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Se il Nebbiolo sa di geologia

A Cuneo un progetto per conoscere uno straordinario patrimonio geologico coniugandolo con il turismo
Il lavoro sarà ufficialmente presentato in occasione del Convegno "SCUOLA, GEOLOGIA & TURISMO" che si terrà ad ALBA, sabato 29 ottobre 2011, dalle ore 10 alle 16, presso la Sala Convegni, Palazzo Mostre e Congressi (Piazza Medford 3). Info: www.imeridiani.net - iscrizioni: Ecomuseo della Rocche del Roero: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., tel. 0173 976181

  • Gianni Boschis
  • ottobre 2011
  • Mercoledì, 5 Ottobre 2011

Marguareis e Argentera... i primi ricordi di esperienze geologiche in Provincia di Cuneo hanno ancora il sapore un po' del formaggio e del vino che da studenti di Scienze della Terra portavamo sempre con noi nello zaino, nel corso di gite e stage universitari. Generi insostituibili del bagaglio di ogni geologo in erba, rendevano più piacevole l'esplorazione e la conoscenza di rocce, minerali e fossili, in compagnia di professori che, smesso per una volta il tono accademico, condividevano con noi pasti conviviali e pernottamenti insonni, ma allegri, in rifugi rimasti indelebilmente scolpiti nella memoria: Morgantini, Bozano, Questa, Pagarì... Mancava, allora, non tanto il senso scientifico, quanto la piena consapevolezza del legame fra geologia e uomo; pertanto non era ancora così evidente quanto quella fetta di toma o quel bicchiere di nebbiolo riflettessero le caratteristiche geologiche del territorio che eravamo venuti a studiare. Ma le emozioni suscitate dalla bellezza di quelle montagne modellate da ghiacciai, torrenti o acque carsiche, rivelavano istantaneamente un paesaggio unico. Con gli anni, complici trekking di piacere e i rilevamenti geologici di alcune aree protette, non ultimo l'affetto per i luoghi d'origine dei nonni materni, la conoscenza del Cuneese è andata via via migliorando: La Riserva di Crava Morozzo, il Pis del Pesio, il Monbracco, le Grotte di Bossea, i Ciciu del Villar, le Rocche del Roero, le Langhe, le Valli del Monviso... In un certo senso è stato come comporre un grande puzzle, fatto da pezzi diversi e bellissimi allo stesso tempo, in grado di rivelare un patrimonio geologico straordinario. Per molto tempo tuttavia questo patrimonio è stato sconosciuto ai più: vuoi per la sua complessità ed estensione, vuoi per la sostanziale assenza di un'opera divulgativa. Ora le valenze geologiche di questo territorio sono finalmente alla portata di tutti, grazie a un progetto promosso da Provincia di Cuneo e Regione Piemonte che per la prima volta ha inteso coniugare geologia e turismo. La geologia, per tanto tempo considerata materia per specialisti, costituisce infatti una preziosa occasione di valorizzazione turistica del territorio e delle sue risorse. Partendo, nel 2008, dal presupposto di offrire al turismo una chiave di lettura della morfologia e della geologia di un paesaggio tanto interessante e ricco di peculiarità, il progetto si è sviluppato a partire da due sostanziali presupposti che meritano di essere spiegati: valorizzare la geodiversità del Cuneese attraverso la divulgazione. Il concetto di geodiversità riconosce nella varietà degli ambienti geologici la base della varietà della vita sulla Terra; esso svela un volto più attraente della Geologia, non quello tecnico o "severo" legato alle costruzioni o ai rischi naturali, ma quello "dolce" fatto anche di diverse attrattive, di storia e, perché no?, di godimento visivo ed emotivo. Un ritorno "alla civiltà naturale", in cui l'uomo proietta la propria anima e i propri sentimenti sulla natura, restituendole quel carico simbolico che passa attraverso la gamma completa dei suoi sensi1. La divulgazione è stato per il progetto il modus operandi, lo strumento indispensabile per rendere accessibile ai non specialisti la geodiversità del Cuneese. Così, il lavoro ha coniugato rigore scientifico e semplificazione del linguaggio arricchendolo di una forte valenza educativa e didattica, particolarmente adatta alle scuole. La storia geologica della Provincia di Cuneo è un filo che si snoda per oltre 300 milioni di anni attraverso montagne, colline, valli glaciali e fluviali, rocce e forme di erosione, strati, fossili e minerali, definiti non a caso dal grande geologo piemontese Federico Sacco "le pagine e le lettere alfabetiche del grande libro alpino"2 . Per raccontare questa storia geologica, il gruppo di lavoro3 , si è dedicato per 2 anni a 3 ambiti, uno tematico e due geografici: 1 il paesaggio, in termini generali, per spiegare al pubblico come nasca e si evolva un territorio come quello alpino e la pianura padana; 2 le Valli del Monviso, per raccontare, per itinerari e geositi lo stupendo trittico delle valli Maira, Varaita e Po; 3 le Langhe e il Roero, una scelta di alcuni dei più bei percorsi e mete geologiche fruibili attorno al Tanaro e ad Alba. Tutto ciò è divenuto una collana comprendente: 3 guide geoturistiche, 2 dvd, una serie di percorsi con punti sosta attrezzati con bacheche descrittive, un sito internet, una sperimentazione didattica con gruppi scolastici e turistici. Gli itinerari descritti attorno al Monviso permettono di conoscere meglio la "preistoria geologica" del Piemonte, compiutasi attraverso eventi tettonici impressionanti culminati con il sollevamento delle Alpi a partire da circa 65 milioni di anni fa. I nove percorsi scelti fra la Val Maira, Varaita e Po, già meta di un turismo più naturalistico ed escursionistico, arricchiscono quei luoghi stupendi di un ulteriore interesse: la scoperta degli ambienti del passato. I primi rilievi al confine con la pianura sono fatti da rocce più antiche di 300 milioni di anni, come gli gneiss del Massiccio Dora Maira, affioranti in bassa Valle Po e le quarziti di Monbracco (la cosiddetta "pietra bargiolina" molto impiegata in passato nelle pavimentazioni di chiese e palazzi del Piemonte e non solo): esse risalgono all'antico supercontinente Pangea. Quando i movimenti tettonici, circa 250 milioni di anni fa, iniziarono a dar luogo alla sua separazione in due blocchi contrapposti e divergenti, l'Africa e l'Europa, i margini continentali in formazione furono interessati da intensi fenomeni vulcanici e dall'ingente accumulo di sedimenti derivanti da antichissimi rilievi montuosi: spettacolari affioramenti di queste rocce (rispettivamente porfidi e conglomerati) possono essere osservati lungo l'itinerario geologico dell'Altopiano della Gardetta nei dintorni del Colle del Preit. Lentamente queste rocce furono ricoperte da un mare sempre più ampio e profondo, l'Oceano Ligure-Piemontese, destinato a durare dal Triassico (circa 230 milioni di anni fa) al Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa). È in questo ambiente che si formarono le rocce più diffuse nelle Alpi Cozie, rappresentative dei più diversi ambienti marini. Alcune di esse, i calcescisti, le possiamo incontrare soprattutto lungo gli itinerari dell'Alta Val Maira e Val Varaita, una sorta di immersione virtuale sui fondali abissali dove, oltre 100 milioni di anni fa, queste future rocce andavano depositandosi sotto forma di fanghi argillosi e calcarei. Soprattutto la Val Maira è inoltre ricca di rocce calcaree ed evaporitiche risalenti a barriere coralline e lagune saline che, proprio alla Gardetta, offrono la migliore testimonianza di quegli ambienti tropicali, di acque basse ricche di vita. È qui che è avvenuta, nel 2008, la scoperta delle impronte di un piccolo rettile triassico, il Ticinosuchus ferox, antenato degli attuali coccodrilli! Ma la conoscenza dell'ampia zona di rocce marine nota come "Piemontese" o "dei Calcescisti con Pietre Verdi" non può dirsi completa senza aver incontrato il Monviso. Tra i diversi itinerari che si snodano attorno al Re di Pietra, quello del Vallone di Elva offre, al Colle di Sampeyre, la possibilità di osservarne la spettacolare struttura scolpita dalle forze di erosione, niente meno che all'interno della dorsale oceanica mesozoica; consigliamo invece l'itinerario del Pian Re e dei Laghi del Monviso per chi avesse piacere di toccare con mano le rocce di origine magmatica (dai gabbri alle lave basaltiche alle serpentiniti) di cui è fatto e in cui la sapiente mano dell'erosione ha scolpito uno dei paesaggi indubbiamente più belli delle Alpi! Ma come è stato possibile che rocce marine così profonde abbiano potuto emergere e, addirittura, sollevarsi sino a quasi 4000 metri d'altitudine? Le spettacolari pieghe e faglie che caratterizzano le montagne cuneesi (si pensi anche solo al Vallone di Elva), la sovrapposizione non naturale (cioè non stratigrafica) di grandi masse di rocce documentano le enormi forze tettoniche che, sul finire del Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa), a seguito della contrazione dell'Oceano Ligure-Piemontese, diedero luogo allo scontro fra Africa ed Europa. È questo evento, compiutosi nell'arco di circa 30 milioni di anni, ad aver causato il sollevamento della catena alpina e, così, anche del Monviso. Completano gli itinerari "alpini" alcune preziose gemme geologiche: i piropi giganti di Martignana, Rocca Senghi, Rocca Provenzale e Rocca Castello, i travertini delle sorgenti del Maira, le cascate di Stroppia, le Grotte di Rio Martino e i misteriosi Ciciu del Villar. È a partire dal Cenozoico, che possiamo parlare di "passato geologico prossimo". Le Alpi ormai formate si specchiano nelle acque del grande Golfo cuneese, estremità occidentale del Paleo-Adriatico corrispondente all'area dell'odierna Pianura padana. In un mare ancora molto profondo si depositano grandi frane sottomarine, sedimenti destinati ad emergere nel tempo per dar luogo alle Langhe, seguite dalla formazione delle sabbie del Roero. È a questo paesaggio, indubbiamente più dolce, ma non meno affascinante delle Alpi, che sono dedicati i 6 itinerari del terzo volume della collana. Le Langhe ed il Roero, due territori tanto ricchi di fascino e cultura da non aver bisogno di presentazione, un variopinto mosaico di colline sorte dal mare qualche milione d'anni fa! Frutti di quelle terre, viti e tartufi affondano le loro radici nelle marne e nelle sabbie che sanno ancora di sale. Immaginate di gustare un paesaggio tanto suggestivo come fareste, lentamente, nell'assaggio di un vino... è quanto vi suggeriscono questi itinerari collinari, un invito a prendervela comoda, a lasciare l'auto qua e là per apprezzare piano le terre di nobili vitigni. Le vicende geologiche e la paleogeografia svelano un territorio inedito, diverso da quello tramandato dalla storia, un po' isolato dal mondo, compreso fra Piemonte e Liguria, fra continente e mare. Qui, i "rittani" di Beppe Fenoglio (percorso di Rocchetta Belbo) ed i fiumi cessano di essere solo i bizzosi corsi d'acqua che scaricano fango nel corso delle piene per divenire portatori di tesori fossili, scultori di "rocche" (itinerari di Monteu Roero e Vezza d'Alba), levigatori di luccicanti cristalli di gessi marini (affioranti lungo il Tanaro dalle parti di Pollenzo o a S. Bartolomeo di Cherasco), mentre i paesaggi di Cesare Pavese diventano i protagonisti di vicende spettacolari come la cattura del Tanaro o il prosciugamento del Mediterraneo! Quelle che a prima vista potrebbero sembrare favole, sono in realtà alcuni soltanto dei capitoli della storia geologica del Cuneese "collinare", narrata attraverso le colline a Nord e Sud del Tanaro, di cui la Città di Alba con le sue antiche pietre ed il Museo "Eusebio", ricco di fossili e minerali, fanno da ideale cerniera.

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