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Agosto, tempo di (umane) migrazioni

Prima di arrivare in spiaggia tocca fare chilometri nel solleone. Sembra l'esodo degli gnu e di migliaia di mammiferi africani

  • Carlo Grande
  • agosto 2014
  • Lunedì, 4 Agosto 2014

 

 

Dici agosto e pensi al mare, alle foreste, alle mosche e al caldo, a certi salotti buoni del Sud dove mangi dolci, bevi caffè e le senti ronzare intorno al lampadario. Pensi anche alla migrazione degli umani verso i luoghi di vacanza, che per molti italiani si risolve nel piazzarsi in qualche stabilimento balneare in cerca di quelle che qualche antropologo ha definito le tre "s" del mare: sole, sabbia, sesso. Per arrivarci bisogna soffrire: pensate alle code in autostrada, in macchina. Dicono che i consumi facciano crescere il Pil (Prodotto interno lordo, sospetto che significhi in realtà Poveri illusi, perché il Pil non misura certo la felicità) allora gli automobilisti fermi nel solleone coi motori accesi dovrebbero darsi gran pacche sulle spalle e congratularsi perché stanno facendo crescere il Pil. La crescita, dicono ancora certi economisti, è un bene per la nazione e quindi per tutti i cittadini.

Qualcosa non funziona, in questo ragionamento. Certe parole, come "progresso", "velocità", "nuovo" e "competitività" sono obsolete.Perché prima di arrivare in spiaggia tocca fare chilometri nel solleone. Sembra l'esodo degli gnu e di migliaia di mammiferi africani in una delle più spettacolari migrazioni che si conoscano in natura, lungo strade lunghe e difficili come la Salerno-Reggio Calabria. Un milione di gnu percorre ogni anno con 200 mila zebre e mezzo milione di gazzelle di Thomson, tra le pianure del Serengeti in Tanzania e i pascoli del nord del Kenya, un circuito di 3.200 chilometri, alla ricerca di erba verde da brucare.

Lo fanno per sopravvivere. Anche tanti italiani, per sopravvivere, partono in vacanza con biciclette e roulotte e canotti e barbeque. Amano raggiungere le spiagge (o i prati di montagna), amano arrivarci in macchina, scendere, fare pochi metri e stendere la tovaglia a quadretti o l'asciugamano e alé con le braciole o con le creme solari. Attorno sabbia, sole e qualche bellezza seminuda (sperano). Le tre esse, appunto.

Ma, se come dice Woody Allen amare è soffrire (dice anche "Sesso non è la risposta; sesso è la domanda. Sì è la risposta", ma questa è un'altra faccenda), "se non si vuol soffrire non si deve amare. Però allora si soffre di non amare – prosegue - pertanto amare è soffrire, non amare è soffrire e soffrire è soffrire. Essere felici è amare, allora essere felici è soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare o amare e soffrire o soffrire per troppa felicità...".

Aggiungiamo, con Woody in "Amore e guerra", "speriamo che stiate prendendo appunti".
Però che importa?, partiamo. Senza la speranza di felicità non si vive; ad onta dei sacrifici e delle spese cerchiamo scintille di piacere: "Piacer figlio di affanno", diceva anche Leopardi. I piccoli, gli anziani e i ritardatari (sto parlando degli gnu!) morirà di fatica o divorato da leoni, ghepardi, iene e coccodrilli. Ma i più ce la fanno, protetti dal branco. C'est la vie, è la lotta per la sopravvivenza. Buon viaggio...

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