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Zanzare in Piemonte

Un problema difficile affrontabile solo con grandi competenze

  • Asghar Talbalaghi
  • Agosto 2011
  • Sabato, 6 Agosto 2011




Per una visione realistica del problema "zanzare" bisogna partire dal presupposto che, la questione deve essere affrontata come un problema ordinario, non può essere affrontato in modo straordinario di anno in anno, inoltre le dimensioni del problema, nonché la complessità che lo caratterizza, richiedono un approccio razionale. La peculiarità del territorio risicolo piemontese con circa 120.000 ettari e quello adiacente della Lombardia con quasi la stessa estensione, fanno acquisire a questi territori, il primato del più grande focolaio delle zanzare in Europa. Al grande problema degli insetti generabili nelle risaie, dovuto principalmente all'approccio agronomico attuale e più precisamente al sistema di coltivazione praticato, che prevede le sommersioni alternate ossia cicli di allagamento alternati alle asciutte, si aggiungono altri problemi, come l'infestazione in particolare negli ambienti urbani caratterizzati in questi anni dalla presenza, ormai diffusa, della zanzara tigre presente in quasi tutte le latitudini d'Italia ed anche a discrete altitudini. La dimensione del profilo economico del problema zanzare diviene un punto principale in un approccio sostenibile e invita a ben tracciare alcuni profili economici di un progetto di lotta contro questi insetti, ricordando che non si è in presenza semplicemente di molestie temporanee ma a nuovi rischi sanitari che si accompagna anche ad una dimensione economica importante. In momenti di alta riflessione scientifica in questi ultimi anni con autorevoli esperti di economia, si è giunti all'affermazione che siamo in presenza di una "forma di inquinamento" quindi la presenza delle zanzare non costituisce un problema particolarmente "strano" o inusuale per un economista. Le zanzare sono un elemento inquinante, che provocano danni alle attività economiche e portano danni anche direttamente ai cittadini. È possibile quantificare tutto questo? Il noto economista Carlo Scarpa dell'Università di Brescia ha esposto questi concetti su invito dell'Emca (European Mosquitos Control Association) e dell'Imca (l'omologa associazione italiana) evidenziando connotati molto interessanti, convincendo molti nella riflessione sul costo sociale ad esso attribuibile partendo da quanto spende una famiglia per difendersi dalle zanzare. L'economista, intervenendo ad Alessandria in due convegni nel 2006 e nel 2010, ha ricordato le banali candele alla citronella, piuttosto che le zanzariere o i liquidi repellenti, ecc., per non parlare di chi ha un cane da difendere dalla filariosi – che da solo costa alcune decine di euro all'anno. A questo va poi aggiunto un condizionamento del turismo. Ma in quanto può essere monetizzato tutto questo? Se si pensa ad un'area con un milione di persone che potrà contare una media di 400mila famiglie considerando che ciascuna di esse spenda circa 30 euro all'anno in media, avremmo già raggiunto 12 milioni di euro annui. Queste osservazioni si aggiungono alle risposte date da 400 ragazzi delle scuole medie intervenuti in un'iniziativa organizzato dalle citate organizzazioni a Basaluzzo nel 2004 (Un giorno da Entomologo) sul tema "zanzare" svolto tramite un questionario. Più del 75% dei ragazzi, nella loro ingenuità, affermavano che avrebbero anche pagato 3-5 euro per non avere il fastidio delle zanzare. Il trenta percento di questi piccoli entomologi, ormai adulti, ritenevano che a pagare le spese della lotta alle zanzare dovessero essere i cittadini, con apposita tassa, mentre un più consistente 47 % di loro, invece, ritenevano fosse competenza della Regione o di altri enti istituzionali. In tal senso è opportuno ricordare che già da diversi anni vengono stanziati ogni anno da parte di queste istituzioni fondi per la lotta alle zanzare. I ragazzi indicavano inoltre il fastidio delle zanzare come "una variabile importante nel considerare la qualità della vita". In un'ottica consapevole, la politica locale e quella nazionale dovrebbe intervenire legislativamente con norme chiare che definiscano strategie tecnicamente valide ed economicamente razionali con un vero e proprio comitato scientifico che possa operare con continuità al di là dei periodici mandati delle amministrazioni. E' importante inoltre riconoscere che le risaie sono parte integrante dell'ecosistema dando piena cittadinanza alla biodiversità che essa può rappresentare e riconoscendo anche l'importanza di questa attività economica. Occorre quindi investire sul mondo agricolo, mettendo i diversi attori di questo mondo davanti a precise responsabilità. Va anche valutato attentamente il rischio sanitario di questi biotopi, luoghi che, con il concorso dei cambiamenti climatici, diventano sempre più luoghi di sosta oltre che di transito di animali vettori, specie gli uccelli migratori. In particolare sono l'habitat incontrastati del genere Culex che può ben essere combattuta grazie all'incremento delle biodiversità. Basterebbe un diverso controllo delle acque limitando i periodi di asciutta e mantenedone la presenza per intervalli più lunghi possibile così da consentire la sopravvivenza e la moltiplicazione dei predatori (ad esempio libellule, rane, pesci). Importante anche incentivare la rotazione delle colture come avviene in Lombardia oltre naturalmente alla diffusione della semina in asciutta (vedi Talbalaghi, Terra & Vita n. 58, 2007) e abbinando alla concimazione delle risaie interventi larvicidi (vedi Talbalaghi, Terra & Vita n. 8, 2008) . E' poi essenziale studiare le competenze e le capacità di trasmettere malattie delle diverse specie di zanzare presenti sul nostro territorio (vedi Talbalaghi, Moutailler, Vazeille e Anna Bella Failloux, 2010 Medical and Veterinary Entomology (2010) 24, 83–87) ed ancora monitorare i potenziali serbatoi di trasmissione delle malattie alla fauna selvatica e domestica. Va tenuto sotto osservazione, soprattutto nelle aree urbane l'arrivo di altre specie di Culicidae molto invasive, segnalate già nel nord Europa come Aedes japonicus, Aedes egypty. L'esatta identificazione delle zanzare è essenziale per combatterle le malattie trasmesse all'uomo ed agli animali, talvolta risulta assai difficile identificare le specie appartenuti alle colonie. Recenti identificazioni (vedi Shaikevich & Talbalaghi, 2010) di Anopheles maculipennis così identificati in Piemonte, includono in verità "cocktail" di diverse varietà: An. messeae, An. maculipennis, An. Sacharovi, An. Atroparvus. In particolare le colonie Culex pipiens rappresentano specie molto attratte dall'uomo per questo definite molestus. Va rilevato ancora che l'esatta individuazione delle specie conosciute come Anopheles maculipennis, Culex pipiens, Anopheles messae e An. sacarovi appartengono a gruppi difficilmente identificabili visivamente anche con l'ausilio di microscopi potenti ed assumono una notevole rilevanza sotto il profilo epidemiologico nei diversi paesi mediterranei.

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