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Un futuro da bere

Correva l'anno 2009 quando dedicammo un numero di Piemonte Parchi all'acqua, risorsa sempre più scarsa sul nostro Pianeta, che oggi diventa protagonista delle pagine di cronaca per essere considerata preziosa anche in luoghi impensabili, come la città di Roma.

Per comprendere la sua importanza, ripubblichiamo dal nostro archivio un articolo che approfondisce tendenze climatiche rivelatesi preoccupanti, già una decina di anni or sono.

  • Daniele Cat Berro
  • agosto 2009
  • Lunedì, 31 Luglio 2017
Un futuro da bere

Il Piemonte ha da poco archiviato un semestre invernale dalle precipitazioni straordinarie. Dal 1° novembre 2008 al 30 aprile 2009 a Torino si sono raccolti 900 millimetri di pioggia e neve fusa: praticamente la quantità normale di un anno è caduta in soli sei mesi.
Da due secoli a questa parte – le prime misure pluviometriche continue in città risalgono al 1802 - non si era mai vista tanta abbondanza d'acqua in questo periodo dell'anno. Eppure le simulazioni al calcolatore del clima futuro prevedono per i prossimi decenni un inaridimento delle regioni affacciate sul Mediterraneo, con netta riduzione delle precipitazioni estive, maggiore evaporazione dovuta al caldo in aumento, insomma, meno acqua per tutti. Come porsi, allora, di fronte ad anomalie climatiche come quella dei mesi scorsi?

Dobbiamo preoccuparci davvero per un futuro più secco, oppure l'andamento degli ultimi mesi ci può tranquillizzare circa le future  disponibilità idriche? Nonostante l'eccezionalità della passata stagione, non è certo l'andamento locale di pochi mesi a smentire tendenze climatiche e ambientali di portata ben più ampia, che si devono studiare impiegando il metro dei decenni e dei secoli.
Allargando lo sguardo al resto del mondo grazie al quarto rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, www.ipcc.ch) del 2007, si nota come siano svariate le zone che hanno sperimentato quantità di pioggia crescenti negli ultimi cent'anni,
specialmente nelle Americhe.

Altre invece hanno subito riduzioni della piovosità – talora oltre il 50 per cento – soprattutto in Nord Africa e in parte dell'Eurasia. In altre regioni ancora non si notano variazioni significative.
Se è vero che in un'atmosfera più calda l'accelerazione del ciclo dell'acqua può indurre a precipitazioni complessivamente più abbondanti, d'altra parte questo surplus viene ripartito in modo molto irregolare, con notevoli differenze tra una regione e l'altra del globo, fenomeno di cui già oggi si intravedono alcune evidenze.

E per il Mediterraneo le maggiori criticità in futuro potrebbero risiedere proprio nell'aridità estiva in crescita, in grado di penalizzare gli ecosistemi forestali e la produttività agricola.
Oltre il 15 per cento della popolazione mondiale vive in luoghi in cui la disponibilità di acqua per uso dome-stico e per l'irrigazione dipende dal regime stagionale di fusione della neve e dei ghiacciai, soggetto a vistosi cambiamenti mano a mano che la temperatura aumenta: ad esempio, sulle Alpi occidentali, a causa della più precoce fusione nivale, il picco primaverile di portata torrentizia è già anticipato di circa due settimane rispetto a una cinquantina di anni fa, lasciando mediamente più all'asciutto i mesi centrali dell'estate, proprio quelli
in cui l'acqua serve maggiormente.

Per prima cosa occorre conoscere bene questi fenomeni, e da qui la necessità di mantenere e migliorare le reti di monitoraggio delle precipitazioni, dei ghiacciai, dei deflussi fluviali. Il clima, con la sua variabilità e le sue fluttuazioni, indubbiamente gioca un ruolo fondamentale nel complicare o migliorare la situazione delle disponibilità idriche di una zona, ma non è il solo elemento da tenere presente
quando si parla di acqua. Nel determinare l'impatto sulle risorse idriche mondiali, ai fattori naturali si aggiungono infatti quelli legati direttamente alle attività umane, e principalmente la demografia (domanda di acqua dolce, inquinamento), il tipo di economia, gli stili di vita, l'uso dei suoli, le politiche di gestione delle reti di raccolta e distribuzione, l'innovazione tecnologica. Infatti, non basta che la pioggia o la neve arrivino: una volta che l'acqua è caduta dal cielo, occorre gestirla al meglio per evitare che divenga fonte di disuguaglianza e conflitto sociale.

Occorre evitare che un prelievo eccessivo impoverisca le falde o che smodate attività agricole o industriali ne compromettano la qualità.
Servono investimenti adeguati per permettere un accesso più vasto possibile all'acqua potabile, strumento per la prevenzione di molte tensioni sociali e geopolitiche. I mezzi tecnologici e conoscitivi ci sono. Ma spesso è anche utile guardare a chi in passato ha saputo gestire la carenza d'acqua sopperendo con l'intelligenza e l'accortezza alla scarsità di risorse, sulle Alpi o nello Yemen, come descrive Pietro Laureano in Atlante d'acqua (Bollati Boringhieri, 2001; www.mappeonline.com/unesco/atlas). Il rapporto "Water in a changing world", pubblicato nel marzo 2009 dal World Water Assessment Programme delle Nazioni Unite, fornisce un quadro aggiornato e dettagliato
su questi temi, dallo stato delle conoscenze sull'idrosfera ai fattori che influenzano il sistema idrico mondiale, dai cambiamenti nell'uso alle strategie di governo della risorsa (www.unesco.org/water/wwap/wwdr/ wwdr3/).

Leggi - dal nostro archivio - il numero 188 di Piemonte Parchi

 

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