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Green Deal, il piano verde che vorrebbe cambiare l’Europa

Per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l'ambiente, la Commissione europea ha varato il "Green Deal": un modello di crescita efficiente ed ecosostenibile per l'Europa, che comporta azioni a tutti il livelli territoriali, compreso quello regionale, e che però sta incontrando resistenze e difficoltà nella sua concreta applicazione.

  • Alessandro Paolini
  • Novembre 2020
  • Martedì, 1 Dicembre 2020
Foto Pixabay Foto Pixabay

Tutti i dati statistici concordano sul fatto che l'emergenza ambientale non appare più rinviabile e ci dicono che i cittadini europei sono preoccupati per il loro futuro. Il 93% dichiara di considerare i cambiamenti climatici un problema grave e ha compiuto almeno un'azione per contrastarli.

E' anche da questi presupposti che quasi un anno fa, lo scorso 11 dicembre, la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione n.640/2019, dal titolo "Il Green Deal europeo".

Di che cosa si tratta? E' un programma di azioni che costituiscono parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il piano progetta e indirizza le future politiche europee e per questo motivo deve essere sottoposto ad un'ampia consultazione pubblica e alla discussione ed approvazione di Parlamento e Consiglio europeo.

I due pilastri del Green Deal sono le strategie "Farm to fork" e "Biodiversità 2030" che prevedono, rispettivamente, azioni sulla filiera del cibo "dalla fattoria alla tavola" e sulla protezione e recupero della biodiversità.

La prima delle due (la "Farm to fork") ha già subito una battuta d'arresto lo scorso 23 ottobre, quando il Parlamento europeo ha votato la PAC (politica agricola europea) confermando una serie di emendamenti non coerenti con il Green Deal e che potrebbero rallentare l'avvio di una vera transizione ecologica delle filiere agricole e zootecniche in Europa. Ora la proposta passerà alla discussione nel "Trilogo" (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue) e si vedrà se la Commissione manterrà le regole per il raggiungimento degli obiettivi minimi che si era prefissata.

Tra quest'ultimi, che sono tanti e ambiziosi, c'è quello di diventare entro il 2050 il primo continente al mondo a impatto climatico "zero". Per questo la Commissione proporrà una legge europea sul clima, per trasformare l'impegno politico in un obbligo giuridico. Si tratta di una grande occasione da sfruttare per passare ad un nuovo modello di crescita "green" per il sostegno dell'economia da qui al 2050, perché oggi possiamo contare sul Recovery Plan europeo, che prevede che almeno il 30% delle risorse complessive siano destinate alla protezione del clima e alla riduzione delle emissioni.

Clima e Biodiversità, due facce della stessa medaglia

Strettamente connesse al Green Deal sono almeno altre due "Comunicazioni" della Commissione europea: la n.562/2020 relativa al clima e la 380/2020 sulla biodiversità.

Entrambe nascono dalla constatazione che la perdita di biodiversità e la crisi climatica sono interdipendenti: se una si aggrava, anche l'altra segue la stessa tendenza. La fauna selvatica del pianeta si è ridotta del 60% negli ultimi 40 anni e 1 milione di specie rischiano l'estinzione.

Per questo la Strategia sulla Biodiversità si pone l'obiettivo di aumentare la protezione del territorio e del mare europei fino ad una quota del 30% della loro intera estensione, entro il 2030.

Come si legge nell'introduzione alla Comunicazione sul Green Deal: "Poiché la transizione determinerà cambiamenti sostanziali, la partecipazione attiva dei cittadini e la loro fiducia sono fondamentali affinché le politiche possano funzionare e siano accettate. È necessario un nuovo patto che riunisca i cittadini, con tutte le loro diversità, le autorità nazionali, regionali, locali, la società civile e l'industria, in stretta collaborazione con le istituzioni e gli organi consultivi dell'UE".

Si tratta dunque di obiettivi che vanno perseguiti a più livelli, da quello europeo a quelli nazionale e regionale, con la collaborazione di tutti, attuando misure che si applicano ad un grande numero di politiche, in tutti i settori.

La Regione Piemonte per il clima

La nostra Regione, in particolare tramite la Direzione Ambiente, Energia e Territorio, sta lavorando da tempo su questi temi con specifiche attività e progetti ad hoc.

Fra le attività occorre citare la Strategia Regionale sui Cambiamenti Climatici (SRCC) che è lo strumento attraverso cui il Piemonte intende contribuire alle azioni di contrasto al cambiamento climatico e far fronte alla conseguente emergenza, allineandosi alle finalità dell'Obiettivo 13 dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile ("Lotta contro il cambiamento climatico"). Si tratta di un documento che introduce la lotta ai cambiamenti climatici all'interno delle diverse politiche di settore (Piani e Programmi) della Regione.

La Strategia Regionale sui Cambiamenti Climatici è parte della più ampia Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile (SRSvS), che è stata intrapresa fin dal 2018 dalla Regione Piemonte, con il supporto di Arpa e IRES Piemonte.

Fra i tanti progetti portati avanti dalla Direzione Ambiente della Regione Piemonte si possono citare Urban Forestry (intervento di riforestazione urbana al Parco Stura di Torino), GPP (Green Public Procurement ovvero Acquisti Verdi nella Pubblica Amministrazione, che prevede che le PA acquistino determinati prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale), Imprese Rur@li (valorizzazione dell'imprenditoria sostenibile nei territori rurali e sensibilizzazione dei giovani) e Carbon Footprint (utilizzo dell'impronta di carbonio per analizzare impatto, costi e benefici delle attività della Pubblica Amministrazione come la realizzazione di infrastrutture e di altre opere pubbliche).

Particolarmente "caldo" è il tema del trasporto: la strategia della nostra Regione è finalizzata alla transizione dal trasporto tradizionale, che utilizza combustibili di origine fossile, a forme di trasporto ecosostenibili.Un argomento di cui Piemonte Parchi si è già occupato a proposito dei progetti sviluppati sull'idrovia dell'asse Lago Maggiore -Ticino e relativi canali. I modelli in Europa sono la Francia che si è dotata di una flotta di taxi a idrogeno e la Germania la cui rete ferroviaria è interamente "green". 

Biodiv'Alp: tre regioni e due Paesi per salvare la biodiversità sulle Alpi

Interessante il Progetto Integrato Tematico (PITEM) Biodiv'Alp che si propone di proteggere e valorizzare la biodiversità degli ecosistemi alpini attraverso una partnership tra tre regioni italiane (Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria) e due francesi (Auvergne-Rhône Alpes e la Sud Provence-Alpes-Côte d'Azur). Il progetto rientra nell'obiettivo "3.2 Biodiversità - migliorare la gestione degli habitat e delle specie nell'area transfrontaliera" del Programma europeo di cooperazione transfrontaliera tra Francia e Italia ALCOTRA (Alpi Latine - COoperazione TRAnsfrontaliera) i cui obiettivi prevedono proprio lo sviluppo sostenibile del territorio e dei sistemi economici e sociali ad esso correlati.

Biodiv'Alp si propone di creare una partnership transfrontaliera per unire gli sforzi e le strategie utili alla conservazione di habitat e specie con metodologie ed azioni condivise e concrete, anche attraverso il fondamentale coinvolgimento dei soggetti economici presenti sul territorio. Tutto il percorso, articolato in cinque progetti, ha preso avvio nel 2019 (dunque prima dell'avvio del Green deal) e si concluderà nel 2023 e per la Regione Piemonte viene seguito dal Settore Biodiversità e Aree naturali.

Ma come si sta comportando il Piemonte?

La nostra regione sta meglio o peggio delle altre? Ce lo dice la Relazione sullo Stato dell'Ambiente (redatta ogni anno a cura di Regione Piemonte e Arpa) che rappresenta una "fotografia" della realtà piemontese.

Analizzando il "cruscotto della sostenibilità", elaborato da Ires Piemonte su dati Istat, e il "Position Paper 2020" (che classifica il Piemonte in rapporto al grado di avvicinamento ai 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030), scopriamo che a giugno 2020 la nostra regione si posizionava al 5° posto (su 20 regioni italiane). Si tratta di un risultato sicuramente positivo, il cui contraltare negativo è però rappresentato dal fatto che, tra le sette regioni del nord, siamo solo al terz'ultimo posto.

Un passaggio difficile ma necessario

Jonathan Franzen, uno degli scrittori contemporanei più attenti al cambiamento climatico, tanto da averlo messo al centro del suo romanzo più famoso ("Le correzioni"), ha affrontato la sfida del riscaldamento globale anche nel suo ultimo libro ("E se smettessimo di fingere?"). Franzen è fra quanti, pensatori e intellettuali, ritengono che la sfida climatica sia già stata persa e che quel che resta da fare sia formulare e attuare strategie di resilienza, per ridurre le conseguenze del riscaldamento globale, come avere cura della biodiversità. Ecco allora che il Green Deal europeo sembra andare nella giusta direzione: ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini degradati aumentando l'agricoltura biologica e la biodiversità sui terreni agricoli, arrestare il declino degli impollinatori, ridurre l'uso e la nocività dei pesticidi del 50%, ripristinare almeno 25.000 km di fiumi a scorrimento libero e piantare tre miliardi di alberi entro il 2030 .

Sarà necessaria l'azione di tutti i settori della nostra economia, per investire in tecnologie rispettose dell'ambiente, sostenere l'innovazione nell'industria, introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici e collaborare con i partner internazionali per migliorare gli standard ambientali mondiali.

La transizione ad un'economia verde è importante anche perché la natura fornisce alle imprese la metà del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, calcolabile in 40.000 miliardi di euro. Certamente sarà un passaggio epocale e non privo di conseguenze: anche per questo l'UE prevede di fornire un sostegno economico e tecnico a i soggetti più deboli, con il "meccanismo per una transizione giusta" che contribuirà a mobilitare almeno 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nelle regioni più colpite.

Un passaggio difficile ma necessario e, soprattutto, non più rinviabile.

 

Per approfondimenti:

Unione Europea

Testo della Comunicazione della Commissione Europea n.640/2019 "Il Green Deal europeo"

Il Green Deal europeo: Puntare a essere il primo continente a impatto climatico zero

Testo della Comunicazione della Commissione Europea n.380/2020 "Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030"

Strategia dell'UE sulla Biodiversità per il 2030

Testo della Comunicazione della Commissione Europea n.562/2020 "Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l'Europa"

Regione Piemonte

Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile

Progetto PITEM Biodiv'Alp

"L'Europa protegge le Alpi?" – articolo su Piemonte Parchi del 25/6/2019

 

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