Stampa questa pagina

Associazioni fondiarie, nuova vita alle terre marginali

Le Associazioni fondiarie sono una forma innovativa di gestione collettiva del territorio, capace di superare gli interessi del singolo a vantaggio della comunità: gestiscono un certo numero di appezzamenti privati, garantendone l'utilizzo, ad esempio come pascolo, e reinvestendo gli utili derivanti dagli affitti. Scopriamo meglio di che cosa si tratta, a partire dall'esperienza dell'Associazione Fondiaria di Carnino.

  • Maurizio Dematteis
  • Maggio 2023
Lunedì, 15 Maggio 2023
Sentiero del Vallone dei Maestri sopra Carnino Superiore verso cima Marguareis - Foto R. Vallarino Sentiero del Vallone dei Maestri sopra Carnino Superiore verso cima Marguareis - Foto R. Vallarino

«L'ultimo allevatore a Carnino risale a 15 anni fa – racconta Francesco Pastorelli, Direttore della Cipra Italia, originario dell'Alta Valle Tanaro, forse il più giovane rimasto a parlare ancora l'antica lingua locale dei brigaschi -. Era mio papà, e dopo di lui nessuno ha più monticato queste zone».
Tra le cause principali dell'abbandono dei prati di Carnino, frazione di Briga Alta, in alta Val Tanaro, anticamente soggetti alla coltivazione, l'estrema parcellizzazione della terra: figli, parenti, cugini e discendenti delle vecchie famiglie si sono divisi sempre più le eredità dei loro vecchi, fino ad ottenere una serie di appezzamenti di pochi metri quadrati, inutili dal punto di vista produttivo. Ma poi i guardiaparco del Marguareis, realtà che tutela 7.900 ettari di ambiente alpino ripartiti, dal 2016 parte dell'Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime, hanno cominciato a mostrare segni di insofferenza nei confronti della rapida "rinaturalizzazione" del territorio, che nel giro di pochi anni rischiava di cancellare l'opera di terrazzamenti, bonifica dalle pietre e taglio di alberi e arbusti nella zona limitrofa all'abitato minacciando di vanificare un patrimonio di biodiversità creatosi in millenni di attività umana. «Abbiamo cominciato a recuperare alcuni prati per farci brucare i selvatici – racconta Massimo Sciandra, guardia parco del Marguareis –, ma ci siamo subito resi conto che senza l'attività di pascolamento delle mucche le radure riconquistate sarebbero presto tornate a essere invase dal bosco». Le potenzialità per la monticazione di qualche centinaio di mucche tra i pascoli bassi e quelli alti intorno a Carnino ci sarebbero. Ma come fare a superare l'annoso e spinoso problema della parcellizzazione delle terre? Come pretendere che un allevatore possa contattare decine e decine di proprietari dei terreni per poter arrivare ad avere un'area sufficiente per la sua attività? Ed è qui che è entrato in gioco il professor Andrea Cavallero, della Facoltà di Agraria dell'Università di Torino, con la proposta di creare un'Associazione fondiaria.

Nata nel 2012, l'Associazione Fondiaria Carnino è stata la prima realtà del suo genere ad essere costituita sulle Alpi, riuscendo ad riunire decine di proprietari terrieri interessati a far pascolare i propri terreni, migliorando la condizione ambientale e, cosa non irrilevante, disposti a utilizzare i proventi dell'affitto versato dall'allevatore, invece di intascarseli, per ottimizzare i pascoli attraverso l'introduzione di un impianto idrico e vasche semovibili adatte ad un "pascolo turnato". Condizione fondamentale per preservare l'ambiente ed evitare che i capi segnino eccessivamente il terreno per recarsi a bere nel ruscello di fondovalle.

 

 

Quella di Carnino è stata solo la prima di una serie. Poi quelle di Ostana in Valle Po, Montemale in Valle Grana, Avolasca nell'Appennino tortonese e Lauriano nella zona collinare. Infine la prima legge regionale italiana per le associazioni fondiarie, del 2016, in Piemonte.

Anche se non si tratta propriamente della gestione di un bene comune, in quanto le proprietà dei fondi rimangono ai privati, quella delle Associazioni fondiarie (Asfo) è da considerarsi una forma innovativa di gestione collettiva del territorio, capace di superare gli interessi del singolo a vantaggio della comunità, pur tutelando gli stessi proprietari dei fondi. E se la parcellizzazione delle proprietà non è l'unica causa del mancato sviluppo dell'agricoltura di montagna, ne costituisce tuttavia un grande ostacolo a causa dell'impossibilità di disporre di superfici aziendali minime, di stipulare contratti per la presenza di troppi proprietari (spesso sconosciuti o irreperibili), di poter effettuare una pianificazione e una gestione a lungo termine. Per far fronte al problema del frazionamento fondiario, prendendo spunto da iniziative sviluppate nelle Alpi francesi, oggi in alcune località montane, soprattutto piemontesi, le associazioni fondiarie consentono di riunire sotto un'unica gestione i terreni dei soci sostituendo una conduzione individuale della singola proprietà ad una collettiva, a più ampio respiro, indirizzando le pratiche gestionali secondo le vocazioni territoriali. Grazie a un processo piuttosto semplice di adesione da parte dei soci e alle garanzie che vengono date circa il mantenimento della proprietà agli stessi, si sta rivelando uno strumento funzionale. E anche se oggi l'utilizzo del territorio delle Asfo è prevalentemente pastorale, non sono da escludersi in futuro forme di utilizzo agricolo, forestale o l'integrazione tra diverse attività.

La Legge Regionale, la 21/2016, ne promuove la costituzione e le sostiene mediante finanziamenti destinati in particolare a interventi di miglioramento fondiario e alla redazione di appositi piani di gestione. L'aspetto più innovativo della norma, che continua a raccogliere attorno a sè nuovi interessati, è costituito dalla possibilità di assegnare alle associazioni fondiarie dotate di un piano di gestione che ne facciano richiesta, in maniera temporanea, terreni incolti o abbandonati che, uniti ai terreni dei proprietari conferenti, possono essere resi nuovamente produttivi e appetibili al riuso.
Oggi le associazioni fondiarie costituite sul territorio regionale sono oltre una ventina, distribuite in prevalenza nelle zone montane e collinari nelle province di Alessandria, Asti, Cuneo, Torino, Vercelli e Verbania. La superficie complessiva recuperata è stimata intorno ai duemila ettari, con circa 800 soci coinvolti nel conferimento dei terreni. Per il suo impegno a favore delle associazioni fondiarie la Regione Piemonte è stata  premiata nel 2019 con l'assegnazione dei riconoscimenti del Premio nazionale del Paesaggio, iniziativa inserita nella Giornata nazionale del Paesaggio, istituita nel 2016 dal Ministero per i Beni Culturali, con l'encomio "Associazioni Fondiarie: nuova vita alle terre marginali".