Stampa questa pagina

Da rifiuto a risorsa: succede al Politecnico di Torino

Con il termine startup si intende una nuova impresa 'temporanea' in cerca di soluzioni strategiche e ripetibili, da far crescere indefinitamente e al Politecnico di Torino mirano tutte a uno stile di vita sostenibile. 

  • Laura Succi
  • Dicembre 2019
Venerdì, 29 Novembre 2019
 Foto Pixabay Foto Pixabay

 

Torino, 1929: nasce dalla mente dell'imprenditore e mecenate Riccardo Gualino, quello dell'omonima villa sulla collina (di Torino) che si affaccia sul Po, la Salpa Ltd, con sede legale in Terranova ma cuore sotto la Mole. "La Salpa è una specie di cuoio artificiale, una similpelle ottenuta macinando scarti di pelle e cuoio che - trattandoli chimicamente e meccanicamente - si spalma su un supporto di tela, la si tinge come si vuole e la si goffra per simulare la porosità della pelle vera", scrive Giorgio Caponetti nel Grande Gualino, Utet edizioni. Quella gelida isola canadese era forse il più importante centro mondiale per la pesca del merluzzo dove la pelle veniva buttata via e non valeva niente, ma andava benissimo per produrre la salpa, davvero un buon affare. C'è da aspettarsi che anche la moglie di Gualino, Cesarina Gurgo Salice "gentile, flessuosa figurina cona la grazia di un giglio sullo stelo" camminasse per corso Vittorio Emanuele II con scarpe e borsette di salpa.

Oggi, a distanza di molti anni, l'utilizzo degli scarti è più che mai un tema al centro dell'attenzione generale e ridurre i rifiuti permettendo anche alle imprese di risparmiare sono obiettivi di tutte le startup nate dall'incubatore I3P del Politecnico di Torino. 

Da rifiuto a risorsa, dalla A alla M

Amianto. Microwaste mette i rifiuti d'amianto nel microonde. E' la startup che risolve il problema dei rifiuti con amianto. Fornisce un servizio mobile di inertizzazione dell'amianto in grado di eliminarne completamente la cancerogenicità, generando una materia prima secondaria commercializzabile e non nociva, l'Atonit che, aggiunta al cemento, fornisce una miscela da costruzione in grado di indurire anche in presenza di una grande umidità o di acqua, un materiale simile alla pozzolana, proveniente dalle terre vulcaniche di Pozzuoli, usata dagli antichi romani. Meglio che mandarlo in discarica, no?

Carta. Enerpaper è una soluzione completamente sostenibile per l'isolamento termo-acustico degli edifici. Meravigliosa cellulosa: quella della carta riciclata che termina il suo ciclo di vita viene trasformata, direttamente in cartiera, in un tessuto di fibre di cellulosa, materiale isolante con caratteristiche di antifiamma, antimuffa e antispolvero che risponde all'esigenza di creare una barriera naturale termo-acustica contro la dispersione termica degli edifici e quindi di vivere in ambienti interni più salubri. Il prodotto, protetto da brevetto internazionale, è privo di sali di boro ed ha un ridotto apporto di additivi chimici. Nel 2017 Enerpaper ha conquistato il premio "Io Penso Circolare", promosso da La Stampa Tuttogreen con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Parole chiave, edilizia e sostenibilità.

Lana. Anche la lana grossolana considerata un sottoprodotto di nessun valore, pari a quasi 200 mila tonnellate l'anno in Europa di cui 18000-20000 solo in Italia, scarto dell'allevamento e dell'industria della carne, diventa ricchezza con il progetto GreeNwolF che coinvolge Politecnico di Torino, CNR e Obem Spa. Nello specifico il processo trasforma la cheratina di scarto, cioè la proteina della lana, in composti più semplici, adattando la velocità di rilascio di azoto. Un'economia circolare per cui gli scarti diventano prodotto: le lane sucide grossolane inservibili sono trasformate in un fertilizzante per il suolo e altri nutrienti per le piante.

Oli. Bioplastiche biodegradabili prodotte a partire da prodotti naturali. E' quello che fa Polìpo (Poli come Polimero e lipo da λίπος, lipos = "grasso"), utilizzando oli vegetali industriali, colza e girasole, o biomasse di scarto, semi di pomodoro, vinacce e fondi di caffè. La produzione avviene attraverso una serie di reazioni chimiche che portano a sintetizzare un polimero completamente biodegradabile (PHA) senza l'impiego dei microrganismi della fermentazione che rendono costoso il processo. Tra i principali campi di applicazione ci sono la cura personale e il packaging nell'industria alimentare. Oggi il PHA trova interessi importanti nel mercato della stampa 3D perché è usato come additivo all'acido polilattico.

Metalli. Recupero integrale di metalli e terre rare da materiale elettronico in disuso e da Rifiuti da Apparati Elettrici ed Elettronici (RAEE): questo è il campo di Remete. Gli apparecchi elettronici, nascono, vivono e diventano rifiuto, ma in questi dispositivi è contenuto il 30% dei metalli preziosi estratti ogni anno nel mondo. Gli ingegneri di Remete li recuperano con un processo innovativo a basso impatto ambientale per estrarre dagli impianti Hi-tech i metalli. Le proporzioni non sono di poco conto: «Ogni anno si producono nel mondo dai 20 ai 50 milioni di tonnellate di rifiuti hi-tech che contengono 320 tonnellate d'oro e 7.200 d'argento per un valore di oltre 15 miliardi di euro. Di questo tesoro si recupera solo il 15%, e sempre tramite il così detto arrostimento, una combustione in cui i componenti plastici vengono bruciati e rimangono solo i metalli, causando però alti livelli di inquinamento», spiega Marco Allegretti, ricercatore del Politecnico di Torino e tra i soci di Remete. Gli apparecchi vengono disassemblati e si ricavano oro, argento, rodio, platino e palladio, ma materiali puri al 90%, che rivendiamo ai recuperatori e che tornano in parte nel ciclo di produzione dell'elettronica. Un processo che permette di non sprecare risorse.

Sostenibilità nel Mondo  

Quasi cent'anni dopo la salpa, il cuoio artificiale si fa in Spagna, con gli scarti di ananas. La dottoressa Carmen Hijosa ha creato Piñatex, un materiale lavorato senza tessitura "non si deve usare terreno, acqua, pesticidi, fertilizzanti" dice, e men che meno animali. Circa 480 foglie servono per creare un metro quadro di tessuto non tessuto che pesa e costa meno della stessa quantità di cuoio classico. Il viaggio di Hijosa è iniziato dall'abbondanza di risorse e dall'uso di fibre naturali delle Filippine ed è ispirato agli abiti tradizionali Barong Talong. Felici gli imprenditori, felici i consumatori, felici gli agricoltori che monetizzano le foglie di ananas che prima buttavano.

Un'altra Carmen, nata Maria do Carmo Miranda da Cunha, Carmen Miranda per il mondo intero, gli ananas li portava sulla testa. Era la regina della frutta, che strabordava in bilico sui suoi stravaganti turbanti in una lunga serie di spettacoli e film, ciuffi verdi di ananas, banane, ghirlande di bacche colorate, fiori, fiocchi e piume, colori e sapori degli Anni '40. Si cuciva da sola i modelli la piccolina, in Brasile, dove era nata, la chiamavano la pequeña notável, la piccolina notevole, e le sue straordinarie invenzioni la fecero diventare grande come un monumento.