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La Presolana, regina delle Orobie

Un cammino geopoetico che fu un'occasione d'incontro con lo scrittore Davide Sapienza. Da lì nacquero la curiosità per la visione poetica del camminare che traspariva dalle parole dell'autore e l'interesse per i suoi libri

  • Alessandra Corrà
  • Giugno 2017
  • Mercoledì, 14 Giugno 2017
La Presolana, regina delle Orobie

"La Presolana vive di cielo, ma in certe ore viene incapsulata e diventa come una navicella spaziale. Io sono sicuro che compie un viaggio interstellare, altrimenti come potrebbe portarci – ogni volta – tutto questo bene e questa Bellezza, visto che i suoi sentieri non si spostano da dove sono e che ora, qui, dentro i miei occhi, ne sto seguendo proprio uno" (Davide Sapienza)

 

La Presolana è un massiccio montuoso delle Prealpi Bergamasche. Con i suoi 2517 metri, viene considerata la Regina delle Orobie. Una denominazione ben meritata vista la maestosità del luogo. L'origine, determinata dalla catena alpina e prealpina mitteleuropea, risale a circa duecento milioni di anni fa. All'epoca, mari infiniti e scogliere coralline ne ricoprivano l'intero territorio.

Per continuare il racconto, però, occorre fare una piccola digressione. Mi permetto allora di risalire indietro nel tempo, allo scorso settembre, quando partecipai a un cammino geopoetico organizzato dal Circolo dei Lettori nel Parco delle Alpi Marittime. In quell'occasione, il geopoeta e scrittore, Davide Sapienza accompagnò i partecipanti in un interessante itinerario, soffermandosi a leggere passaggi tratti dai romanzi di Jack London e narrandoci un suo bellissimo racconto.
Il percorso fu talmente illuminante che, incuriosita dalla luce emanata dalla visione poetica che traspariva dalle parole dell'autore, incominciai a leggere i suoi libri.

Una nuova percezione del cammini

Iniziai con il suo "manifesto letterario", I Diari di Rubha Hunish (attualmente è uscita la terza edizione – Lubrina – 2017). Calandomi in un linguaggio nuovo, intuitivo, ho potuto percepire subito echi lontani, in grado di risalire la Terra per raccontare il loro respiro. Che non è solo un modo nuovo di osservare e comunicare, ma anche di captare i simboli che la natura ci mostra nelle sue molteplici espressioni. Ricordandoci che, ogni elemento (gli alberi, le rocce, l'acqua) può trovare infinite modalità per arrivare a noi. Grazie al suo innovativo approccio, la percezione del cammino cambia, ogni luogo, diventa un viaggio di esplorazione e di scoperte inattese. Ed è allora che si possono trovare le connessioni che abitano ovunque. Parole che diventano musica e ti guidano nella profondità di tutte le cose, fin dentro noi stessi. Un viaggio dentro il viaggio, stimolante, unico.
Ed è così che ho incontrato per la prima volta la Presolana. Luogo per antonomasia legato all'autore, raccontato con affetto, maestria e rispetto in molti suoi libri e articoli.

A pochi chilometri dal Passo della Presolana

Qualche settimana fa, allora, ho iniziato un cammino a pochi chilometri dal Passo della Presolana. Valico alpino delle Prealpi Bergamasche, che mette in comunicazione la Val Scalve con la Val Borlezza. Il sentiero si è subito inerpicato verso Corzanine (1368 metri). In questo tratto, ampie fenditure nel bosco permettono già di cogliere un'ampia veduta della sottostante vallata. Il percorso continua su un tratto in salita lungo il costone che si interseca, a un certo punto, al sentiero delle capre, sotto la cima Corzenine, a quota 1800 metri. Qui gli alberi diventano più radi, il paesaggio si apre davanti alle cime rocciose, regalando scorci molto suggestivi. Attraversando ancora un canalino di roccia, si arriva poi in una zona costituita prevalentemente da pietraia, che si impenna ripido e silenzioso, portando al Passo della Pozzera (2124 metri). Il terreno diventa ancora più sdruccevole, la salita può risultare leggermente faticosa, ma la vista insinuandosi nell'altezza, viene ripagata da scenari infiniti e incantevoli.

In questo sentiero, sotto i caldi raggi del sole di fine primavera, cala un silenzio silente. Eppure, sembra che qualcosa all'orizzonte ti osservi. Intorno appaiono rocce, vette, massi, ma guardandoli bene si può vedere in loro forme ancestrali, riconoscere profili noti, ombre lontane. Solo in apparenza la via appare sgombra, abbandonata e vuota. Una sconfinata energia dimora invece negli angoli, vive negli anfratti delle pietre, brilla sui massi erratici. L'atmosfera è magica e può incantare lo sguardo di chi ha compreso che aprire un varco all'immaginazione può essere la via giusta da seguire.
Continuando il cammino verso la cappella Savina, si prosegue adesso in leggera discesa verso sud che, in breve tempo, termina su un pianoro dove è situato il Bivacco Città di Clusone, a 2050 metri. La nuova struttura in legno ricoperta da una rossa lamiera è stata inaugurata solo nel 2015. Il vecchio bivacco, costruito originariamente nel 1968, era invece legato a una tragica vicenda. In quell'anno, infatti, persero la vita sette uomini a causa di una valanga, mentre risalivano il canale Bendotti.
Da qui lo sguardo si apre davanti alla cima della Presolana, che in tutta la sua bellezza si staglia verso il cielo.
Non esiste più passato, presente e futuro. Si resta solo in silenzio, a osservare linee lontane, sopraffatti dallo splendore. Quasi incapaci di sopportare tutta la meraviglia che incendia questo luogo silenzioso, magico e infinito.

Chi è Davide Sapenza

Davide Sapienza, scrittore e traduttore, inizia a scrivere negli anni ottanta libri dedicati al rock (U2, Nirvana, Neil Young, The Waterboys, Simple Minds), diventando firma di spicco della critica rock italiana. Dal 1990 vive in montagna e lavora per raccontare il rapporto possibile con il territorio, la natura e i suoi elementi: I diari di Rubha Hunish (2004, 2011, nuova edizione 2017), La valle di Ognidove (2007, libro al quale si ispira il documentario della Tv Svizzera italiana La sapienza di Davide. Parole in cammino, (2009) e La strada era l'acqua (2010) sono i libri nati da anni di viaggi, specialmente nel Nord del mondo (che ispira anche studi e pubblicazioni dedicati all'esplorazione polare). Ha scritto anche La musica della neve (2011). Di Jack London ha curato Rivoluzione, Cacciatore di anime, Martin Eden, La strada e John Barleycom. Per i "Classici" Feltrinelli ha tradotto e curato Il richiamo della foresta – Bâtard – Preparare un fuoco (2011), Zanna Bianca (2014), Il vagabondo delle stelle (2015) di Jack London e Le avventure di Gordon Pym (2013) di Edgar Allan Poe. Nella collana digitale Zoom Feltrinelli ha tradotto Bâtard e Preparare un fuoco di Jack London e Frammenti di cielo di Barry Lopez (2014). Scrive per il "Corriere della Sera". Tra i riconoscimenti ricevuti, ricordiamo il premio Pigna d'argento nel 2011, il Sentinella del creato nel 2012 e "Le ghiande" di CinemAmbiente nel 2015.

 

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