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Il libro, quella felice lentezza

  • novembre 2011
  • Sabato, 5 Novembre 2011


Addio, Billy. Non è il gatto, è la leggendaria libreria Ikea che sarà rimodellata in scaffali più profondi, adatti a contenere oggetti, perché i libri sono in crisi, mentre soprammobili e gadget no. È la civiltà delle merci: si moltiplicheranno, le cose inutili "che fanno status", che si trovano sempre più spesso nelle case: "Avrei voluto regalarti un libro, ma ho visto che ne avevi già uno", ho scherzato l'altra sera a un compleanno. Shopping, griffe, offerte speciali, 2x3, saldi. Soprammobili, piantine, statuette, scatole, feticci: "Moglie dalle larghe maglie/ dalle molte voglie/ esperta di anticaglie – cantava Fabrizio De André – Ottocento/ Novecento/ Millecinquecento scatole d'argento fine Settecento ti regalerò". La libreria Billy cambia, potrebbe essere una buona notizia ambientale? Meno legno, meno carta. No, perché il libro è molto di più che un semplice oggetto: è un modo di vivere. Scommettiamo che trionferà di nuovo? Il libro significa che devi metterti calmo e comodo, in silenzio e da solo, e lasciar vagare la fantasia, lasciare che le onde cerebrali fluiscano tranquillamente. Come suggerisce un libraio spagnolo on line, il libro non ha bisogno di corrente, di cavi per connettersi, di batterie, è un "dispositivo di conoscenza bio-ottico" portatile, compatto, non si blocca mai, ogni pagina scansita dall'occhio e trasmessa direttamente al cervello, tutte le pagine sono belle in ordine, per girarle basta un dito. Nel libro puoi integrare migliaia di informazioni provenienti direttamente dal tuo cervello, con un semplice strumento, detto matita... Insomma, è un nuovo modo di vedere il mondo... Un invito alla quiete, ad approfondire, a non "surfare". Tablets, iPad, iPhone, computer? Il libro non li escluderà, naturalmente. Anche l'e-book, certo. Ma è diverso tenere un giornale o un libro fra le mani, sfiorarne la carta, accarezzarlo. É come parlare con la fidanzata avendocela davanti, non via mail... i nostri sensi varranno ancora qualche cosa. Conterà pure toccare, annusare, guardare... O i neuroni specchio non contano più niente? Abbiamo bisogno di fisicità, di cose concrete. Certo, a volte la carta diventa ingombrante. Troppi libri non li leggeremo mai, abbiamo pile da spostare quando suona il telefono. Meglio pochi, ma buoni. "È saggio colui che conosce ciò che è utile – dice Eschilo – non colui che sa troppo". Ma la civiltà dei libri non è finita: i libri non mangiano e non bevono, sono belli da sistemare, da toccare, da regalare, da impilare, da appuntare ai margini, da dedicare appassionatamente. Da riscoprire, impolverati in fondo a uno scaffale, con una vecchia foto... Toh! Li rigiriamo fra le mani, li portiamo con noi davanti alla finestra, togliamo la polvere e sorridiamo... È grandioso l'invito alla lentezza di John Steinbeck, in Quel fantastico giovedì. Descrive una ragazza a cena che deve conquistare un uomo: «Suzy notò che un cameriere si stava pian piano avvicinando. Aveva scoperto una cosa, da sola. Quando sei in dubbio, muoviti con cautela. Voltò la testa verso il cameriere e questi scivolò via. Suzy si compiacque della sua scoperta: muoversi sempre lentamente. Alzò piano il bicchiere, lo considerò attentamente, sorbì un po' di aperitivo e lo tenne un istante sospeso prima di posarlo sul tavolo. L-E-N-T-E-Z-Z-A dava un significato a tutto. Dava a tutto uno splendore regale. Si ricordò come tutte le persone incerte e preoccupate da lei conosciute saltassero e facessero ogni cosa in fretta e furia. Ma lei, costringendosi a far tutto lentamente, provò un nuovo genere di sicurezza. 'Non dimenticare', disse fra sé. 'Non dimenticarlo mai. Piano! Piano!'» Leggere, assaporare. Anche i libri. Scommettiamo su chi è più felice? E che Suzy ha conquistato quel ragazzo?

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