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Come la pastora protegge il suo gregge

Quella che vi raccontiamo è una storia di una convivenza 'possibile' tra uomini e lupi. Anzi, tra una donna e i lupi che vivono sulla 'sua' collina.

  • Laura Succi
  • Febbraio 2020
Martedì, 18 Febbraio 2020
Laura Piperno con uno dei suoi cani da guardiania  - Foto Laura Piperno Laura Piperno con uno dei suoi cani da guardiania - Foto Laura Piperno

 

"I lupi sono passati sulla mia collina tanto tempo fa, ormai sono quasi due anni. Non avevo mai avuto predazioni da lupo prima, ma da cani sì, sia padronali che randagi e di solito fanno un macello. Mi è capitata una predazione su 80 fattrici e un montone, non ne hanno ucciso neanche uno: li hanno lasciati tutti agonizzanti e li ho dovuti fare sopprimere. Una cosa orribile, spaventosa. Ho trovato pecore senza più le orecchie, senza più gli occhi, il montone aveva solo più la teca cranica ma non aveva nient'altro, e non erano morte".

Chi parla è Laura Piperno, fondatrice e primo presidente dell'ISDA, Associazione Italiana Sheepdog, unica associazione italiana affiliata all'International Sheepdog Society. Quella che lei chiama "sua collina" è a Castelnuovo Don Bosco, in provincia di Asti.

Una passione per le pecore

Le pecore sono sempre piaciute a Laura Piperno, così più di 30 anni or sono, compra delle Suffolk, animali enormi. E con le pecore, com'è naturale, prende i cani, dei border collie, ideali per condurre le pecore e anche utilizzati nelle gare di sheepdog: "Un mio amico è andato in Gran Bretagna e gli ho chiesto di prendermene uno. Così la mia prima cagna è stata Meg, un bel muso di border collie 'split-face', mezzo bianco e mezzo nero", ci racconta.

Per inciso, sono pecore autoctone delle montagne piemontesi, la Saltasassi, del Verbano Cusio Ossola e la Savoiarda, anche detta "razza di Cuorgné", quelle che appaiono nel quadro Fiera di Saluzzo (sec. XVII), dipinto dal Pittara (1835-1891), peraltro in mostra alla GAM di Torino fino al 13 aprile prossimo. Nel dipinto, accanto alle pecore, ci sono anche bovini, cani, cavalli, galline, anatre e capre, attentamente individuati e descritti dal dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università degli Studi di Torino.

Il lupo è un predatore raffinato

"I lupi la prima volta hanno ucciso e ferito dieci pecore, che comunque sono poi morte tutte. C'erano due forellini a destra e due a sinistra della loro gola, un intervento chirurgico, il torace era aperto e gli organi interni mangiati. Il rumine no, il lupo non lo tocca, lo disgusta, è impuro", spiega la Piperno. Lei aveva capito subito che non potevano essere stati dei cani, perché il il lupo si distingue per la tecnica predatoria raffinatissima.

Dopo nove mesi, il lupo attacca di nuovo, altre dieci pecore. Questa volta arriva anche la conferma dalle analisi del DNA, a cura dell'Istituto Zooprofilattico di Torino, una verifica che per l'episodio precedente non era stato possibile eseguire.

"A quel punto che cosa potevo fare? Non ho avuto alcun tipo di risarcimento, non potevo proprio permettermi di subire nuove predazioni. Mi sono mossa e ho cercato contatti. Sono arrivata così a DifesaAttiva, un'associazione di persone che si adoperano per trovare il modo per convivere con i grandi predatori. Assieme ai suoi tecnici ho organizzato un incontro pubblico. E' stata una riunione affollatissima, così affollata che un sacco di gente non è riuscita a entrare: erano tutti molto colpiti quando hanno compreso che il lupo si può gestire", racconta Laura Piperno.

Gli strumenti della convivenza

"Gli specialisti di DifesaAttiva hanno spiegato come fare le recinzioni, che devono essere elettriche, qual è il voltaggio efficace, come proteggere il gregge con i cani e cos'altro fare. E io l'ho fatto", prosegue Piperno. "Ho predisposto le reti elettriche e ci ho messo dentro quattro giovani cani da pastore abruzzesi, una femmina e tre maschi. Sono ancora dei cuccioloni ma, da allora, i lupi hanno predato alcune volte animali non custoditi nei dintorni ma qui non sono più entrati". Quindi si convince che questa sia la via verso la convivenza.

I cani però per essere dei buoni guardiani devono essere educati, non si può prendere un cucciolo, sistemarlo in mezzo alle pecore e pensare che se la cavi da solo. Come prima regola, i cani devono essere nati e vissuti nel gregge, meglio se con madri che trasmettono loro la propria conoscenza. Poi ci sono tanti accorgimenti da adottare: vanno osservati e compresi. Ad esempio, i cani devono sempre stare insieme alle pecore tranne quando partoriscono: "Basta una recinzione che li separi, così non sono disturbate in un momento così delicato, dice Piperno. A me, ad esempio, è capitata una cagna troppo premurosa che mi ha fatto morire un agnello, non ha lasciato che la madre si avvicinasse ed è morto".

Ci sono poi delle caratteristiche anche caratteriali ben precise che il cane da guardiania deve avere per legarsi alle pecore, senza essere aggressivo con le persone. In montagna, c'è chi si avvicina alle nostre greggi con la mountain bike, chi a piedi o con il proprio cane, e non tutti sono in grado di capire le esigenze delle pecore e dei loro custodi a quattro zampe.

I cani che sorvegliano il gregge di Laura Piperno appartengono a Piero Pons, un pastore che da tempo seleziona cani da guardiania efficaci contro i predatori ma anche socievoli con le persone.

I cani da guardanìa sono un po' lupi

"I cani da guardiania sono anche un po' lupi, ma non devono fare i lupi! Invece di unirsi al loro branco devono rimanere insieme alle pecore finché i predatori non se ne sono andati, dice Simona Zaghi, guardiaparco delle Aree protette del Po torinese. I lupi sono molto intelligenti, cacciano in gruppo. Uno di loro fa in modo che il cane da pastore lo insegua mentre, da dietro, gli altri vanno a cacciare le pecore ma, se il cane non si muove, non possono intervenire".

Ma quanti sono i lupi nelle Aree protette del Po torinese? In attesa del monitoraggio scientifico nell'ambito del progetto Life WolfAlps. eu, Simona risponde in base alla sua esperienza diretta: "Ci sono quattro o cinque lupi che vagano su una superficie di 200-250 chilometri sulla collina, tra Astigiano e Torinese. Le zone preferite, dove si cibano, sono Castelnuovo Don Bosco, Aramengo, Casalborgone e la Riserva Naturale del Vaj a Castagneto Po dove abbiamo posizionato una fototrappola. Quasi ogni giorno, al mattino, passano di lì, si vedono benissimo". In ogni caso verrà effettuato un monitoraggio scientifico nell'almbito del progetto Life WolfAlp eu che fornità dati certi 

E se incontriamo un lupo?

I lupi ci sono, sono arrivati fino alle porte di Torino e al Po  e quindi bisogna sapere come comportarsi, anche quando non si ha un gregge.
"Gli animali da compagnia lasciati liberi nei boschi possono generare problemi: i loro proprietari dovrebbero prendere delle precauzioni e saperli al sicuro, mentre i cani è bene tenerli al guinzaglio", dice la guardiaparco. Altra cosa importante è non abbandonare i rifiuti o depositarli dove non è consentito: non bisogna abituare il lupo ad avvicinarsi alle pertinenze umane.

Serve tanta educazione. "La formazione è fondamentale e sono i pastori a doverla fare, insieme ai tecnici: serve a chi è continuamente a contatto con problemi e predazioni. Occorre far comprendere i motivi di quanto accade e mostrare delle soluzioni: perché è successo? Cosa si può fare? Come si fa? Anche il recinto elettrico non è magico, bisogna saperlo mettere", dice Zaghi. Apprese queste informazioni, certamente ci vogliono azioni concrete. E' importante, ad esempio, che le bestie uccise siano rimborsate dagli uffici pubblici competenti in tempo breve", dice Piperno.

Il numero dei lupi è soggetto all'equilibrio del branco

Quando parliamo di lupi è necessario essere informati correttamente. "La gente pensa che i lupi crescano di numero nello stesso territorio, mentre si deve sapere che il branco è soggetto a un ferreo equilibrio interno. Troppo spesso viene fatta della cattiva informazione ed è quella che crea un clim di apprensione eccessivo", spiega Piperno.
"Non ci aspettiamo un incremento di lupi sul nostro territorio, afferma Simona Zaghi. I nostri lupi vivono in piccoli gruppi e quando il gruppo arriva a essere troppo numeroso, i più deboli o vanno a colonizzare territori lontani oppure soccombono. Il lupo ha attaccato un capriolo? E allora? E' il suo mestiere!, aggiunge Piperno. Il loro numero, per non parlare di quello dei cinghiali, è in crescita e il lupo predatore di cinghiali, caprioli e animali selvatici, anziché di quelli cresciuti dall'Uomo, è di gran lunga più utile che dannoso. Se solo mangiasse la metà dei selvatici, sarebbe un aiuto per un ritrovato equilibrio naturale e la conservazione delle coltivazioni agricole".

P.S.

I 100 lupi di Liu Rouwang (Wolves coming) rappresentano la natura che si ribella all'uomo e si riprende il suo ruolo ed è una riflessione critica sui valori della civilizzazione e sulla grande incertezza in cui viviamo oggi. Dopo neanche 100 giorni dalla loro installazione in Piazza del Municipio, a Napoli, qualche imbecille li ha vandalizzati: d'altronde, spesso i veri lupi sono gli esseri umani.

 

 

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