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I narcisi della bella e dormiente Valle Sacra

La Valle Sacra, nell'Alto Canavese, è chiamata così per i numerosi edifici di culto presenti nella zona, alcuni dei quali davvero molto antichi.

  • Alessandra Corrà
  • Maggio 2020
  • Sabato, 16 Maggio 2020
 Foto A. Corrà Foto A. Corrà

"Tutto questo mondo visibile non è che un segmento impercettibile nell'ampio seno della natura. Nessuna idea vi s'avvicina. Abbiamo un bello sforzarci di dilatare le nostre concezioni al di là degli spazi immaginabili, non partoriremo che atomi, a prezzo della realtà delle cose. È una sfera infinita il cui centro è ovunque, la circonferenza in nessun luogo" (Pascal)

Vivere la montagna, oggi

Il 4 maggio il Governo ha dato il via libera per praticare sport all'aria aperta, anche lontano dal proprio comune di appartenenza. Per chi ama esplorare la natura camminando, potersi ritrovare in libertà sotto il cielo aperto, è sembrato un sogno.

Anche se, come ci ricorda anche la sezione del CAI di Torino, è fondamentale ricordare che i luoghi riconosciuti da noi come territori di libertà e benessere, rappresentano "l'abitazione" delle popolazioni che in quelle montagne vivono tutto l'anno.

Proprio per questo è indispensabile porre l'accento sui concetti di prudenza e senso di responsabilità, cercando di scegliere un itinerario non troppo distante da casa, per percorrerlo con prudenza, seguendo le indicazioni, soprattutto, senza dimenticando che, nel caso si incontrano altre persone, è indispensabile mantenere la distanza di sicurezza.

Valle Sacra, la Terra di Mezzo del Canavese

Attenendomi a questa profilassi, alcuni giorni fa, ho scelto di esplorare una zona che non conoscevo molto bene: la Valle Sacra, nell'Alto Canavese, chiamata così per i numerosi edifici di culto presenti nella zona, alcuni dei quali molto antichi.

Il Canavese è un terra armoniosa e ricca di meraviglie. Estendendosi tra il massiccio del Gran Paradiso e la confluenza della Dora Baltea nel fiume Po, si snoda tra Torino e la Valle d'Aosta, sebbene i suoi confini geografici non siano totalmente definiti.

Dopo aver studiato alcuni possibili itinerari, ho deciso di raggiungere il paese di Castelnuovo Nigra, comune famoso per il monumento al Basilisco e per la leggenda del serpente alato con testa e gambe di gallo che inceneriva i malcapitati con lo sguardo.

Dal centro del paese si può risalire, anche in macchina, fino alla località Palasot, dove inizia il sentiero delle Leggende, che in poco più di un'ora porta al meraviglioso "Pian delle Nere".

Il Pian delle Nere è un luogo infinito che spalanca le sue finestre sul Canavese e sulla Serra Morenica, il cui nome, per chi scoprirà questo luogo nei mesi primaverili di maggio e giugno, trarrà in inganno, in quanto, proprio sulle pendici del monte Verzel risplendono, in questo periodo, centinaia di narcisi che donano al prato un manto bianco, struggente come la neve.

Il Sentiero delle Leggende

Questo bel sentiero mi ha incuriosita anche perché dietro si cela un progetto che pose come obiettivo non solo la sensibilizzazione alla cura e al rispetto della natura, ma anche l'intenzione di raccontare il territorio recuperando un vecchio sentiero lungo il quale ricollocare antiche leggende, che un tempo gli anziani usavano tramandare ai più giovani.

Esso è stato realizzato nel 2018, grazie al progetto 'Adotta un Sentiero', finanziato dalla Fondazione CRT, e proposto dalla Cooperativa Animazione Valdocco.

Nello specifico, sono state coinvolte alcune persone con disabilità e un paio di operatori impegnati nelle diverse fasi del percorso: formazione, conoscenza e approfondimento della montagna e delle sue tradizioni attraverso ricerche, incontri e visite a musei; esperienza lavorativa in collaborazione con professionisti per la realizzazione dei pannelli esplicativi e delle indicazioni poste lungo l'itinerario.

Lo sviluppo del sentiero, che nonostante i mesi di lockdown risulta in perfette condizioni, concede un'incursione poetica nel cuore della Valle Sacra.

Partendo da Palasot, a 997 m di quota, inizialmente ci si inoltra dentro un bel bosco, dove è possibile percepire il dialogo che gli elementi naturali ci offrono durante ogni cammino.

Dopo una mezz'ora, superati ormai un centinaio di metri di dislivello, con un salto ci si trova davanti un angolo leggendario, rappresentato da una piccola baia in pietra, oggi chiamata casa del Folletto, che ci accoglie accanto a un maestoso albero, raccontandoci una storia dimenticata da secoli.

Lasciando alle spalle questo angolo suggestivo, si prosegue ancora in salita, perlopiù circumnavigando dentro il medesimo bosco, per uscirne poco dopo allo scoperto in mezzo a una fitta radura di verdissime piante, che indicano la via ai piedi del Monte Calvo, una modesta altura che offre un vasto panorama sulla catena montuosa definita "la Bella Dormiente", costituita dalle Punte Quinzeina e dalla Punta Verzel, chiamata così perché il profilo ricorda il corpo supino di una donna addormentata,

Qui il paesaggio si fa ampio, facendoci intravedere davanti a noi lunghe distese di prati "bianchi". Visione che porta subito a immaginare che di lì a poco si assisterà a qualcosa di indimenticabile.

Ed è così, perché il profumo che ci accoglierà di lì a m omenti, candido come la neve, ci immergerà dentro fitti prati colmi di deliziosi narcisi selvatici.

Questi bellissimi fiori conoscono bene il canto della primavera, e si donano senza riserva, assegnando al paesaggio una bellezza primordiale, che non può farci che sentire vivi, anche noi insieme a tutta la Natura che ci circonda.

A questo punto, si può decidere di fermarsi e abbandonarsi alla Bellezza del pianoro, oppure proseguire fino alla frazione Freira, o ancora seguire altri percorsi che conducono ad altri viaggi dentro le nuvole, restando sospesi tra realtà e immaginazione.

Oggi noi proveremo a chiudere gli occhi per intuire quanto possa essere inarrivabile la vastità e la purezza di ogni paesaggio.

A pensarci, nemmeno l'abbandono alla melodia della vita, può placare i pensieri che vigilano sull'immensità degli spazi.

Spazi che, come disse sempre Pascal "ignoro e che mi ignorano, e io mi spavento e mi stupisco di vedermi qui piuttosto che là, perché non vi è motivo perché qui piuttosto che là, perché ora piuttosto che allora. Chi mi ci ha messo? Per ordine e per opera di chi mi è stato destinato questo luogo e questo tempo?".

Il nostro tempo, il tempo della Natura, potenzialmente vasto e imprevedibile.

 

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