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TracciaLegno, una filiera del legno piemontese di qualità

TracciaLegno è un progetto sperimentale ambizioso che, grazie al sostegno della Regione Piemonte, si propone di superare la mancanza cronica di materia prima certificata di qualità a km 0 a livello regionale, creando una filiera virtuosa che dal bosco sia in grado di entrare nelle case della gente interessata

  • Maurizio Dematteis
  • Gennaio 2023
  • Lunedì, 16 Gennaio 2023
Foto Pixabay Foto Pixabay

Un giorno un falegname della Val Chisone abbandona secchiello e cazzuola e decide di realizzare la sua casa in legno. Ma non un legno qualsiasi, importato dalla Francia, o dall'Austria o dalla Slovenia. La vuole fare con il legno dei suoi boschi, delle foreste "dietro la porta di casa", un legno certificato Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), ovvero un sistema di certificazione per la gestione sostenibile delle foreste, di cui i boschi delle Valli del Pinerolese si sono dotati ormai da tempo, ma di cui la gente sa poco o niente.

Amici, parenti e vicini hanno cominciato a guardarlo con sospetto: ma come le case si realizzano in mattoni e cemento armato, è la tradizione da più di 50 anni a questa parte. E cosa vuole fare? Ma la tradizione, si sa, non è altro che innovazione riuscita che poco alla volta si sedimenta sui territori. E se una volta le case si facevano in legno e pietra, e poi sono arrivati i più comodi e meno dispendiosi mattoni e cemento, vuoi vedere che ora il legno torna in auge? E invece di bruciarlo nel camino, o andarlo a tagliare solo quando diventa un pericolo perché crolla nei greti dei terrenti causando inondazioni, si può anche impiegare per altri usi più nobili?
Il nostro falegname della Val Chisone non si fa intimidire dal "così fan tutti" e prosegue dritto per la sua strada: si reca dall'amico boscaiolo che lo porta nel bosco dietro casa per mostrargli alcune alte piante di legno nobile, certificate Pefc. Il falegname le segna, il boscaiolo le sega e le porta in falegnameria per l'essicazione e il taglio, secondo le indicazioni del falegname, e la casa poco alla volta viene realizzata. Un lavoro lungo, complicato, pieno di insidie, senza modelli o capitolati da seguire, con il geometra affannato tra le scartoffie burocratiche per capire se a rigor di legge si può fare o meno. Eppure oggi la casa è in piedi, e il falegname non smette di raccontare agli ospiti la storia delle sue pareti, del tetto, di porte e finestre. Perché il suo lavoro è anche passione per il territorio ricco di materie prime in cui vive, ed è cosciente che la ricerca di uno stile di vita in armonia con la natura che lo circonda è l'unico stile di vita capace di futuro.

Quando il legno è certificato

Le Valli piemontesi del Pinerolese, dove vive il tenace falegname, sono territori inseriti nella Città metropolitana di Torino che da anni lavorano allo sviluppo di una filiera forestale locale certificata, nel tentativo di dare nuovo impulso allo sviluppo imprenditoriale locale. Nel lontano 2007 hanno attivato sul loro territorio la gestione forestale associata di tutte le proprietà forestali comunali attraverso un ufficio forestale unico, e ne hanno ottenuto la certificazione Pefc, per un totale di 11mila ettari di boschi.
E la crescita del tessuto imprenditoriale locale, legato all'utilizzo del bosco e della lavorazione del legno, non ha tardato ad arrivare. Attualmente sono presenti sul territorio 15 aziende certificate Pefc, capaci di coprire tutti gli anelli della filiera: dal taglio del bosco fino alla produzione di manufatti e alla loro commercializzazione. Eppure queste realtà ancora oggi hanno grosse difficoltà a reperire sufficiente materiale certificato a km0. Anzi, quasi sempre devono importare legname da lontano. Perché spesso il materiale locale tagliato non c'è, e anche se ci fosse non ci sono garanzie sulla disponibilità di quella materia prima nel tempo. Oggi c'è e domani chissà. E se poi arrivano degli ordini e non c'è abbastanza materia prima disponibile in loco, come si fa? Gli impianti di essiccazione nelle valli sono quelli che sono, e più di così non è possibile produrre. Meglio, per ora, tenersi buoni i fornitori esteri.

Un progetto innovativo

Nel 2019 la Regione Piemonte, attraverso la Misura 16 del Piano di sviluppo rurale 2014-2020, Operazione 16.2.1 dal titolo "Progetti Pilota nel Settore Forestale", coglie la sfida e decide di finanziare il progetto "TracciaLegno. Verso la tracciabilità del legno piemontese di qualità", cui partecipano numerose imprese locali e tecnici forestali.
Il Progetto parte con un obiettivo ambizioso: superare la mancanza cronica di materia prima certificata di qualità a km 0 nelle Valli del Pinerolese e nell'area piemontese, per alcuni versi simile, delle Valli Antigorio, Divedro e Formazza. Anche il territorio ossolano infatti, come prima quello della Città metropolitana di Torino, si è oggi affacciato all'esperienze di gestione forestale associata, realizzando un Consorzio Forestale dei comuni consorziati, che lavora per garantire una gestione dei boschi ispirata a criteri e principi della Gestione Forestale Sostenibile (Gfs). Il territorio del Consorzio Forestale delle Valli Antigorio Divedro Formazza è dotato, come quello delle Valli del Pinerolese, di un importante patrimonio forestale con una buona presenza di proprietà pubbliche, che se adeguatamente valorizzato, può diventare una risorsa per le comunità locali sia come potenzialità produttiva di materie prime che come risorsa turistica, paesaggistica ed ecologica.

Filiera virtuosa in 5 mosse

TracciaLegno ha lavorato alla creazione di un nuovo modello di commercializzazione del legname piemontese creando una serie di strumenti operativi:

  • la classificazione delle piante in piedi, quindi nei boschi, in modo da poter avere immediatamente idea del valore economico delle foreste del territorio, valorizzando le specie legnose attualmente non prese in considerazione per legno da opera o artigianato come ad esempio il sorbo, il frassino, l'acero, il pino silvestre o l'abete bianco.
  • l'organizzazione di un piazzale virtuale sul web, che mette insieme le disponibilità dei tanti piccoli piazzali reali delle segherie aderenti al progetto disseminate sul territorio, garantendo così un'adeguata fornitura di materia prima locale, una costanza maggiore nelle forniture e informazioni sul prodotto esistente in Piemonte. Grazie all'apertura del piazzale virtuale, oggi in chiunque sia interessato a comprare legno piemontese lo può fare, trovando dalla legna da ardere ai tronchi interi, dalla travatura per carpenteria agli assi per le varie lavorazioni. Il monitor fornisce la diponibilità in tempo reale, con la descrizione della merce: tipologia, quantità, dimensioni, caratteristiche dei legnami in vendita, luogo in cui si trova e riferimenti del venditore. Dietro al piazzale virtuale, ovviamente, ci sono le aziende coinvolte nel progetto, che hanno messo a disposizione, in rete, i loro singoli piazzali reali, per fare massa critica.
  • la realizzazione della prima asta di legname piemontese di qualità, che ha permesso l'incontro tra la crescente domanda e la nascente offerta di un nuovo mercato: tronchi "nobili" di varie specie e tavolame di qualità sono stati messi in mostra presso il piazzale della segheria Fratelli Perassi snc a Cavour, in Provincia di Torino e venduti in un'asta aperta a imprese e privati interessati che si è svolta con un sistema misto tra busta chiusa e offerta per alzata di mano. Gli acquirenti hanno potuto usufruire del servizio gratuito di segagione del materiale acquistato direttamente sul piazzale di vendita del legname.
  • l'ideazione di prodotti artigianali appetibili per il mercato attraverso modelli creati dai falegnami coinvolti nel progetto, da lanciare nel campo dell'arredo urbano, dell'arredamento da interni, dei serramenti e della piccola carpenteria, ispirando in futuro possibili linee di produzione a km 0.

Infine, per valutare l'impronta ecologica dei prodotti, tutti gli oggetti e le strutture in legno realizzate, sono state certificate secondo il metodo "Holz Von Hier", sviluppato da Environment Park nell'ambito del progetto "CaSCo", che consente di quantificare l'impronta ecologica di tutta la filiera, dalla gestione forestale fino al prodotto finito, e restituire un targa con indicata la distanza chilometrica dal bosco in cui sono state prelevate le piante e la quantità di kg di Co2 staccate nell'opera.

Per saperne di più: www.legnolocalepinerolese.it/traccialegno

 

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