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La scelta del viaggio di una goccia d'acqua

L'estate 2020 è stata caratterizzata da temporali quasi quotidiani, talvolta violenti e dannosi. Le nubi si alimentano in un ciclo continuo, sia arrivando direttamente dall'oceano sia ricaricandosi con l'umidità del suolo sollevata dal calore dei raggi solari. Ecco il racconto in prima persona di una modesta goccia d'acqua, protagonista del fenomeno.

  • Luca Giunti
  • Settembre 2020
  • Sabato, 29 Agosto 2020
Oceano in tempesta | Foto L. Giunti Oceano in tempesta | Foto L. Giunti

 

Viaggio da giorni ad alta quota. Fa freddo, sono tutta ghiacciata. Stare in gruppo con centinaia di sorelle non scalda. In realtà siamo migliaia, milioni, miliardi, ma posso conoscere soltanto quelle a me più vicine, le uniche con le quali stabilisco un legame. Una conoscenza temporanea, corta, limitata al nostro tragitto, cominciata sull'oceano e destinata a compiersi non sappiamo dove. Un tempo e uno spazio confinati in questa esperienza, anche se i vincoli che ci tengono avvinte sono antichi quanto l'universo. Solo i chimici e i poeti li comprendono. Studiano l'idrogeno silenzioso e l'ossigeno docile addormentato al suo fianco, cantano la legge che li ha sposati senza farli scoppiare. Ma poi si perdono nell'unica regola universale che conta: l'amore. Bah! Umani, incomprensibili per noi materia.

Ci siamo radunate due settimane fa. Ci ha mosso il Sole, motore ultimo di tutto. Il suo calore ci ha innalzato e addensato. Il vento ci ha spinto contro altri gruppi, prima in direzioni disordinate e opposte, come se non fosse chiara la nostra meta, come se non avessimo ancora stabilito dove andare. Poi abbiamo partecipato a un'assemblea oceanica - non si vedeva la fine - e la rotta è stata tracciata. Non l'abbiamo più cambiata. Le correnti si sono unite, hanno preso forza e ci hanno portato fino qua. L'acqua sotto di noi è diventata terra, colline, montagne. Ora il tempo è arrivato. La temperatura, la quota, l'insolazione, la quantità di noi, perfino l'ora, sono quelle giuste. Finalmente. Non ne potevo più. Stare insieme, democraticamente, va bene per un po'. Poi tutti hanno bisogno di stare da soli, di pensare per conto proprio. Massa o atomi? Bah! Materia, incomprensibile per gli umani.

Ora siamo pronte. Una febbre ci slega. Il mio gruppo sta per sciogliersi. Ci scaricheremo lacrimando allegre, precipiteremo a lungo, cascheremo sulle montagne e ci separeremo. Dobbiamo decidere in fretta che lato prendere. Sotto di noi, le creste alpine definiscono la geografia. I loro vertici chiudono triangoli deformati, irregolari poligoni slabbrati in un delta gigantesco. Piegare a destra nella discesa, stringere un po' a est, puntare a settentrione o soltanto lasciarsi cadere dritte, cambierà il nostro futuro. Avrà conseguenze straordinarie. I nostri itinerari saranno diversi e noi possiamo sceglierli. Dall'alto li vediamo tutti. Sono quattro, carichi di storia, di città, di fabbriche, di magnifici animali e vegetali rari. Hanno i nomi evocativi e altisonanti dei grandi fiumi Danubio, Reno, Rodano, Po. Tra tutti, coprono l'Europa. Sono stati confini, orizzonti, vie commerciali. Hanno ospitato battaglie e trattati, hanno visto massacri e conferenze di pace. Sono attraversati da guadi, traghetti, ponti, strade, ferrovie. Fanno galleggiare navi, chiatte, pescherecci, barche, canoe. Assorbono e lavano ogni sostanza, sangue, urina, sapone, petrolio, piombo. Sono placidi e ingannevoli, dispensano fertilità e alluvioni. Offrono vita e vite pretendono, come sanno bene innamorati e suicidi. Dividono e uniscono, come noi materia, come voi umani.

Io le mie sorelle, tra poco, diventeremo parte di loro. Li raggiungeremo davvero tra giorni, mesi o forse anni, ma fin d'ora apparteniamo a una delle quattro famiglie. Saremo balcaniche, germaniche, galliche o italiane, e non altro. Come uovo e spermio ancora separati ignorano il nuovo individuo di cui però trasportano le istruzioni scritte, così il nostro bacino è ancora sconosciuto ma già determinato. Le rocce e l'erba iniziali ci indirizzeranno verso un certo impluvio, ci manderanno una verso un ruscello e una dentro un altro. Torrenti inevitabili ci gonfieranno, cascate inesorabili ci guideranno con forza, rive severe ci impediranno di divagare. Non potremo scampare il destino che ora ci scegliamo. Non avremo una seconda possibilità. Non torneremo indietro. Il percorso sarà vario, nessuna di noi ne seguirà uno uguale, ma l'arrivo è deciso adesso. Da qui è tutta discesa, e non è reversibile. Prima o poi, arriveremo tutte al mare. Se nessuno mi berrà, se non evaporerò, se non cascherò in una falda sotterranea sepolta per secoli, finirò la mia corsa terrena nel mare. Che sia Adriatico, Nero, del Nord o Mediterraneo, poco importa. Alla fine tornerò nell'oceano dal quale sono partita. Forse ci vorranno mille anni, ma ritroverò le mie compagne di viaggio. Sempre uguali e sempre diverse come gocce d'acqua.

 

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