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Dove volano le falene

Di impollinatori si sente parlare spesso ma in pochi sanno che tra questi, oltre alle api, ci sono anche le farfalle e le falene. Proprio per questo vi raccontiamo come il progetto di Citizen science "Dove volano le falene" nel Parco La Mandria è diventato qualcosa di unico e peculiare.

  • Noemi Ferro
  • Gennaio 2023
  • Giovedì, 19 Gennaio 2023
Un'immagine delle attività del progetto - Foto p.g.c. Coop. Arnica Un'immagine delle attività del progetto - Foto p.g.c. Coop. Arnica

"Dove volano le falene" è un'iniziativa didattica realizzata dall'Ente di gestione Parchi Reali  e dalla Cooperativa Arnica, con il supporto scientifico del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, diretto dalla professoressa Simona Bonelli. Se n'è parlato lo scorso novembre, nel calore e nella magia della Reggia di Venaria, dove si è svolta la conferenza "Api, cibo e biodiversità" per presentare i diversi progetti di conservazione e divulgazione a tutela degli impollinatori sul territorio locale. Differenti quelli presentati, tutti con scopi comuni: avvicinare le persone agli impollinatori ma allo stesso tempo preservare e tutelare questi ultimi.

Gli interlocutori intervenuti all'iniziativa sono stati numerosi, a partire dall'architetta Alessia Bellone che ha raccontato come le aree verdi della Reggia siano diventate forse la più importante "Autostrada delle api" e quindi un habitat ideale per gli impollinatori. A seguire, la dottoressa Paola Francabandiera ha raccontato come numerosi bambini delle scuole primarie e secondarie di Fiano siano stati coinvolti nel progetto attraverso attività didattiche. Durante la conferenza sono intervenuti anche Andrea Beretta, funzionario del Parco della Mandria e Marco Porporato dell'Università degli Studi di Torino che hanno presentato le attività in corso rivolte alla tutela della api, mentre Simona Bonelli, anche lei docente all'Università di Torino, ha presentato: "Dove volano le falene".
Di impollinatori si sente parlare spesso ma in pochi sanno che tra questi, oltre alle api, ci sono anche farfalle e falene. Proprio per questo vi raccontiamo come il progetto di Citizen science "Dove volano le falene" - guidato dalla professoressa Bonelli - è diventato qualcosa di unico e peculiare.

La prima escape room dedicata alle falene

I "cittadini scienziati" coinvolti nel progetto "Dove volano le falene" sono stati gli studenti delle scuole medie del territorio. Le classi, portate in visita al parco La Mandria - sito di studio per conoscere la biodiversità dei Lepidotteri - si sono immerse nel mondo degli impollinatori e così i ragazzi hanno scoperto che le falene sono molto più che semplici "disturbatori" urbani.

Portare i ragazzi sul campo e far sperimentare loro ciò normalmente fa un ricercatore - cattura, identificazione, registrazione dei risultati – è una fra le attività più seguite dalle classi. Ma non ci si è fermati qui!
La Cooperativa Arnica insieme con l'Ente di gestione dei Parchi Reali - l'aiuto scientifico del gruppo di ricercatori della professoressa Bonelli - hanno messo a punto la prima Escape room naturalistica: un "gioco" di indovinelli dove risolverli è la sfida, ma anche l'unico modo, per uscire dalla stanza (da qui Escape room).

A Cascina Brero, l'Escape room naturalistica permette al giocatore di immedesimarsi nella vita di una falena. Chi decide di partecipare, dovrà risolvere una serie di rompicapi che gli permetteranno di capire come si sviluppa una falena e quali pericoli dovrà affrontare nei vari stadi, da larva ad adulto.

Ma per saperne di più su questo progetto del parco, abbiamo intervistato Stefano Camanni e Elisa Bottero di Arnica, la Cooperativa che si occupa delle attività scientifico-divulgative destinate al pubblico.

Stefano ed Elisa, quando nasce l'idea di progettare una Escape room all'interno del parco e qual è stato il ruolo della professoressa Bonelli?

Partecipando e vincendo al bando del MIUR, insieme all'Ente di gestione Parchi Reali, abbiamo deciso di dedicare questi fondi agli impollinatori. L'idea iniziale era un allestimento museale ma cercavamo qualcosa di più ludico che avesse, allo stesso tempo, finalità didattiche. In questo, ci ha aiutato tantissimo la professoressa Bonelli che, con l'Università di Torino, hanno collaborato con noi per creare un filo conduttore e dare valenza scientifica agli indovinelli che si trovano all'interno dell'Escape room.

Il pubblico che frequenta la Cascina Brero è molto variegato, da anziani a bambini. Come sono stati progettati i diversi indovinelli? Ma sopratutto per chi?

"Costruendo" gli indovinelli si è cercato di trovare il modo che fossero adatti agli adulti quanto ai bambini. L'argomento "falene" è comunque abbastanza particolare: infatti tutti conosciamo le farfalle, ma in pochi conosciamo le falene. Le domande che si possono trovare all'interno dell'Escape room sono rivolte a un pubblico ampio e soprattutto non hanno una specificità tale da annoiare. Sono approfondite al punto giusto, in modo da fornire informazioni accurate a un pubblico anche non scientifico.

Quale approccio avete usato per presentare un progetto così unico, su degli animali così poco conosciuti?

Sicuramente è stata una sfida trattare così un argomento naturalistico, ma il successo è stato incredibile. È facile affermarlo perché i numeri sono notevoli. Da maggio a ottobre 2022, l'Escape room è stata visitata da 770 studenti con la partecipazione di 70 insegnanti. Da considerare che, essendo stata inserita in escursioni e in esperienze naturalistiche, ha ricevuto ancora più visitatori. In totale, sono circa 1650 le persone hanno partecipato a questa esperienza di fruizione.

Inizialmente, alle scuole sono state proposte una serie di attività sul campo dove i bambini sono andati alla ricerca di Lepidotteri (farfalle e falene), sia di giorno che di notte. E' stato insegnato loro a riconoscere i Lepidotteri e a registrare i dati sull'applicazione iNaturalist.

Quali notizie ci date sui progetti futuri dedicati agli impollinatori?

È in cantiere un'Escape room in giro per il parco. L'Area protetta ovviamente non è una stanza da cui uscire, come succede in un' Escape room classica, proprio per questo si sta studiando un percorso ad anello dove per poter proseguire è necessario risolvere una serie di indovinelli. L'impostazione è quella solita, ma si farà a "cielo aperto". Non ci saranno degli allestimenti, ma verranno utilizzate delle schede cartacee per i bambini e un'applicazione per smatphone da scaricare per gli adulti. Sulla falsa riga dell'Escape room naturalistica mettiamo insieme gioco e sfida: la "Mandria segreta" verrà inaugurata tra marzo e aprile.

Falene, animali invisibili

Conoscere le falene vuol dire imparare a rispettarle e saperle apprezzare. Questi insetti sono prettamente notturni ma alcuni esemplari volano anche di giorno. Rispetto alle loro cugine, le farfalle, sono meno colorate e più criptiche: si confondono con foglie e corteccia degli alberi.

Altra importante differenza, che permette a chi le studia di distinguerle chiaramente dalle farfalle, è la presenza di antenne pettinate: mentre le farfalle presentano antenne clavate, quindi con un rigonfiamento terminale, le falene le presentano pettinate, cioè caratterizzate da una serie di "dentelli", proprio come un pettine.

Così come mentre non capita di trovare una farfalla negli armadi, a tutti è successo di trovare una piccola falena tra i vestiti. Tanto conosciuta è la tarma della lana, che si nasconde tra i nostri abiti per nutrirsi, ma anche la piralide della farina, che sguazza nelle dispense di casa. A parte queste poche specie, è difficile sentir parlare di falene. Tuttavia, non ci deve stupire questo loro comportamento poiché tra le loro fonti di nutrimento predilette troviamo: cheratina, detriti organici, corteccia degli alberi e lana.

Il loro ruolo, in quanto insetti notturni, è fondamentale poiché rappresentano una delle poche specie che si occupa di impollinazione dopo il tramonto. Le falene, proprio come qualsiasi altro impollinatore, sono responsabili della diffusione di semi e di pollini.

Imparare a conoscere questi insetti è essenziale per poter preservare il loro habitat. Pesticidi, riscaldamento globale, carenza di acqua e aumento delle luci notturne sono tutti fattori disturbanti per questi animali. In particolare, è stato coniato il termine "inquinamento luminoso" proprio per riferirsi a tutti quei fenomeni di luminosità notturna che vanno a disturbare gli animali che vivono di notte. Questa luce interferisce sia sulle relazioni intra/inter-specifiche, sia sull'impatto ecologico di molti impollinatori poiché influisce sulla loro capacità di percepire i colori dei fiori e sulla loro capacità di difendersi e visualizzare il predatore. L'inquinamento luminoso, quindi, agisce su due fronti: fa si che l'impollinatore sia più facilmente predabile e, allo stesso tempo, lo confonde impedendogli di nascondersi e rendendo inefficiente le loro capacità mimetiche. Non solo, la luminosità notturna influenza anche la capacità dell'insetto di nutrirsi, poiché gli viene difficile riconoscere il fiore: da ricordare che, essendo animali notturni hanno sviluppato specifiche capacità per vedere al buio. La luce quindi è come se li rendesse ciechi!