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Pensieri di un naturalista in vacanza

Un balzo spazio-temporale ci porta dal Mare Adriatico alla Valle di Susa, con l'occhio attento di un naturalista. 

  • Luca Giunti
  • Ottobre 2021
  • Giovedì, 14 Ottobre 2021
Una medusa spiaggiata | Foto L. Giunti Una medusa spiaggiata | Foto L. Giunti

Alto Mare Adriatico, 21 settembre 2021, solstizio. Qualche giorno di vacanza dopo un'estate di lavoro ininterrotto. Sole, spiaggia e mare calmo, decine di persone in costume da bagno, molti tedeschi.
Pochissimi in acqua, nessuno al largo: ci sono le meduse!

Dal Mare Adriatico...

In forse un chilometro di litorale con acqua bassa ce ne sono una trentina piccole e tre grandi due palmi, tutte innocue. Una signora affranta, parla di disperazione e di disastro. Alcuni maschi intrepidi armati di secchielli e retini ne catturano alcune e le seppelliscono nella sabbia rovente. Tanti assistono all'agonia con un misto di ribrezzo e di soddisfazione. Sembrano spettatori a un'impiccagione da FarWest, gonfi di giustizia faidate.

Il naturalista in vacanza ha persino l'impressione che, se si opponesse, finirebbe linciato. A nessuno viene in mente che anche le meduse sono esseri viventi, che il mare è forse più loro che nostro e che ci troviamo in nell'Area Marina Protetta di Miramare, alle porte della città di Trieste e ai piedi del Parco e del Castello di Miramare. Nessuno ricorda la storia evolutiva delle meduse, sul pianeta da almeno 600 milioni di anni. Seicento volte più dei primi ominidi, 6mila volte più di Homo sapiens.
Il naturalista in vacanza si consola, almeno, con la consapevolezza che le meduse abiteranno certamente la Terra ancora a lungo, magari fin oltre la nostra estinzione.

... alla Sacra di San Michele

Con uno di quei salti mentali all'apparenza illogici ma favoriti dalla pigrizia assolata sulla spiaggia, le sinapsi del naturalista in vacanza evocano un episodio di analoga insensibilità naturalistica lasciato a casa, nel bel Piemonte senza mare. Per un certo periodo di tempo, fino al 3 ottobre, la Sacra di San Michele, già fortemente illuminata ogni notte, ha lanciato nel cielo un potente faro da discoteca. Dicono gli inventori che simboleggia la spada dell'arcangelo in occasione di una qualche ricorrenza. Come davanti alle meduse spiaggiate, a nessuno però è venuto in mente che quella luce possa disturbare e compromette la presenza di centinaia di animali.
Non solo pipistrelli, ma tutti gli uccelli migratori che in questa stagione attraversano le nostre vallate per tornare ai luoghi di svernamento sudeuropei o africani.

Lo fanno anche di notte – tanto che sono in corso monitoraggi specifici dei quali abbiamo anche scritto su Piemonte Parchi – e noi invece di aiutarli, spegnendo tutto il possibile, li disorientiamo. Forse, più che un "fascio di luce che unisce la terra" - come recitava lo slogan dell'iniziativa - ha rischiato di separarla, intralciando i collegamenti con coloro che, più di ogni altro, congiungono questa Terra al cielo, due volte l'anno.

Le meduse sono ormai morte. Resta soltanto un perimetro gelatinoso che il sole disitrata e il mare ripulirirà. Suscitano paura e disgusto, al contrario dei migratori che, invece, più ci affascinano: è bene però riflettere che queste emozioni discendono in gran parte dalla stessa mancanza di conoscenza e dalla stessa indifferenza che spesso nutriamo verso gli altri esseri viventi, quelli diversi da noi.

 

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