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C’erano una volta… i ghiacciai dell’Orco

ritirata: questa È la parola d'ordine. Un guardiaparco dalla competenza alpinistica e scientifica documenta i cambiamenti dei ghiacciai sul versante piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso

  • Valerio Bertoglio
  • dicembre 2010
  • Giovedì, 2 Dicembre 2010

I ghiacciai della Valle dell'Orco si possono visitare in poco più di sette ore: è questo il tempo che hanno fatto registrare gli atleti della Royal Sky Maraton lo scorso luglio. Partiti dal Lago Teleccio hanno sfiorato nel percorso di gara gli apparati glaciali del Vallone di Piantonetto, del Roc e dell'alta Valle dell'Orco, per arrivare dopo 56 km al traguardo di Ceresole Reale. La gara corre lungo un suggestivo percorso nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e scavalca i più alti colli della valle poco sotto le fronti glaciali. Giunta alla terza edizione, lo scorso anno ha registrato la vittoria assoluta di un'atleta donna, Raffaella Miravalle, tra lo stupore dei presenti e un celato pizzico d'invidia dei colleghi maschi. Ma gli escursionisti possono visitare gli apparati glaciali utilizzando comodi rifugi e bivacchi: rifugio Pontese, bivacco Ivrea, bivacco Girando, rifugio Chivasso, rifugio Ballotta, rifugio Jervis. I ghiacciai del versante sud del Gran Paradiso e quelli sui versanti nord dei gruppi montuosi compresi tra le Levanne e la Basei costituiscono il patrimonio glaciale della Valle dell'Orco. Le aree di recente deglaciazione hanno modellato un nuovo paesaggio di alta montagna, dovuto alla rapidità con cui le masse glaciali stanno rispondendo ai cambiamenti climatici. Le variazioni frontali sono le uniche misure che vengono effettuate in questa valle del parco. Rappresentano un parametro condizionato dalla geometria della fronte, ma forniscono un dato preciso sull'arretramento lineare. Insieme alle documentazioni fotografiche forniscono una serie storica che risale per alcuni ghiacciai alla fine del 1800, permettendo di ricostruire la dinamica glaciale. Nella Valle dell'Orco sono rimasti 19 ghiacciai. L'ultimo annesso al territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso è il Ghiacciaio del Forno. Secondo un'antica leggenda il Forno era un alpeggio verdeggiante di proprietà di tre giovani sorelle. Sopravvenuto d'un tratto il ghiacciaio, le tre ragazze sarebbero perite, e ora dormirebbero l'ultimo sonno nel fondo della conca cristallina. Il fatto potrebbe essere coinciso con le ultime avanzate della Piccola Età Glaciale e darebbe un fondamento alla leggenda. Nel 2010 la superficie del ghiacciaio, ridotto a una placca in disfacimento, si presenta uniformemente inclinata e coperta quasi interamente da detrito. All'interno della morena di contenimento si è formato un lago che nel corso degli anni ha aumentato le sue dimensioni. Ancora ghiaccio, nelle ultime due stagioni ben coperto da nevato, nel canale che sale al Col Perduto, anche se il ghiacciaio era stato considerato estinto già dal Catasto del CGI nel 1961. Il Ghiacciaio di Nel Centrale, dominato dalla parete nord della Levanna Centrale, negli ultimi dodici anni è arretrato di quasi quattrocento metri facendo registrare il più grande ritiro tra i ghiacciai del Parco. Solo nel 2005 ha perso 183 metri e non si è fermato: nell'anno successivo ne ha persi altri 86. Riduzioni di spessore e apertura di finestre glaciali sono i fenomeni che hanno preceduto il collasso della fronte. Nel corso del 2007 si è registrato un arretramento di altri 32 metri rispetto al segnale posto a 2730 metri s.l.m., che si è ridotto a 6 metri nel 2008 e arrestato nel 2009 grazie alle abbondanti precipitazioni invernali. Nel 2010 il nevato dell'anno idrologico 2008-09 ha protetto la fronte dall'azione del sole, facendo registrare un arretramento di solo mezzo metro a fine agosto. Nonostante il catasto ne censisca tre, sono in realtà due i ghiacciai di Nel: il ghiacciaio di Nel Orientale, posto sotto il versante settentrionale della Levannetta, e il Ghiacciaio di Nel Centrale, che confluendo con il Ghiacciaio di Nel Occidentale forma un unico corpo glaciale. I Ghiacciai del Carro, percorsi in primavera da numerosi sciatori alpinisti, occupano la parte superiore dell'omonima ampia conca, divisa da quella del Ghiacciaio del Nel dalla Costiera dell'Uja. Attualmente sono due le unità glaciali: il Ghiacciaio del Carro Orientale, posto sotto la cima dell'Uja, e il Ghiacciaio del Carro Occidentale che si estende sul vasto pendio nord-ovest tra le Cime del Carro e d'Oin, dividendosi nei due rami che fiancheggiano lo sperone roccioso quotato 3154 metri. Il ramo sinistro del ghiacciaio termina ad unghia sottile sopra la barriera rocciosa dove fino ad alcuni anni fa scendeva ancora potente la lingua.
Restano integre le due morene storiche della Piccola Età Glaciale (1850) del Ghiacciaio della Capra. La fronte affiora a 2450 metri ed è la più bassa del Parco. Al di sopra, il ghiaccio è interamente coperto da detrito e riaffiora a 2500 metri in un tratto pianeggiante solcato dalle anse di un torrente epiglaciale. Il torrente glaciale alimenta e conferisce il colore grigio azzurro al lago artificiale del Serrù. In posizione centrale, a quota 2575 metri, si è aperta una nuova piccola bocca glaciale con diametro di 5 metri, che entra nel ghiacciaio per circa 15 metri ed è percorsa da un torrente subglaciale intorbidito dal limo. Il Ghiacciaio Basei facilmente raggiungibile dal Colle del Nivolet è il più frequentato della valle. Piccolo ghiacciaio di pendio, ha subito nell'ultimo decennio modeste variazioni frontali. Tra la Valsavarenche e la Valle dell'Orco il bacino che ospitava i Ghiacciai di Punta Fourà estinti da alcuni anni, è ora colonizzato tra i 3000 e i 3050 metri da una ventina di specie vegetali, piante pioniere che utilizzano i depositi di sabbia e limo lasciati dal ghiacciaio. La specie più diffusa è l'Artemisia genipi Weber, seguita dalla Saxifraga bryoides L. e dalla Campanula cenisia L., ed è anche comparsa una prima foraggera: la Poa alpina L. Continua la colonizzazione vegetale della conca che ospitava il Ghiacciaio della Porta Occidentale: si è passati dalle quattro specie del 2000 alle nove del 2006 e alle diciotto del 2008, fino alle venti del 2010 con la comparsa della Poa Alpina L. e della Festuca rubra L. Annidati sotto le pareti sud ed est del Ciarforon sono rispettivamente i Ghiacciai del Broglio e di Ciamousseretto. Il Ghiacciaio del Broglio è ormai una placca di ghiaccio di 17,5 ettari (2007). Dopo anni di stabilità fino al 1995, è iniziata una fase di drastica riduzione che ha fatto registrare un arretramento di 100 metri nel 2003 e di 120 metri nel 2006. Il Ghiacciaio di Ciamousseretto, con una superficie di 26,7 ettari (2006), si è diviso nei settori superiore e inferiore, in gran parte ricoperto da detrito. Le riduzioni medie di superficie rispetto ai dati dal Catasto del 1989 sono del 28,6%. Il Ghiacciaio di Noaschetta contende la prima posizione per estensione al Ghiacciaio del Nel.
È situato nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso e si presenta diviso in due unità distinte: l'occidentale e l'orientale, separatesi completamente nel corso degli anni Ottanta. La fronte del settore orientale è uniformemente coperta da detrito, con una grande colata centrale; già nel 1986 veniva descritta come sommersa da morene. Nella parte superiore il ghiacciaio forma un vasto ripiano che si presenta quasi uniformemente coperto da detriti fini e grossolani. Su questo pianalto che può essere ormai percorso senza l'utilizzo di ramponi, sono osservabili i più significativi indicatori della deglaciazione: numerosi funghi glaciali, grandi bédières, fori crioconitici, presenza di limo glaciale. La lingua misurata fino al 2000 risulta attualmente staccata. Dimenticati per anni per la loro collocazione altimetrica sono i ghiacciai del Colle dell'Ape e quello di Punta Ceresole. Il Ghiacciaio del Colle dell'Ape è il ghiacciaio con la fronte più elevata del Parco Nazionale del Gran Paradiso: 3690 metri. Ghiacciaio di sella, è separato ormai da tempo dal soprastante Ghiacciaio della Tribolazione da una fascia rocciosa alta circa 50 metri. Si presenta come una ripida placca di ghiaccio ricoperta uniformemente da nevato, e viene alimentato sia per nevicate dirette che dal trasporto eolico, come dimostrato dalle cornici a vento che sporgono sul versante canavesano. Il Ghiacciaio di Punta Ceresole, di tipo sospeso, è una piccola placca di ghiaccio con la fronte che si allarga sopra un salto roccioso. Per canali scarica sul sottostante Ghiacciaio di Noaschetta. Il ghiacciaio si presenta uniformemente coperto di nevato ed è privo di crepacci. La fronte è posta a quota 3540 metri, quasi la stessa rilevata nel 1975. Due erano i Ghiacciai della Losa nella Valle dell'Orco. Il primo, situato sulla cresta di confine con la Francia sulla destra orografica dell'omonimo colle, continua a restituire reperti bellici dell'ultima guerra. Il secondo, situato nell'alto vallone di Noaschetta, occupava l'ampio e profondo circo chiuso dal contrafforte meridionale della Becca di Gay; è da anni uno splendido lago. Ancora segnalato come unità glaciale nel 1983 sul catasto del WGI, già nel 1987 risultava pressoché estinto, estinzione confermata dal controllo del 1991. Nel settembre 2009 la superficie del lago parzialmente ghiacciata, coperta e circondata da neve residua, riportava alla memoria il recente passato glaciale della conca. Il Ghiacciaio di Teleccio era un tempo collegato al Ghiacciaio di Valeille della Valle di Cogne attraverso il Colle di Teleccio. Appare alquanto smagrito dall'ultimo controllo di Fulvio Fornengo nel 1989, con la placca dell'Ondezana separata dal corpo glaciale da una fascia rocciosa alta una trentina di metri. Oltre cinquanta sono ormai i metri che lo separano dal colle omonimo. Il Colle di Teleccio era uno dei valichi che i documenti storici e le tradizioni orali dicono fosse utilizzato in età medioevale da mandrie e pastori che dalla Valle di Cogne pascolavano gli alti prati di Piantonetto. A questa fase mite è subentrato un periodo di incremento glaciale durato circa quattro secoli, fino al 1850. Le fronti glaciali si sono abbassate e molti colli sono tornati a essere glacializzati. Successivamente la deglaciazione, soprattutto negli ultimi venti anni, sta riportando alla luce gli antichi passaggi. Potrebbe ancora trattarsi di un'alternanza delle fasi climatiche che si sono avvicendate lungo i secoli, ma senza dubbio l'uomo sta contribuendo in modo determinante al riscaldamento globale.

Il GlacioMuseo del Serrù e il Sentiero glaciologico
Comprendere la storia e gli equilibri del territorio di montagna è più facile in alta Valle Orco, grazie al GlacioMuseo del Serrù, che offre un approccio originale ai ghiacciai dell'area. Realizzato nel 2002 su iniziativa della Società Meteorologica Italiana e del Comune di Ceresole Reale, con la collaborazione di AEM Torino e del Parco nazionale Gran Paradiso, il museo è ospitato in una ex-cabina elettrica di pietra, situata a 2300 m di quota, a lato della strada del colle del Nivolet, poco a monte della diga del Lago Serrù. Si tratta di un'esposizione didattica permanente articolata in pannelli fotografici e plastici che descrivono i ghiacciai locali e la loro evoluzione recente, il loro ruolo nel modellamento del paesaggio, nella fruizione turistica del territorio e nella produzione di energia idroelettrica. In particolare, i pannelli illustrano lo straordinario regresso glaciale intervenuto dall'inizio del '900 a oggi. Completa l'esposizione una proiezione di immagini sonorizzate, che offre ai visitatori un insolito spunto di conoscenza sull'ambiente circostante, dominato dai ghiacciai della Capra e del Carro: un'occasione molto apprezzata dai turisti qualora il maltempo comprometta la visibilità. Il GlacioMuseo, che ha riscosso un notevole successo, è aperto tutti i giorni da inizio giugno a metà ottobre, con ingresso libero. Chi intende conoscere più da vicino l'ambiente glaciale della zona potrà percorrere il sentiero segnalato intorno al Lago Serrù, che con un percorso in gran parte pianeggiante, di circa 1,5 h, consente di avvicinarsi alle caratteristiche morene.
Ilaria Polastro
Info utili: Apertura GlacioMuseo dal 15 giugno al 15 ottobre, tutti i giorni dalle 9 alle 18. Ingresso libero. Segreteria turistica Parco nazionale Gran Paradiso, tel. 0124 901070; e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Internet:www.pngp.it Società Meteorologica Italiana, tel. 011 797620; e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Internet: www.nimbus.it

 

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