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Godiamoci il vento (e il giallo) di marzo

Un periodo pazzo, capace di spazzare via il grigiore di abitudini e pensieri

  • di Carlo Grande
  • marzo 2014
  • Giovedì, 20 Marzo 2014

Se marzo avesse un colore sarebbe il giallo, almeno così me lo vedo per la fioritura delle forsizie, per i primi soli che cominciano a scaldare, per le prime mosche a ronzare. I giardini si riempiono di nuovi colori cantava Battisti, in questo mese, ci piace pensare, San Brandano incontrò nella sua navigazione l'eremita Paolo, un vecchietto di 140 anni che viveva su uno scoglio ed era nutrito da una foca. Oggi si naviga a vista su un torbido fiume, si oltrepassa la linea d'ombra con gli occhi stravolti di Martin Sheen in Apocalypse Now. Lui però – l'attore - è vivo e continua a lottare insieme a noi: lancia appelli per protestare contro il massacro delle foche in Canada, i cui piccoli in questa stagione nascono sul ghiaccio, protetti da una spessa pelliccia bianca, si nutrono di un ricchissimo latte.

Dopo dodici giorni di vita la madre li abbandona, se ne va per accoppiarsi ma loro, incapaci di nuotare e alimentarsi, potrebbero sopravvivere con il grasso accumulato. Ma a quell'età per il governo canadese sono adulti e possono essere uccisi a bastonate dai cacciatori, scuoiati sul posto e quel che resta (si usano solo grasso, pelle e genitali) abbandonato sul pack, in un sanguinolento inno alla stupidità e crudeltà umana.
Fortunatamente l'orizzonte non è sempre così torbido: il vento di marzo si addice a Torino, ad esempio, mai tanto bella come quando è tersa. Il vento, come una vena di follia, spazza l'ordine esatto delle vie e dei pensieri.

Un po' pazzi in questa stagione sono anche capretti e agnelli ("Matto come una capra", diceva mia nonna), che a Pasqua finiranno a migliaia sulle nostre tavole. Mangiarli non è peccato, dice la Chiesa, altri giurano che Gesù fosse vegetariano. Ma il punto è anche che hanno un carattere balzano, sono esseri speciali e giocano pure loro. In questo periodo dell'anno, ad esempio, nella stagione delle nascite, ballano, come tutti i cuccioli del mondo. Si divertono e intanto imparano. I capretti sono più vivaci degli agnelli fin dai primi giorni di vita, rispecchiano la maggiore indipendenza delle capre e la loro tendenza a salire, sempre più in alto. E' nel Dna, evidentemente.

Giocano anche i vitelli e le mucche adulte, ci sono filmati comici e commoventi che le mostrano correre a perdifiato giù dalle colline, corse finalmente non di paura ma di gioia. A volte gli agnelli fanno su e giù nelle sponde d'un fosso. Si improvvisano ballerini, non sono solo macchine da latte, da lana o da reddito.

Allora godiamoci il vento di marzo. Può essere faticoso: "I compiti del vento sono pochi – scrive Emily Dickinson - sospingere navi in mare / insediare marzo, scortare maree". Cose semplici e complicate, dipende da noi, dal duende, dallo stato di grazia. Andiamo e godiamo la natura, un miracolo continuo.

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