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La Ciclostrada del Canale Cavour

Una via a bassa velocità tra Torino e Milano

  • Chiara Occelli Riccardo Palma – Politecnico di Torino
  • giugno 2012
  • Mercoledì, 6 Giugno 2012

I valori storici e identitari del Canale Cavour, il suo ruolo di infrastruttura ancora perfettamente funzionante, costituiscono i presupposti sui quali fondare il suo futuro. Ed è su queste basi che si è sviluppato il progetto per la realizzazione di un percorso ciclabile tra Torino e Milano mediante trasformazione in sede ciclabile delle alzaie, senza la necessità di modificare nulla di questa architettura, anzi mostrando con essa un'assoluta compatibilità. Questa idea, sviluppata con il Parco fluviale del Po torinese e con la Coutenza Canali Cavour, si è tradotta in uno studio di fattibilità commissionato dallo stesso Ente di gestione del Parco al Politecnico di Torino, nell'ambito di un protocollo d'intesa che ha coinvolto anche la Coutenza Canali Cavour e il Comune di Chivasso. Lo studio, realizzato anche grazie alla collaborazione degli Enti locali e gli enti gestori delle aree protette interessati dal tracciato, mostra come il valore di questa ciclostrada coinvolga diverse scale: da quella relativa al sistema delle ciclabili europee a quella dei singoli insediamenti del territorio attraversato dal canale. La ciclovia del Canale Cavour si configura come collegamento tra Torino e Milano e come elemento di connessione con il percorso EV5 proveniente dal nord Europa. I flussi t­­uristici che scendono da Nord e che attraversano la Svizzera, potrebbero infatti essere dirottati verso il Lago Maggiore e poi, grazie al percorso ciclabile lungo il Canale Regina Elena, essere condotti a Novara sul Canale Cavour. Da lì sarebbe possibile sia raggiungere a ovest Chivasso e poi Torino attraverso le ciclabili del Parco del Po, sia raggiungere a est Milano percorrendo il Canale fino a Galliate dove esso sbocca sul Ticino (qui, una volta superato il fiume sul ponte di Turbigo, è facile immettersi nella ciclabile del Naviglio Grande che conduce fino alla Darsena nel centro di Milano). Così collegata al sistema ciclabile europeo, la ciclostrada del Canale si candida a divenire la spina dorsale di un turismo lento, non solo di attraversamento, ma anche di accesso e fruizione di un territorio affascinante come quello delle risaie che offre luoghi, ancora poco conosciuti, di grande valore sia storico-architettonico che ambientale. Data la stretta connessione con il territorio, la costruzione della ciclostrada offrirebbe poi ai comuni attraversati dal Canale l'occasione di dotarsi di un nuovo tipo di spazio pubblico: reinterpretare il Canale, le sue alzaie, i suoi nodi idraulici, i suoi edifici, come un sistema coordinato di luoghi pubblici (è già successo spontaneamente nel caso del Naviglio Grande in Lombardia) significherebbe restituire un senso di identità e appartenenza a questi insediamenti che dall'esistenza del Canale hanno derivato la loro fisionomia di territori d'acqua. Il ruolo identitario della ciclostrada del Canale Cavour riguarda anche la capacità che ha quest'opera di descrivere con la sua straordinaria architettura la forma geografica del territorio che attraversa. Pedalare o camminare lungo il Canale significa infatti percorrere una sorta di teatro territoriale grazie al quale è possibile assistere a diversi "spettacoli": quello dei fiumi che il Canale supera, ma anche descrive, mediante le imponenti tombe-sifone sotterranee o i grandiosi ponti-canali. Quello delle montagne dell'arco alpino che sono visibili lungo tutto il percorso del Canale. Quello della pianura, in realtà costituita dai piani sfalsati delle risaie che a primavera vengono allagate, trasformando la percorrenza del Canale in una suggestiva quanto spettacolare traversata d'acque. Infine i parchi naturali. Il Canale è una via di collegamento ideale tra aree protette: i parchi naturali del Ticino e delle Lame del Sesia, il Parco del Po con il prolungamento a nord sul corso della Dora Baltea. Le garzaie, la Palude di Casalbeltrame, frammenti di natura ultimi e preziosi nella pianura.

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