessiva di turisti lungo i sentieri è l'esatta fotografia dell'estate 2020.

Che dire? Non dimentichiamoci della montagna ora che si avvicina l'autunno: le giornate soleggiate sono numerose e i boschi di larici si vestono di mille colori.

 

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