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Da grande voglio fare il "restauratore di habitat"

Biodiversità non è solo ricchezza e varietà di vita sulla Terra ma è anche diversità di ecosistemi e di habitat, che sono i principali fornitori dei servizi ecosistemici, cioè i grandi "benefit" che la natura dona all'uomo. Da qui l'esigenza di proteggere gli ambienti naturali, rinnovando quelli scomparsi e "restaurando" quelli danneggiati, proprio come si fa con le opere d'arte.

  • Nadia Faure
  • Gennaio 2023
  • Venerdì, 27 Gennaio 2023
Immagine da Pixabay Immagine da Pixabay

Silvia Assini è docente e ricercatrice in Botanica all'Università di Pavia ed è responsabile scientifico del progetto LIFE Drylands dedicato al restauro delle praterie e delle brughiere xero-acidofile continentali in siti Natura 2000 del Piemonte e della Lombardia.

In questo contributo video tratta l'importanza e la necessità di occuparsi del "restauro" di habitat naturali danneggiati. Per spiegarne l'emergenza riflette su come, nella "transizione ecologica" del Paese intrapresa con lo strumento del PNRR, gli aspetti più strettamente biologici e naturalistici vengano messi in secondo piano da aspetti maggiormente legati alla digitalizzazione e alla tecnologia. Questo limite rischia di non dare la giusta importanza alla biodiversità, che è invece cruciale: pandemia e cambiamenti climatici sono una conseguenza della perdita di biodiversità, che non dobbiamo solo conservare, ma anche incrementare.

La biodiversità non è solo ricchezza e varietà di vita sulla Terra ma è anche diversità di ecosistemi e di habitat che sono i principali responsabili dei servizi ecosistemici, veri e grandi "benefit" che la natura dona all'uomo.

Per incrementare questi benefit tra cui ad esempio l'impollinazione, lo stoccaggio del carbonio, gli scambi ossigeno/anidride carbonica, la protezione dall'erosione del suolo, il miglioramento dell'aria, la produzione di legname, cibo, fibre, principi attivi, piante ornamentali... occorre occuparsi del "restauro" degli habitat compromessi.

C'è quindi forte urgenza di riparare gli habitat danneggiati, formulando più soluzioni basate sulla natura stessa come prevede il progetto LIFE Drylands, iniziato nel 2019 e che si concluderà nel 2024. Gli obiettivi generali del progetto, che coinvolge anche le Aree protette del Po piemontese e quelle del Ticino e del Lago Maggiore, sono il ripristino degli habitat aridi acidofili continentali che si trovano all'interno di otto Siti Natura 2000 della Pianura Padana occidentale, per riportarli ad uno stato di conservazione favorevole, e la creazione di aree "core" e corridoi ecologici per ridurre la frammentazione degli habitat e aumentarne la connettività.

L'appello finale è di unirsi al Join #GenerationRestoration con più politiche e risorse per il ripristino degli ecosistemi e dei servizi ecosistemici di cui non possiamo fare a meno, nella consapevolezza che i restauri naturali, come nell'arte, restituiscono anche tanta bellezza, quella che solo natura crea.

 

 

 

Il video è online su Yotube a questo link