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Luglio, tra scaglie di mare, gechi e zanzare

E' arrivato il caldo che porta con sé gli animali dell'estate. Raccontati da musica e letteratura

  • Carlo Grande
  • luglio 2014
  • Mercoledì, 16 Luglio 2014

 

Canicola, muri scalcinati, rondini e scaglie di mare, profumo dei pini...Sogniamo di confonderci con la sabbia, all'ombra di un albero, persi su una montagna. Ramarri e lucertole, insegna Montale, in questa stagione la fanno da padroni. A proposito di padroni, merita un pensiero il "patruneddu", così viene chiamato il geco in qualche angolo di Sicilia. Forse vogliono ingraziarselo, dato che a prima vista può fare impressione. Ma è solo vittima di pregiudizi: nel racconto "Le labrene" anche Tommaso Landolfi lo tratta male, ma lui veglia sulla casa (vive all'incirca 10 anni, quindi si fa in tempo ad affezionarsi, a forza di vederlo appiccicato alle pareti e cacciare fulmineo la notte) ed è anche utile, perché divora le zanzare ed è un campione di arrampicata grazie ai milioni di peli e filamenti sui polpastrelli, che stabiliscono con la parete legami di natura elettrica.

Il geco è un animaletto innocuo, un prodigio dell'estate come i ramarri cantati da Ivan Graziani ("Sabbia del deserto"), che però hanno le facce "da idioti".
Montale parla di lucertole, cantando la ventenne Esterina evoca le crudeltà infantili: "Leggiadra ti distendi / sullo scoglio lucente di sale e al sole bruci le membra. / Ricordi la lucertola / ferma sul masso brullo; / te insidia giovinezza, / quella il lacciòlo d'erba del fanciullo". Chi non ricorda, lungo "muri roventi" (per una lucertola 30 gradi sono ideali), il pulsare delle gole e le code saltellanti, nient'altro che un trucco per confondere i predatori?

Anche verso i ramarri l'uomo nutre molta ambivalenza: secondo De Andrè, in "Avventura a Durango", dio ha i loro occhi smeraldini. Per non parlare di Jim Morrison e del buon vecchio Castaneda, e dei loro riti a base di peyote e lucertole.

Ci sono bestie simpatiche e altre meno, dice l'indimenticabile Tino Faussone ne La chiave a stella, un libro che fra l'altro è anche pieno di animali, dai gamberetti alle acciughe, dagli scimmie alle "boie panatere". Primo Levi dedica un capoverso alle zanzare, che ormai fan parte dell'estate con le sgommate e i colpi di clacson prima di addormentarci. In India Faussone ne ha viste di enormi: "... a parte il fatto che attaccano la malaria, e che appunto oltre al casco uno bisogna sempre che porti la veletta come le signore di una volta, sono delle bestiacce lunghe così, che se uno non sta attento mollano certi morsiconi da portare via il pezzo...".

Sono arrivate anche loro, in queste notti magiche e profumate di zampironi e citronella, le uova si sono schiuse (la temperatura ideale è fra i 18° e i 25°), hanno una specie di salvagente, una vescica natatoria per galleggiare: le pupe hanno un tubicino per respirare; insomma, un'organizzazione perfetta solo per romperci le scatole mentre guardiamo la partita o contempliamo la luna con la fidanzata...

Però anche gli invadenti mosquitos sono utili all'ecosistema, protagonisti di un bel detto ecologista che invita a non arrendersi mai anche se si è soli: "Chi pensa che un solo individuo non possa fare la differenza non s'è mai trovato di notte con una zanzara nella stanza".

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