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Non si ferma il consumo di suolo in Italia

L'ultimo Rapporto dell'ISPRA, quantifica i danni di questa pratica, calcolandoli in più di 800 milioni di euro all'anno. Sebbene l'indice totale ha subito una lieve flessione nel 2015, il consumo di suolo continua ad essere notevole e a interessare enormi quantità di terreno, valutati in 130 Km quadrati l'anno (pari allo spazio occupato dal Comune di Torino), cioè una superficie pari a 35 ettari al giorno (una superficie quadrata di circa 600 metri di lato, paragonabile all'estensione della Riserva naturale Le Vallere nel Parco del Po torinese).

  • Redazione
  • luglio 2016
  • Giovedì, 14 Luglio 2016
Non si ferma il consumo di suolo in Italia

Dalla relazione dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) emerge che sono elevati anche i costi non immediatamente percepiti (stimati in circa 55 mila €/anno per ogni ettaro di terreno consumato): si va dalla produzione agricola (400 milioni €), allo stoccaggio del carbonio (circa 150 milioni €), dalla protezione dell'erosione (120 milioni €), ai danni provocati dalla mancata infiltrazione dell'acqua (100 milioni €) e dall'assenza di impollinatori (3 milioni €).

Nel 2015, il 5% di suolo consumato interessa 15 regioni su 20, con punte percentuali più elevate in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Campania, Puglia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Sicilia e Liguria con valori compresi tra il 7 e il 10%. Con l'aiuto della cartografia computerizzata l'Ispra ha individuato le maxiaree dove il problema è dell'ultimo anno è più acuto. Si tratta del Settentrione in generale con una particolare accentuazione nelle regioni del nord-ovest. Un'interessante pubblicazione della Direzione Ambiente e Governo del Territorio della Regione Piemonte consente di conoscere i dati e le tendenze della situazione a livello dettagliato (provinciale e comunale).

Michele Munafò, responsabile del rapporto sul consumo di suolo Ispra, afferma che "il consumo di suolo continua e questo ha delle conseguenze gravi anche in termini economici, come abbiamo visto. E' importante ricordare che oltre alle aree colpite direttamente, l'impatto riguarda anche quelle vicine coinvolgendo ormai oltre la metà del territorio nazionale (il 56%) e provocando la perdita dei servizi ecosistemici che il suolo ci fornisce gratuitamente".

Monica Rubino, del quotidiano La Repubblica, focalizza l'attenzione sulla cementificazione delle coste "A livello nazionale più di un quinto della fascia compresa entro i 300 metri dal mare è ormai consumato. Tra le regioni con valori più alti entro i 300 metri dalla linea di costa si evidenziano Marche e Liguria con oltre il 45% di suolo consumato, Abruzzo, Campania, Emilia Romagna e Lazio con valori compresi tra il 30 e il 40%. Tra i 300 e i 1000 metri si segnalano invece Abruzzo, Emilia-Romagna, Campania e Liguria con oltre il 30% di consumato. Nella fascia tra 1 e 10 chilometri troviamo ancora la Campania con circa il 18% di consumato".

Secondo le stime dell'Ufficio statistico dell Unione Europea, la quota di territorio con copertura artificiale in Italia è pari al 7,0% della superficie totale, contro il 4,1% della media dell'Unione Europea. Il nostro paese si trova al sesto posto dopo Malta (32,6%), Belgio (12,1%), Paesi Bassi (12,3%), Lussemburgo (10,1%) e Germania (7,1%).

Chiara Braga, deputata della commissione Ambiente sostiene che "la legge sul consumo di suolo, già approvata in prima lettura alla Camera non sarà perfetta, ma ha il merito di aver tracciato una strada praticabile per ridurre progressivamente il consumo di suolo, responsabilizzando i livelli istituzionali regionali e comunali. Il disegno di legge impone poi l'obbligo di motivazioni delle scelte di nuovo consumo di suolo e di valutazione delle alternative di localizzazione, anche per le infrastrutture pubbliche, oltre a rafforzare l'attenzione sul tema della rigenerazione urbana. L'esame del disegno di legge è iniziato al Senato e mi auguro che possa trovare presto una rapida approvazione".

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