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Lunga vita ai parassiti

Giunge l'estate con gli immancabili ronzii. Che sogno poter, con un tocco di bacchetta magica, eliminare zecche, tafani, sanguisughe e compagnia brutta. Finalmente nessuna puntura, nessuna infezione, prati da godersi a piedi nudi! Un paradiso, no? Può darsi, ma sappiate che durerebbe poco. Viaggio nel mondo dei parassati e dintorni. 

  • Daniele Pesce
  • Giugno 2019
  • Giovedì, 13 Giugno 2019
 (foto Pixabay) (foto Pixabay)

 

Un parassita, ecologicamente parlando, è una forma di vita che vive nutrendosi e abitando un'altra forma di vita, chiamata 'ospite'. Si sono evoluti da predatori che hanno trovato un sistema per mantenere, e sempre a breve portata, le proprie prede. Insomma dei predatori lenti.
C'è quindi molta differenza con l'idea comune del parassita, termine che include generalmente ogni esserino nocivo (almeno dal nostro punto di vista): non importa che si tratti in realtà dei fitofagi, ematofagi, xilofagi e non veri parassiti (... tra l'altro, nelle prime righe viene elencato anche un non parassita – quale è?).

Chi accompagna il fruitore nei parchi, dovrebbero stare bene attento alla differenza. Infatti, ogni volta che viene accennato ai parassiti ospitati su ogni animale vivente e in libertà - pensiamo, ad esempio, ai cervi che hanno 'ospiti' in qualsiasi orificio -  immediatamente dopo, scatta la solita domanda: "Non si possono curare?".
Il fatto è che gli animali o le piante parassitate, intese come specie e non come singolo individuo, non sono affatto malate, anzi: più parassiti ci sono, più l'ecosistema è in buona salute. Sono sempre di più gli studi che evidenziano come gli animali di zone inquinate abbiano meno parassiti delle stesse specie, viventi in zone più integre. Il motivo è chiaro: i parassiti hanno un ciclo di vita talmente complicato, in genere hanno bisogno di molti ospiti diversi, che solo un ambiente a elevata biodiversità è in grado di sostenerli.

I parassiti sono la biodiversità

Come potrebbe essere altrimenti? Se quasi tutti gli animali selvatici ospitano almeno una specie di parassita, che a sua volta ospita almeno un altro parassita (iperparassita): il conto è presto fatto, e risulta che la metà delle specie di qualsiasi ambiente è costituita da parassiti. Probabilmente di più, perché sono poco conosciuti e restano ampiamente da scoprire.
I parassiti sono anelli fondamentali di qualsiasi catena alimentare: i tre quarti di qualsiasi nesso riguarda un parassita. Eppure fino a tempi recenti gli schemi delle catene alimentari non contemplavano la loro presenza. Non ci hanno forse insegnato che i superpredatori (ad esempio il leone) sono al vertice della catena? Ci si è dimenticati che sul leone, sempre, c'è qualcosa che se lo sta mangiando (per la precisione due artropodi, due batteri, 31 vermi, sei protozoi e dieci virus). Lentamente e un po' per volta.

Il punto è che inserire un parassita nella catena è difficile. Provateci anche voi. Aggiungete i parassiti dei parassiti, aggiungete i carnivori che si nutrono di parassiti, i parassiti dei carnivori, gli erbivori che ingeriscono parassiti e domandiamci: un parassita delle penne (amatissimi dai tassidermisti) su un piccione sarà allo stesso livello trofico di quello che abita su un falco?
Ma torniamo al nostro leone. Eliminate i parassiti e rimarrà felice. Anche le iene. Peccato che questi esseri viventi agendo come "specie chiave" dell'ecosistema, riducono la dominanza di una specie e permettono a più specie di predatori di coesistere. Eliminando i parassiti, i predatori cominceranno a eliminarsi a vicenda, finché non ne rimarrà una sola di specie (e non è detto che sia il leone!).
Insomma eliminate i parassiti e avrete più estinzioni. Ne deriva che i parchi dovrebbero avere massima cura (anche) nel tutelare i parassiti. 

Agli umani, servono i parassiti?

Ebbene sì! Ci servono, ad esempio, a preservare le nostre riserve di cibo vegetale, per dirne una. Sui campi, infatti, gli insetti fitofagi - cioè quelli che si nutrono di piante e delle loro parti causando danni a tutte le colture - sono in gran parte controllati da parassiti.
Inoltre i parassiti ci difendono dalle malattie, per dirne un'altra, visto che molti patogeni sono mantenuti a bada da virus parassiti.
Gli stessi mantengono impegnato il nostro sistema immunitario che, senza parassiti da attaccare, comincerebbe ad attaccare qualsiasi cosa, anche i nostri stessi organi, con sindromi tipo allergie o artriti reumatoidi. Quindi, rilassiamoci: i parassiti sono con noi da sempre e senza di loro non ci sarebbe stata la pressione evolutiva che ha creato la riproduzione sessuata e, in ultimo, l'uomo stesso.
Ma l'influenza dei parassiti, forse, va anche oltre: potrebbe addirittura influire sulla diversità culturale. Qualcuno ha messo in relazione addirittura parassiti e religione: luoghi con molti parassiti hanno, ad esempio, anche molte religioni .

E per concludere, una nota sui parassiti più affascinanti: sono quelli che modificano il comportamento degli ospiti. Sicuramente tra chi ci sta leggendo, ci sono portatori sani di Toxoplasma gondii, un protozoo che può colonizzare tutti gli animali a sangue caldo (alcuni luoghi, nel Mondo, hanno la metà della popolazione portatrice). Per completare il ciclo, il protozoo ha bisogno di essere mangiato da un felino. Quindi, modifica il comportamento dei topi: quelli con il protozoo nel cervello sono più temerari e soprattutto diventano indifferenti all'odore dell'urina dei gatti e sono predati più di frequente.
Ci si è chiesti se il Toxoplasmagondii  non sia in grado di cambiare anche il comportamento degli umani. Non ci sono relazioni con la ailurofobia (paura dei gatti), ma chi ha il protozoo nel cervello ha un comportamento più nevrotico e tende a reagire più lentamente al pericolo. Avendo poche speranze con i gatti, è possibile che il Toxoplasma speri passi su qualche felino più grosso, tipo un leopardo.
Con gli scimpanzé, ad esempio, funziona.

L'autore ha trovato particolarmente utili:

Le connessioni tra parassiti e sistema immunitario umano (video in lingua inglese)

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