La gastronomia delle Valli valdesi è stata segnata dalle vicissitudini storiche che le hanno contraddistinte: il popolo che le abita è stato costretto a vivere per lungo tempo con la valigia in mano, in povertà e a un'altitudine notevole.
Tutto ciò ha influito sull'affinamento di tecniche e modi di nutrirsi particolari, come il fatto di sfruttare tutti gli alimenti a disposizione, dalle piccole bacche alle erbe spontanee, dal recupero del siero della lavorazione del latte alla confezione di salumi particolari, come la "mustardela".
Il popolo valdese è però anche entrato in contatto con le grandi culture europee, portando a casa alcune delle loro abitudini alimentari: la frutta con la carne, il rito del tè, la confezione di gelée, ecc.
Ma la cosa più importante è forse l'approccio che le genti delle Valli hanno verso il cibo, che non è mai stato considerato tramite di ostentazione, bensì di grande rispetto verso quanto la natura mette a disposizione ogni giorno.
Partendo da un ricettario di inizio Ottocento, scritto da Mme Jahier-Muston, Gisella Pizzardi e Walter Eynard, del ristorante Flipot di Torre Pellice, reinterpretano la cucina valdese, mentre Bruna Frache ricostruisce storia, usi e costumi della tradizione alimentare valligiana.
Aprile 2015
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