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I sentieri glaciologici

Anche chi ha poca dimestichezza con ramponi e piccozza e non è alpinista, può accostarsi al mondo dei ghiacciai percorrendo i sentieri tematici predisposti in alcuni parchi piemontesi

  • Toni Farina, Aldo Molino
  • dicembre 2012
  • Venerdì, 3 Dicembre 2010
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Il Sentiero glaciologico del Parco naturale dell'alta Valsesia è l'itinerario ideale per scoprire (da lontano) la grande parete sud-est del Monte Rosa, laddove i ghiacciai per ora continuano a dettare le regole del gioco e a disegnare e ridisegnare il paesaggio. Primo del genere in Italia, il percorso consente ai neofiti di familiarizzare con gli elementi di geologia caratteristici degli ambienti di origine glaciale. Il punto di partenza è il parcheggio dell'Acqua Bianca, di fianco all'omonima cascata poco a monte di Alagna. Seguono due ore di agevole cammino e seicento metri di dislivello in cui prestare attenzione sia alla morfologia che ai pannelli descrittivi. All'inizio della mulattiera è collocato il primo tabellone che illustra i cambiamenti climatici del passato, in particolare quelli relativi all'ultimo milione di anni durante il quale si sono verificate le grandi glaciazioni pleistoceniche; il secondo è a pochi minuti di cammino, opportunamente collocato nei pressi delle "caldaie del Sesia", istruttivo esempio di forra fluvioglaciale. Salendo si raggiunge con facilità l'Alpe Fum Bitz, dove si può approfittare di un punto informativo del parco e visitare l'orto botanico. Si attraversa quindi il Sesia e si esce sul piano dell'Alpe Pile (Fum d'Pile), dove entra in scena la parete del Monte Rosa e dove si può sostare al rifugio Pastore, comodissimo punto di appoggio per le escursioni nella zona. In prossimità del rifugio si incontrano due punti di interesse: il primo illustra l'origine delle "marmitte dei giganti", cavità scavate nella roccia dai torrenti subglaciali; il successivo descrive i ghiacciai del versante valsesiano del Rosa con i relativi toponimi. Si prosegue nella valle verso l'Alpe Bors, all'imbocco del vallone omonimo, dove altri pannelli descrivono la formazione delle valli sospese e dei circhi glaciali. Si raggiunge quindi il soprastante cordone morenico depositato durante la Piccola Età Glaciale, dove si può conoscere l'origine di morene frontali e laterali. Ed è sulla cresta morenica che il sentiero sale all'Alpe Fun d'Ekku, quota massima della camminata (2070 m), dove l'ultimo tabellone spiega la dinamica e la struttura dei ghiacciai, che visti di qui paiono davvero vicini.
Il Sentiero glaciologico al ghiacciaio d'Aurona ci porta invece all'Alpe Veglia. 12.000 anni fa la coltre glaciale copriva quasi interamente la superficie del parco. Degli imponenti ghiacciai che modellarono l'Ossola (nei pressi di Domo la coltre di ghiaccio raggiungeva i 2 km di spessore) e che originarono le stesse conche di Veglia e Devero non resta molto. Il più esteso è quello di Aurona situato sul versante settentrionale del Monte Leone con una superficie di circa 115 ettari, una lunghezza di oltre due chilometri e la fronte a 2300 m di altezza. Un bel sentiero autoguidato, attrezzato con nove pannelli didascalici, sale dalla località Isola di Veglia (1740 m) sino alla fronte del ghiacciaio alla cui base sono chiaramente leggibili i fenomeni di esarazione glaciale: rocce montonate e cordoni morenici, argini affilati di detriti lunghi fino a 700 m. Nella possente cerchia morenica frontale un pianoro sabbioso documenta l'esistenza passata di un laghetto proglaciale ormai interrato. I pannelli ci raccontano delle morfologie glaciali, delle antiche forme di accumulo come i terrazzi di Kame, delle erosioni e della formazione delle rocce montonate, dell'evoluzione dei ghiacciai dal '700 ai giorni nostri. L'arretramento della fronte dal 1820 a oggi è sensibile ed è stimato in 820 m. L'esatta determinazione è resa però difficile dal fatto che la parte frontale è ricoperta da fine materiale detritico che nasconde il ghiaccio sottostante costituendo un cosiddetto "ghiacciaio nero". I pannelli descrivono infine i rock glaciers, colate detritiche semoventi dalla forma lobata (ben visibile dall'alto), costituite da blocchi rocciosi, al cui interno si trova un nucleo di ghiaccio che si deforma e le fa muovere. I rock glaciers, costituiscono la fase finale dell'evoluzione di un ghiacciaio. Il migliore esempio di tutta l'Ossola, che si estende per oltre un chilometro, lo si può trovare nella vicina Val Buscagna al Devero nei pressi del Passo di Cornera. Camminandoci sopra si incontrano depressioni profonde alcuni metri sul cui fondo affiora ghiaccio residuo di colore blu-azzurro. Un guado sul torrente permette di portarsi sull'opposto versante della valle e di tornare lungo un sentiero segnalato sul versante settentrionale del Monte Leone che transita nei pressi del suggestivo Lago delle Streghe oggi circondato di boschi, ma originatosi tra le morene del ghiacciaio. Complessivamente sono 520 m di dislivello e circa due ore di cammino in salita. Si accede all'Alpe Veglia da San Domenico di Varzo o percorrendo la pista di servizio o raggiungendo con la seggiovia l'Alpe Ciamporino e di qui l'alpe passando per il bel sentiero balcone.

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