Questo libro vuole essere una celebrazione del lavoro di tutti quegli uomini che, con il sudore delle loro fronti e l'arguzia delle loro menti, hanno plasmato un ambiente ostile trasformandolo in un luogo da vivere, conoscere, visitare.

E' ancora tutto da scoprire questo sonnacchioso lembo di pianura che è il Vercellese, che nell'alternarsi delle stagioni cambia veste come una bella donna: un susseguirsi infinito di specchi d'acqua, il verde brillante di un riso ancora da domare, il giallo intenso delle pannocchie mature e il brullo autunno di un terreno in attesa del seme che verrà...

E accanto, indispensabili come l'acqua, disegnati come un'orditura, fitti come una ragnatela, ecco i canali sorvegliati come il più prezioso dei beni e governati da chi fa un mestiere antico come l'acquaiolo.

E proprio di quelle che sono le testimonianze viventi di quegli antichi mestieri si parla nella sconda parte di questo libro, oggetti da toccare, voci da ascoltare, spazi da scoprire: sono gli Ecomusei piemontesi. Non solo l'eco di un tempo che fu, ma luoghi in cui scoprire le nostre radici, non musei, ma ecomusei, dove il territorio diventa la voce narrante e racconta a chi vorrà visitarli, della magia, della curiosità e dell'importanza di ciò che siamo stati, di ciò che siamo e di ciò che potremo essere.

Luglio 2002

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