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Cicogna ultima Thule. In cammino dal Lago Maggiore alla Val Grande

Spesso si acquista un libro incuriositi da un titolo accattivante ma talvolta, per non dire di solito, il contenuto non tiene il passo con le aspettative. Non è questo il caso. Fabio Copiatti ha messo a frutto decenni di studi storici e ambientali, per passione personale o in collaborazione professionale con il Parco Nazionale della Val Grande, e ha prodotto un testo che è racconto di viaggio, biografia, storia, testimonianze, fantasia e altro, il tutto seguendo un percorso logico e cronologico. Bravo!

  • Daniele Pesce
  • Marzo 2021
Martedì, 30 Marzo 2021
Cicogna ultima Thule. In cammino dal Lago Maggiore alla Val Grande

L'obiettivo dichiarato di questa guida di viaggio è quello di incoraggiare gli escursionisti a raggiungere Cicogna senza automobile; in realtà è molto di più. Cominciamo a descrivere il contesto, per chi non conoscesse bene la Val Grande.

Cicogna è un villaggetto dalla storia breve, dai natali umili ma dai panorami iperborei. Ultimo centro abitato permanente esso ha ospitato, evidentemente, alcuni servizi essenziali per i pastori delle alte valli, quali una "cicogna" ovvero un marchingegno costituito da travi pivotanti per sospendere il calderone del latte sul fuoco per la caseificazione. Un brutto colpo per chi scrive queste note, che si chiama Cicogna per parte di madre, e si è sempre "cullato" nell'illusione di più nobili ascendenze.

Cicogna, più recentemente, è divenuta la "capitale" del Parco che gestisce l'ultima area "wilderness" alpina; beninteso, si parla di wilderness di ritorno, o di abbandono, come dice Copiatti con rimpianto.

In genere dopo aver raggiunto Cicogna in automobile si parte per scenografici percorsi aggettanti su forre da vertigine. Invece, la "Terra di Mezzo", tra Suna, sul Lago Maggiore, punto di imbarco e commercio dei prodotti della Val Grande e Cicogna pare non interessare più, nonostante panorami altrettanto emozionanti (ecco la goliardica gita CAI del 1890 che definisce Cicogna "ultima Thule", per dire quanto già solo raggiungere "l'ultimo paese creato da Domineddio", così definito dai suoi abitanti, potesse sembrare una meta remota).

Più modernamente quelle vie (al plurale, Copiatti non descrive un sentiero ma un intreccio di vie, alla vecchia maniera) per noi, amanti delle "Terre di Mezzo", rimangono preziose, visto che dopo la costruzione delle strade veicolari in genere le vecchie vie vengono abbandonate o privatizzate, quindi impercorribili.

La natura fa il resto. In Val Grande non si ritrovano gli ampi fondovalle e i pianeggianti circhi glaciali, bensì una severa e irta morfologia torrentizia, accentuata da una forte piovosità e una giacitura delle rocce (spesso verticalizzata) che si oppone alle frane e a qualsiasi addolcimento del paesaggio.

Nel libro si trovano personaggi e vicende, solo apparentemente locali, e invece, istruttive per tutti.

Tanto per fare un esempio, confesso di aver appreso leggendolo qui della grande nevicata del febbraio 1888. Anno di tormente memorabili anche in America (là infatti se lo ricordano) che in Europa ha dato i migliori paesaggi invernali di Van Gogh, giunto in febbraio ad Arles, in ricerca dei colori mediterranei e invece trovò paesaggi nordici dell'inverno più freddo da sessant'anni...con successiva inondazione, influenza letale... altra storia? Allora si raccomandava contro l'influenza come unico rimedio "forte e sana costituzione". Sì, decisamente, altra storia.

Questa è una guida di viaggio sui generis: per orientarvi lasciate a casa il gps e ricominciate a calcolare i "zig-zag", per riposare utilizzate le pose e per viveri e attrezzature, beh, magari ci fossero ancora le portatrici. Gustosissima la storia delle ragazze regolarmente ingaggiate per questo lavoro pesantissimo, di cui forse non si è mai parlato abbastanza, eppure è tradizione: ad esempio allorché il De Saussure (geologo ante litteram) durante il suo viaggio intorno al Monte Rosa (1798) ebbe necessità di trasportare a valle delle casse di rocce e preoccupato di non poter trovare nessun montanaro abbastanza robusto, venne senz'altro rassicurato che avrebbe facilmente trovato una donna per sbrigare la faccenda, e così fu. Naturalmente il servizio trasporto femminile non giunge senza qualche intoppo collaterale come ad esempio la sosta forzata per cambio d'abito proprio alla fine di un lunghissimo percorso... perché..., vuoi mica presentarti in paese in abiti da lavoro!?

Tra gli altri personaggi veri ricordati e narrati, contrabbandieri, cacciatori, imprenditori, partigiani... i più sorprendenti sono i parroci! Spesso si trattava di persone che provenivano dalla pianura e si spingevano fino all'orlo del Creato per puro spirito di missione. Forestieri colti, a volte sospettati di avere e esercitare strani poteri come la "fisica" e la "grammatica", a fin di bene, ma non si sa mai. Peccato che i parroci di montagna non abbiano mai trovato un Guareschi che abbaia raccontato le loro avventure, perché materiale ce ne sarebbe, forse più che nella "Bassa". Come quando a Cicogna, siamo negli anni '50, si presentò nientemeno che l'ambasciatore dell'USSR...

Il viaggio termina là dove è iniziato, presso il lago, dove i tradizionali giochi quali tria, filetto o pecore e lupo, incisi dagli scalpellini ossolani nei pressi dell'approdo, si collegano idealmente alle incisioni rupestri disseminate in Val Grande come il famoso petroglifo detto "Uomo-Albero", trovato dallo stesso Copiatti e ora simbolo del Parco.

Cicogna ultima Thule. In cammino dal Lago Maggiore alla Val Grande, di Fabio Copiatti, 2020 MonteRosa Edizioni, 250pp, EUR 16,90

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