Pandemia e cambiamento climatico
Se l'emergenza sanitaria rappresenta il problema che l'umanità deve affrontare oggi, quella del cambiamento climatico costituisce la sfida più impegnativa da affrontare a lungo termine. Nel primo caso, la ricerca scientifica fatica a fornire risposte certe in merito ai possibili sviluppi futuri mentre, nel caso del clima, gli scenari e gli impatti – anche economici – sono ormai ampiamente prevedibili. La grande differenza, purtroppo, risiede nel fatto che per quest'ultimo problema non c'è, né mai ci sarà, un "vaccino". L'emergenza sanitaria rappresenta, nella tragedia, anche un'opportunità per capire come vincere la battaglia contro il riscaldamento globale: abbiamo potuto studiare gli effetti del rallentamento economico sul clima e oggi, grazie agli ingenti stanziamenti finanziari che l'UE ha promesso per superare la crisi generata dalla pandemia, potremmo pianificare una ripresa sostenibile e resiliente. A patto che la politica adotti veramente uno sguardo di lungo periodo. Covid-19 ci ha mostrato infatti che l'umanità è in grado di affrontare scenari emergenziali purché, lanciato l'allarme, si agisca con tempestività prima che il problema vada oltre la nostra capacità di fronteggiarlo. In questo senso è stata come una "versione accelerata" del problema del cambiamento climatico che dovremo affrontare con la stessa determinazione, passando dal riconoscere il problema all'agire. Per fare questo sono fondamentali gli studi scientifici che ci dicono come sta cambiando il mondo e come cambierà in futuro, in base alle azioni che intraprenderemo.
Dagli oracoli ai giochi di ruolo, com'è cambiata l'arte della previsione
La principale organizzazione mondiale che valuta i cambiamenti del clima è l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Si tratta di un foro scientifico delle Nazioni Unite, nato nel 1988, che - pur non facendo direttamente ricerca - esamina e valuta le più recenti informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche prodotte in tutto il mondo per la comprensione dei cambiamenti climatici. Inoltre effettua proiezioni climatiche utili a comprendere i probabili impatti futuri e i possibili scenari del riscaldamento. Più precisamente l'IPCC stima il forzante radiativo, ossia lo squilibrio che si registra negli stati più alti dell'atmosfera tra la radiazione solare in entrata e quella in uscita, riemessa dal sistema terra-atmosfera. L'IPCC ha stimato che l'incremento del forzante radiativo dovuto alle attività antropiche dal 1750 al 2011 sia stato dell'ordine di 2.29 W/m2 e che continuare ad emettere gas climalteranti causerà un ulteriore riscaldamento, aumentando la probabilità di impatti gravi e irreversibili per le persone e gli ecosistemi. I possibili andamenti del forzante radiativo dipendono dai differenti modelli socioeconomici adottati e sono descritti nei Rapresentative Concentration Pathway - o RCP - che rappresentano , in pratica, gli scenari rispetto ai quali è possibile fare delle previsioni di quel che accadrà.
I due scenari più utilizzati sono RCP4.5 e RCP8.0, che danno due visioni diametralmente opposte. Il primo, che ipotizza l'adozione di azioni di mitigazione previste dall'Accordo di Parigi del 2015, stima che entro il 2070 le emissioni di CO2 scendano al di sotto dei livelli attuali e la concentrazione atmosferica si stabilizzi al doppio dei livelli preindustriali entro la fine del secolo. L'RCP 8.5, invece, rappresenta uno scenario che, in assenza di tali politiche, vede elevate emissioni e prevede che a fine secolo le concentrazioni atmosferiche di CO2 saranno triplicate o quadruplicate rispetto ai livelli preindustrali. Quest'ultimo scenario è anche chiamato "business-as-usual", un nome eloquente che non richiede altri commenti!
Le soluzioni per attenuare il problema esistono, e sono state più volte richiamate dagli esperti, soprattutto dall'ONU. La riduzione dei gas serra è la principale ma potrebbe non bastare, e venire vanificata dalla degradazione del permafrost (lo strato superficiale del terreno perennemente ghiacciato) in aree come la Siberia e il Canada settentrionale, dove se ne prevede la distruzione fino al 70 % a causa del riscaldamento globale, con la conseguente liberazione nell'atmosfera di centinaia di miliardi di tonnellate di anidride carbonica e metano, che sono potenti gas serra. E' solo un esempio di come tutto sia interconnesso e di come le misure da prendere debbano essere decise in base all'attenta analisi degli scenari futuri.
In Italia, la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) ha elaborato, per conto del Ministero dell'Ambiente e a supporto della Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, un documento di sintesi delle attuali conoscenze scientifiche su impatti, rischi e interazioni dei cambiamenti climatici a livello nazionale, in relazione a diversi stadi di riscaldamento e modelli di sviluppo. Il documento rappresenta una solida base scientifica e tecnica, utilizzabile dai responsabili dei processi decisionali per metter in atto politiche climatiche e territoriali adeguate. Secondo i diversi modelli climatici considerati i principali cambiamenti che ci attendono - in estrema sintesi - sono: una temperatura che subirà un aumento fino a 2° C nel periodo 2021-2050, ma con punte anche di 5° C nelle zone alpine e durante la stagione estiva. Meno piogge ma sempre più intense e periodi con temperature alte e siccità sempre più lunghi; un aumento della temperatura del mare e del suo livello con conseguente erosione costiera.
Una novità interessante è che oggi esistono dei programmi informatici in grado di esplorare gli scenari che si potrebbero determinare applicando politiche diverse per limitare i cambiamenti climatici. Mentre nell'antichità erano aruspici e oracoli a leggere il futuro nel volo degli uccelli o nelle viscere degli animali, oggi la scienza e la tecnologia ci permettono di stimare gli scenari futuri con simulatori, workshop online e giochi elettronici che si avvalgono di dati e studi scientifici. Un bel cambiamento, non c'è che dire!
Change Game, per esempio, è un video game realizzato dalla Fondazione CMCC in collaborazione con un'azienda specializzata, disponibile su App Store per iOS e Google Play per Android, in cui il giocatore è chiamato a gestire la produzione e i consumi di energia, acqua, cibo e affrontare disastri naturali. Dovrà trovare nuove soluzioni e sfruttare le tecnologie del futuro, promuovere i comportamenti sociali che contribuiscono alla resilienza della propria città e interagire con quelle vicine, tramite commercio, scioperi del clima, attacchi di corruzione e disinformazione. Il gioco è stato presentato in occasione della quindicesima edizione del Festival delle Scienze di Roma, dal 23 novembre al 29 novembre, che è dedicata al ruolo della scienza nel guardare al futuro, dal riscaldamento globale, alle nuove forme di energia, economia, progresso sostenibile e molto altro ancora.
Ma ci sono anche i programmi messi a punto dall'autorevole Massachusetts Institute of Technology (MIT), che si possono scaricare online sul sito di Climate interactive, un'organizzazione di esperti nell'analisi e soluzione di problemi complessi della Sloan School of Management, scuola di business che è una costola del MIT e che si trova a Cambridge in Massachusetts, negli Stati Uniti.
Climate interactive En-Roads è un simulatore per esplorare le conseguenze sul clima delle politiche energetiche, di crescita economica e consumo del suolo. Ci sono poi C-Roads, che consente di valutare se una politica sarà sufficiente a contenere l'aumento della temperatura futura entro i 2°C in un determinato stato o regione, oppure Agriculture and Land Policy Simulator (ALPS) che descrive le conseguenze delle diverse decisioni sul sistema alimentare di un Paese. Si tratta di programmi che vengono utilizzati anche dal Congresso USA e dal Segretariato generale dell'ONU, oltre che in ambito universitario e scientifico.
A questi si affiancano anche giochi di ruolo come Climate Action Simulation, che simula un summit d'emergenza dell'ONU con i principali attori mondiali per limitare il riscaldamento globale secondo le direttive dell'Accordo di Parigi, o ancora World Climate Simulation che ci dice quale velocità e livello di azioni le nazioni del mondo devono adottare per fronteggiare il cambiamento climatico globale.
Il Piemonte e il cambiamento climatico
La Strategia Regionale sui Cambiamenti Climatici (SRCC) è lo strumento con cui il Piemonte intende indirizzare l'azione amministrativa e politica regionale per contrastare il cambiamento climatico e le sue conseguenze, minimizzandone gli effetti negativi e sfruttandone le opportunità. Il 27 novembre scorso la Giunta Regionale ha approvato con la delibera n. 66-2411 il Documento di Indirizzo "Verso la Strategia regionale sul Cambiamento Climatico - finalità, obiettivi e struttura". Ad oggi il lavoro del gruppo ha già prodotto alcuni importanti risultati. Sono stati realizzati una piattaforma online e, soprattutto, è in corso di validazione un documento di indirizzo dal titolo "Verso la Strategia regionale sul Cambiamento Climatico. Finalità, obiettivi e struttura" che intende fornire i primi indirizzi per la stesura della SRCC a partire dal quadro regolamentare, dai trend climatici attuali del Piemonte e dai relativi scenari. Tra gli obiettivi generali c'è quello di contribuire a contenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5 °C da qui a fine secolo e di costruire un territorio resiliente. Fondamentale il contributo scientifico di ARPA Piemonte così come la collaborazione dell'Università degli Studi di Torino e del Politecnico che, attraverso il lavoro di tirocinanti e borsisti, ha permesso di acquisire alcuni studi e approfondimenti utili anche sotto forma di tesi di laurea.
Regione Piemonte e Arpa hanno inoltre elaborato due report di ricerca che illustrano nel dettaglio l'andamento delle principali variabili climatiche. Il primo, "Analisi del clima regionale del periodo 1981-2010 e tendenze negli ultimi 60 anni" consente di analizzare i cambiamenti dal 1981 al 2010, mentre il secondo, "Analisi degli scenari di clima regionale del periodo 2011- 2100" prevede l'evoluzione climatica della nostra regione di qui a fine secolo. Il documento analizza una serie di tendenze che riguardano temperatura, precipitazioni, siccità, evapotraspirazione e incendi boschivi, che variano in base agli scenari presi in considerazione (i già citati RCP) e che sostanzialmente confermano i risultati contenuti nel report nazionale della Cmcc, descrivendoli però a un livello di dettaglio maggiore che consente agli Enti Locali di utilizzarli a supporto delle loro politiche di pianificazione.
Particolarmente interessante è la conclusione del secondo report, dove si osserva che: "anche in presenza di incertezze - connesse alla difficoltà di effettuare stime di variabili atmosferiche che dipendono da processi estremamente complessi e tra loro interagenti - gli effetti del cambiamento climatico potranno essere drammatici, generare situazioni irreversibili e impedire lo sviluppo sostenibile. Considerando i benefit ambientali e sociali delle politiche di riduzione delle emissioni e di contrasto e adattamento al cambiamento climatico, l'incertezza dello scenario diventa sempre meno rilevante ai fini dell'azione". In altre parole, si dice, agiamo subito per vivere tutti meglio e non solo per prevenire scenari catastrofici, quali essi siano.
Approfondimenti:
Nove schede riassuntive raccontano come cambia il clima il Piemonte
Sezione dedicata al clima della Relazione sullo stato dell'ambiente in Piemonte 2020
Video del progetto Interreg Alcotra CClimaTT
Rapporto "Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia", realizzato dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici