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Ladri di orchidee a Malpasso

Un sito, quello di Malpasso, unico superstite in bassa Valsusa di stipeti planiziali di greto, con ricca fioritura di orchidee, tra cui la rarissima Coriophora. Che spesso, chi transita da queste parti, raccoglie, non curante della protezione assoluta che tutela tutte le orchidee in Regione Piemonte (e non solo).

  • Luca Giunti
  • Giugno 2020
  • Giovedì, 4 Giugno 2020
Il sito di Malpasso (foto Arc. Aree protette Alpi Cozie)  Il sito di Malpasso (foto Arc. Aree protette Alpi Cozie)

La Natura non ama i vuoti. Lo ha dimostrato recentemente durante i 100 giorni di pandemia. Lo dimostra da anni ovunque, in Piemonte diffusamente. Lo spopolamento delle montagne ha lasciato spazi che i rovi, i boschi, i caprioli, i lupi, hanno occupato progressivamente. Qualsiasi parcheggio o capannone abbandonato viene rapidamente ricoperto di erbe pioniere, alcune infestanti e allergeniche.

Storie note che spesso documentiamo. È il momento di un nuovo racconto, quasi un giallo, i cui colpevoli sono incerti come le omissioni.

Malpasso senza pace

In bassa Val Susa si trova il piccolo Comune di San Giorio. La sua piazzetta caratteristica ha servito da sfondo per il film L'ultimo crodino con Enzo Iachetti e Ricky Tognazzi (2009). Ha un castello medievale un po' diroccato ma avvincente, location di feste tradizionali, manifestazioni, riprese. La sua montagna esposta a nord è tutelata dai 1200 metri ai 2700 della Punta Villano dal Parco Naturale Orsiera-Rocciavré che ha appena compiuto 40 anni di onorato servizio e oggi è inserito tra le Aree Protette delle Alpi Cozie. Ma il nostro giallo non riguarda quel versante.

La Dora Riparia scorre in piano nel fondovalle valsusino e rappresenta il confine nord del nostro comune. Ai suoi fianchi corrono le due strade dirette verso il Monginevro e il Moncenisio. Percorse fin dall'antichità, hanno visto passare Giulio Cesare, Annibale, i Longobardi, Carlo Magno, Napoleone, i Savoia. Il loro tracciato doveva evitare le divagazioni del fiume, quindi aveva punti di transito obbligati incastrati tra le paludi e la montagna. Uno di questi si chiama Malpasso. Sembra che i briganti aspettassero lì i viaggiatori facoltosi (segnalati mediante particolari sonagli applicati dalle loro spie nella vicina stazione di cambio cavalli) per derubarli. Oggi la stessa zona vede svolgersi altre rapine.

La riva sud della Dora, in piano e ben servita, ha ospitato negli anni del boom economico una grande fabbrica e una cava di ghiaia (abbondante proprio per le secolari deposizioni del fiume). Abbandonate entrambe da molto tempo, il capannone ha vissuto periodi di inattività e di utilizzi sporadici, mentre la cava è diventata un interessante lago ripariale. Resistono al suo bordo est due attività di lavorazione lapidea. La Natura non ama i vuoti. Il vuoto della cava si è velocemente riempito di acqua, di falda e piovana, si è coperto di canne e altre essenze, e oggi ospita folaghe, aironi, cormorani, tuffetti, nibbi, rane, rospi e persino qualche Unio, il mitile di acqua dolce.
Un bello studio effettuato per quattro stagioni dai giovani ricercatori Davide Giuliano ed Elena Plano (pubblicato sulla Rivista piemontese di Storia Naturale n. 37 del 2016) ha individuato ben 33 specie di libellule, cioè quasi la metà di tutte quelle piemontesi. 16 si riproducono nel sito e 3 di queste sono inserite nella categoria a rischio di estinzione della Lista Rossa della IUCN.

Vale la pena ricopiare l'ultima parte del loro abstract: "The advanced spontaneous succession process, together  with particular geographical position of the site, permits the establishement of a complex dragonfly community. Moreover, the development of a great habitat diversity provides the hosting conditions for a several specises with restricted ecological requirements, threatened in other parts of region because of habitat loss and local extinction. Since the lake is not included in a protected area, a conservation plan for preserving the habitats at the Malpasso be provided soon". 

Le orchidee a protezione assoluta

La piana a ovest del laghetto si è rinaturalizzata bene, in assenza di azioni umane, ed ha favorito la diffusione di molte piante rare, rare come lo stesso habitat perché di greti spondali alluvionali ce ne sono rimasti proprio pochi. Tipha minima e stipa pennata toccano qui i limiti inferiori dei loro areali già ristretti. Orchidee selvatiche come Anacamptis spp. O. militaris e la rarissima Coriophora hanno ripopolato la zona.

Bisogna ricordare che tutte le orchidee sono piante a protezione assoluta in Regione Piemonte (e non solo). Non è mai legale raccoglierne nemmeno una, in nessun luogo. Studiate e conosciute da oltre vent'anni, non hanno però avuto l'onore di essere comprese in un SIC che potesse assicurare un minimo di tutela e vigilanza. Il sito è riconosciuto a livello europeo come IPA (Important Plan Area) ma non basta a proteggere la sua straordinaria biodiversità. Ogni anno il pascolamento distrugge la sottile cotica erbacea, già compromessa dal saltuario passaggio di mezzi irrispettosi. Raccoglitori senza scrupoli – veri bracconieri di specie protette – saccheggiano centinaia di orchidee. Il lago viene saltuariamente usato come discarica, subisce l'immissione di pesci alloctoni, la pesca abusiva, le grigliate sulle sue rive.

Nel 2019 il Comune ha chiesto la collaborazione dell'Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie  per iniziare una raccolta sistematica di informazioni e dati, propedeutica a una qualche forma di tutela e, magari, di didattica naturalistica, ancora tutta da inventare. Il percorso è lungo e indefinito, spesso snervante e ingeneroso verso l'abnegazione dei tanti che si sono appassionati a questo microcosmo.

Al momento nessuna forma di tutela ufficiale è all'orizzonte. Il personale del parco, che conosce il sito del Malpasso da molti anni nonostante sia ben lontano dai confini delle aree protette, ha effettuato rilievi e radunato le ricerche svolte (oltre ai lavori di Giuliano e Plano, encomiabile è l'impegno di Lorenzo Dotti e Amalita Isaia, autori dell'atlante illustrato Orchidee del Piemonte con Daniela Bombonati (Ed. Boreali 2017) e di Alberto Selvaggi di IPLA (Istituto per le Piante Legno e l'Ambiente). Fra tutti hanno censito oltre 110 specie di uccelli, tra stanziali e di passo, oltre a insetti e vegetali che producono, come riportato nell'abstract, le condizioni ideali per molte specie minacciate che necessitano di particolari condizioni ambientali ormai introvabili in altri contesti.

Dunque la Natura e i suoi habitat sono capaci di essere – o almeno di tornare a essere – ospitali e protettivi. E gli umani?

 

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