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Farfalle in ToUr

Un progetto di "metamorfosi" sia per le persone coinvolte che per gli spazi urbani di ricerca in cui si è svolto. Ecco come a Torino alcuni utenti psichiatrici sono attivi nella cura e nella conservazione delle farfalle.

  • Noemi Ferro
  • Novembre 2022
  • Mercoledì, 30 Novembre 2022
Farfalla su roccia - Foto Progetto Farfalle in ToUr Farfalla su roccia - Foto Progetto Farfalle in ToUr

Chi ha detto che la scienza appartiene solo agli scienziati? Attualmente, sono sempre più frequenti i progetti scientifici che rendono partecipi cittadini dilettanti, i così detti "cittadini scienziati". Proprio per rendere comune la ricerca scientifica nasce la Citizen Science.

Proprio a tale proposito, vorremmo raccontarvi come pazienti psichiatrici sono stati partecipi di un progetto che salvaguarda le farfalle urbane.

Il progetto in questione si chiama Farfalle in ToUr ed è nato nel 2013 con il dottor Giorgio Gallino, Direttore della Struttura Complessa di Psichiatria Rete Ospedale Territorio Distretto Sud-Est dell'ASL della Città di Torino, su ispirazione del progetto Effetto farfalla: segui i fiori, semina farfalle che nasce a Milano ed intende riportare le farfalle nelle grandi città. La necessità di pianificare il ritorno dei lepidotteri nasce dal fatto che studi scientifici hanno dimostrato una preoccupante diminuzione di questi insetti negli ambienti urbani.

I cittadini milanesi sono stati invitati a seminare le giuste piante sui loro balconi o terrazzi, sia per la loro bellezza che per la salvaguardia della biodiversità, in modo da creare uno spazio verde che le farfalle potessero sfruttare come corridoio ecologico.

L'idea di Farfalle in ToUr convoglia tutti questi presupposti ma rende complici, nella cura delle farfalle, persone fragili; questi insetti sono ideali per lo scopo poiché innocui, facili da catturare e molto carismatici. L'iniziativa ha riscontrato, fin da subito, un gran successo.

Il progetto si concretizza nel 2015 grazie alla convezione tra il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino, l'ASL Città di Torino e la cooperativa "Il Margine" che è stata la prima a aderire. In particolare il gruppo di ricerca della professoressa Simona Bonelli ha aggiunto una cornice scientifica e metodologica alle finalità pedagogiche preesistenti. Il buon riscontro del progetto è dimostrato dal fatto che, nel 2018, si è aggiunta anche una seconda cooperativa,"La Rondine". Sempre nello stesso anno, Farfalle in Tour è entrato a far parte di un progetto europeo (proGIreg), che si propone di usare la natura come strumento di rigenerazione urbana, all'interno dei progetti Horizon 2020

Il progetto Farfalle in ToUr

Il progetto ha coinvolto i pazienti psichiatrici nella costruzione di oasi verdi, di corridoi ecologici e nel monitoraggio delle farfalle. Insieme al personale sanitario delle cooperative queste persone sono state capaci di catturare e identificare correttamente i diversi esemplari di lepidotteri urbani che possiamo trovare in città, e in particolare a Torino, nella zona di Mirafiori Sud.

Ma non finisce qui. Successivamente i pazienti si sono uniti con i ricercatori dell'Università di Torino in alcune attività svolte in collaborazione con le scuole elementari della città: circa 200 bambini sono stati coinvolti in diverse ore di attività didattica. Nonostante l'interruzione per la pandemia, le classi hanno dimostrato, a percorso concluso, una maggiore conoscenza sulla biologia e sull'anatomia delle farfalle.

La metamorfosi

Anche chi non studia le farfalle sa che questi insetti sono in grado di fare la metamorfosi: transitano cioè, nel loro ciclo biologico, attraverso quattro stadi di vita che li portano da bruchi a farfalle. Questa loro capacità fa si che siano degli animali apprezzati e conosciuti da tutti e anche per questo Farfalle in ToUr può essere considerata come una "metamorfosi" per le persone coinvolte, che possono integrarsi nella società e creare una nuova routine nel loro percorso di guarigione uscendo così allo scoperto.

Il lato sorprendente di progetti come questo, e più in generale della Citizen Science, è che comportano un vantaggio sia per il cittadino che per i ricercatori. L'equipe di lavoro della professoressa Bonelli inizialmente ha guidato chi ha partecipato a Farfalle in ToUr tramite lezioni teoriche e pratiche e, in seguito, ha analizzato i dati che sono stati raccolti nel corso della ricerca sul campo, incrementando notevolmente il patrimonio di dati utili allo studio.

Ma non solo. L'attività di monitoraggio ha messo in luce l'importanza delle oasi verdi: si tratta di corridoi ecologici in cui le farfalle possono spostarsi e riprodursi, aiutando la città a diventare più butterfly-friendly.

Da non dimenticare, infine, che le farfalle sono degli ottimi bioindicatori: attraverso variazioni del loro periodo di volo e dell'ovideposizione ci dicono come cambiano le condizioni dell'ambiente in cui vivono. La diminuzione delle aree verdi, a causa delle frequenti falciature dei prati e dell'urbanizzazione, fa si che il tempo che trascorre una farfalla in volo, passando di fiore in fiore, sia meno proficuo. In questo modo, le farfalle si nutrono di meno e depongono meno uova.

Le variazioni dei ritmi e delle abitudini fungono quindi da parametro per i ricercatori poiché mettono in evidenza le conseguenze che il cambiamento climatico ha sull'ambiente e su queste fragili specie.

Per saperne di più

Sito Web Farfalle in ToUr

Instagram Farfalle in ToUr

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