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Benvenuta Primavera, che scompigli le nostre certezze

Ecco aprile, il mese della bellezza "crudele". Tra orsi che escono dal letargo e galline eccessivamente sottovalutate

  • Carlo Grande
  • Aprile 2014
  • Mercoledì, 16 Aprile 2014

 

Benvenuto "divino aprile" di Garcia Lorca ("carico di sole e di essenze"), "mese più crudele" per Eliot, aprile che hai segnato la vita di William Shakespeare, nato il 26 di questo mese nel 1564 e morto il 23 aprile del 1616.
Dopo un freddo inverno e dopo il disgelo, quando il tepore primaverile incomincia a scaldare la terra, possiamo canticchiare con De Gregori: "Portami via da questa terra / da questa pubblica città / Da questo albergo tutto fatto a scale / da questa umidità / Dottoressa chiamata Aprile / che conosci l'inferno / Portami via da questo inverno / portami via da qua".

Ne abbiamo tutti bisogno, anche gli orsi, che finalmente hanno messo il naso fuori dalla tana e dal letargo e sono usciti per cercare erbe, radici, germogli: sono affamati e il cibo scarseggia. E' difficile non pensare al rapporto schizofrenico che abbiamo con questi animali: peluche nelle culle dei nostri figli e feroci e antichi avversari da cacciare e su cui lucrare.

L'orso resta un animale nobile e simbolico: Roosevelt voleva che fosse il grizzly e non l'aquila il simbolo degli Stati Uniti, perché - diceva - l'America è come l'orso, possente e coraggiosa, ma temuta e poco amata, quindi condannata alla solitudine. Nel nostro immaginario scorrono i feroci grizzly dei western, l'orso siberiano di Michele Strogoff , quello ecologico di Jean Jacques Annaud e Dersu Uzala di Kurosawa. L'orso non è né un feroce divoratore di uomini né un animale da cartone animato, come Yoghi e Bubu a Yellowstone, che rubano al volo panini e sporte dei campeggiatori.

Così come la gallina, ad esempio, molto di moda, in queste settimane di pulcini e di uova: animale tragicomico, che suscita sentimenti contraddittori, non è - come dicevano Cochi e Renato - un animale intelligente... Invece le galline sono, come dicono gli etologi, bestie vivaci e comunicative, che in libertà formano gerarchie sociali complesse, che amano fare bagni di terra e di sole e comunicano con i piccoli ancora nell'uovo, i quali rispondono pigolando. Certo il loro sguardo laterale e la camminata inquietante non aiutano, ma sono esseri molto sottovalutati e l'esercito di prigioniere in batteria meriterebbe un riscatto: scegliamo le uova di galline allevate all'aperto, classificate con il numero "0".

Io sogno anche una gallina che si ribella a chi sta per tirarle il collo, dicendo la memorabile frase del soldato Schwarzenegger in Predator, quando il comando gli comunica via radio che nessuno verrà a salvare la sua pattuglia: "I suoi uomini sono sacrificabili", dicono. Lui carica il fucile e risponde: "Io non sono sacrificabile". Vi lascio immaginare con che faccia.

Accogliamo la primavera, che scompiglia le nostre certezze. L'importante è avere paura della paura, che avvelena la vita e trasforma la domenica delle Palme nella miserabile "Domenica delle Salme" di De Andrè: "La domenica delle salme / gli addetti alla nostalgia / accompagnarono tra i flauti / il cadavere di Utopia / La domenica delle salme / fu una domenica come tante / il giorno dopo c'erano i segni / di una pace terrificante".

 

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