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World Press Photo, ovvero l’uomo e la natura in uno scatto

Torna a Torino per il il terzo anno consecutivo la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo, con immagini che offrono una lettura del complesso rapporto fra uomo e natura da angoli visuali inconsueti. 

  • Alessandro Paolini
  • Novembre 2019
Giovedì, 31 Ottobre 2019
Fenicottero dei Caraibi - Foto di Jasper Doest | World Press Photo Fenicottero dei Caraibi - Foto di Jasper Doest | World Press Photo

Anche quest'anno World Press Photo, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo, è allestita presso la ex Borsa valori di Torino, in via San Francesco da Paola n.28, ed esposta sino a domenica 17 novembre.

Ogni anno, migliaia di fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso, con l'obiettivo di aggiudicarsi l'ambito premio ed un posto in questa mostra.

Le foto vincitrici di quest'anno sono state scelte tra i 78.801 scatti di 4.738 fotografi che hanno partecipato al concorso, da ben 129 Paesi diversi.

Particolarmente interessanti gli scatti naturalistici, nelle categorie Ambiente e Natura, che richiamano temi ambientali spesso intrecciati in modo indissolubile a più ampie problematiche sociali. E' il caso della foto dell'italiano Marco Gualazzini che raffigura alcune donne intente a attingere acqua dal Lago Ciad. Si tratta di un bacino vitale per almeno 40 milioni di persone, oggi teatro di una grave crisi umanitaria provocata sia da fattori ambientali che da conflitti politici. Da un lato, infatti, il lago negli ultimi sessant'anni ha perso il 90% della sua estensione a causa dei lunghi periodi di siccità, della deforestazione e della cattiva gestione delle acque; dall'altra l'organizzazione jihadista Boko Haram ha tratto vantaggio dalla miseria dilagante, potendo reclutare sempre nuovi adepti nei villaggi locali.

Altrettanto forte lo scatto del portoghese Mario Cruz, che raffigura un bambino che si riposa su un materasso circondato da rifiuti galleggianti. E' un'immagine emblematica del fiume Pasig, a Manila (Filippine), considerato uno dei 20 corsi d'acqua più inquinati al mondo. Ogni anno trasporta al mare oltre 63mila tonnellate di spazzatura e, nonostante gli imponenti sforzi anche economici messi in campo per ripulirlo, la massa di rifiuti è così densa che è possibile camminarci sopra e addirittura sdraiarcisi senza affondare nell'acqua. Una situazione estrema, tanto che il fiume è stato dichiarato biologicamente morto. Causa di tutto ciò gli scarichi industriali e quelli privati, provenienti da insediamenti umani privi delle più basilari infrastrutture igieniche e sanitarie.

Uomo-Natura: un rapporto a volte difficile

Il rapporto tra umanità e ambiente naturale è spesso conflittuale e gli effetti negativi che ne derivano sono rappresentati drammaticamente in alcune delle immagini in mostra. 

In alcuni casi è la natura che esprime tutta la sua dirompente potenza, quasi come forma di ribellione nei confronti dell'uomo, che finisce per pagarne le conseguenze in modo drammatico.

E' il caso della casa sepolta sotto la cenere nello scatto di Daniele Volpe. Si tratta di uno degli effetti dell'eruzione del Volcan de Fuego, avvenuta il 3 giugno di quest'anno in Guatemala, e che ha ucciso 318 persone.

Altre volte è l'uomo stesso che la assedia e la violenta, senza preoccuparsi dei danni che arreca all'ecosistema e alla biodiversità e, in ultima analisi, a se stesso come parte integrante del creato.

Ecco allora l'impressionante immagine di Bence Maté (Ungheria): delle rane mutilate che cercano di nuotare pur essendo prive di zampe. In alcuni Paesi dell'Europa centrale, come la Romania, il commercio di cosce di rana frutta fino a 40 milioni di dollari all'anno. Le zampe vengono recise alle rane ancora vive che vengono poi ributtate nei fiumi e nei laghi.

Nella foto di Wally Skalij (Stati Uniti) due cavalli sono legati ad un palo su una spiaggia di Malibù, circondati da una nebbia fitta e rossastra, effetto degli incendi che nel 2018 hanno devastato vaste aree della California, con oltre 676.000 ettari di terreno andati distrutti. Gli scienziati hanno attribuito le cause dei roghi ai cambiamenti climatici, mentre il Presidente americano Trump ha accusato le amministrazioni locali di cattiva gestione delle foreste.

Quando invece l'uomo sa prendersi cura del pianeta

Nella mostra della World Press Photo le foto di denuncia e condanna si alternano, in un sapiente gioco di rimandi e contrapposizioni, a quelle che rappresentano invece la speranza e la fiducia in un mondo migliore.

E' così che l'obiettivo del fotografo immortala il lato umano crudele e irrispettoso dell'ambiente naturale e, un attimo dopo, quello migliore, che sa prendersi cura del pianeta che lui stesso ha sfregiato: Caino e Abele nello spazio di un "click".

Jasper Doest (Paesi Bassi) ci mostra due immagini di fenicotteri dei Caraibi. Il primo sta osservando le proprie zampe, ricoperte da calze improvvisate che gli sono state infilate per proteggere e fare guarire delle ferite. I fenicotteri che vivono in cattività subiscono spesso lesioni di questo tipo a causa delle loro zampe delicate. Vengono così trasportati in aereo in centri di riabilitazione dove vengono curati e da cui sono poi riportati a Bonaire, un'isola che ne ospita circa 3.000 coppie.

Il secondo fenicottero vive con l'uomo, sull'isola di Curaçao, nelle Antille olandesi, da quando è stato salvato dopo essersi schiantato contra la finestra di un albergo. Abituatosi alla cattività, oggi non potrebbe più cavarsela da solo e dunque è diventato ambasciatore di un'associazione che protegge la fauna dell'isola.

Ma esiste ancora una natura incontaminata?

Un'immagine che, da sola e al di là di ulteriori suggestioni, rappresenta la semplice bellezza e la meraviglia dell'uomo di fronte allo spettacolo della natura è quella fissata dall'obiettivo di Angel Fitor, spagnolo. Una Leucothea multicornis, o ctenoforo con i veli, nuota ad "ali spiegate" nelle acque del Mediterraneo, davanti Alicante. Nonostante l'aspetto delicato è in realtà un vorace cacciatore che cattura le sue prede usando delle speciali cellule adesive. E' una specie ancora poco conosciuta e molto fragile che chiude le ali a ogni minima vibrazione e, perciò, uno scatto come quello in mostra è estremamente difficile da realizzare.

Una foto che racchiude in sé quasi un monito a imparare a rispettare la natura incontaminata che, nonostante tutto, ci circonda ancora.

 

 

Info sulla mostra

Dove: ex Borsa valori di Torino, in via San Francesco da Paola n.28

Quando: sino a domenica 17 novembre

Sito web: https://www.worldpressphoto.org/